Scandalo politico. Fatti e misfatti in Centro Padane srl (e non solo): attori e comparse

10 Agosto 2025

La politica è il west. Vale la legge del più forte. Vincono coloro che estraggono la pistola per primi. E oggi, più frequentemente di ieri, i più veloci a sparare sono i Frank Miller e non i Will Kane, con grande rammarico per i nostalgici di  Gary Cooper e profonda delusione dei fan di Mezzogiorno di fuoco. E assai raramente su Quel treno per Yuma sale un politico.

La politica attuale è molto Sam Peckinpah e poco John Ford.  Più Il mucchio selvaggio che Ombre rosse. La sceneggiatura è la stessa nella capitale d’Italia e in quella dei violini.

Le partecipate sono la prateria, il terreno di caccia della confraternita della spartizione e brodo di coltura di polemiche, vendette e regolamento dei conti.  Sono l’Eldorado. Per rimanere nel west, sono la nuova frontiera della politica rampante e liberista.  Da non confondere con quella annunciata da John Kennedy e sogno di una generazione.

Qualunquismo? Provocazione?  Né l’uno, né l’altra. Con dispiacere, è lo specchio della realtà politica locale che trova, nella vicenda Centro Padane Engineering Srl la conferma che i partiti locali sono allo sbando e privi di bussola. 

Pistola fumante, la storia inchioda la politica alle proprie irresponsabilità. Certifica la mancanza di leader e lo strapotere di poker face che impongono le loro decisioni a figurine di secondo piano eterodirette, comunque   dei signorsì.

In questa torrida estate Centro Padane Srl, da attrice secondaria si è ritrovata protagonista e ha reso palesi i meccanismi contorti e discutibili della politica di casa nostra. La rivelazione non è stata una sorpresa, piuttosto una amara conferma.

Che cosa è Centro Padane Srl? Cosa ha fatto?  Perché è diventata un caso? 

Calma e gesso. Soprattutto pazienza. È un western lungo oltre un anno. Per sintetizzarlo serve uno spazio adeguato e qualche riga in più di una chat o di un messaggio WhatsApp. 

Centro Padane Srl è una società controllata dalle Province di Cremona e Brescia, che detengono ciascuna più del 48 per cento delle quote.  Le briciole sono in carico ad altre istituzioni pubbliche cremonesi. Fornisce ai propri soci e ad altri enti pubblici e soggetti privati, nei limiti previsti dalla legge, servizi tecnici infrastrutturali ed edili.

L’ultimo consiglio di amministrazione è stato nominato il 21 maggio 2024 da un’assemblea ordinaria dei soci, tenutasi a Cremona, presso la sede della società, e durata dalle 15 alle 16,30, il tempo di una cavalcata per la caccia a ladri di bestiame.   

Partecipano Giovanni Gagliardi, delegato dall’allora presidente della provincia Mirko Signoroni e, in videoconferenza, Emanuele Moraschini, presidente della Provincia di Brescia. Poi Giuseppe Rossetti, Achille Marelli e Attilio Paolo Zabert, tre soci delle quote residue.  Inoltre partecipano, alcuni in presenza, altri da remoto, il presidente uscente  del consiglio di amministrazione Elena Bernardini,  il vicepresidente Pier Luigi Mottinelli e il consigliere Bruna Gozzi,  il revisore unico Carlo Fogliata

Presiede l’assemblea Elena Bernardini. Funge da segretario Mara Bergomi

Gli interventi tracimano di ottimismo sul futuro della società. 

Il vicepresidente uscente Mottinelli «ritiene che, a fronte di una situazione iniziale piuttosto critica, ora la società presenti un assetto equilibrato che consentirà ai nuovi amministratori di traguardare gli obiettivi attesi dai soci».

Gozzi si dice «lieta di avere partecipato sin dalla nascita alla costituzione e all’evoluzione della Società, che si è consolidata divenendo una realtà solida; auspica dunque che il processo di crescita continui come è stato in questi anni».

Bernardini, riferisce che «nel mandato appena concluso ha visto un significativo miglioramento delle prassi in essere, implementando l’organico, cambiando la sede per rendere più efficiente la struttura e adottando migliorie funzionali a rendere la Società sempre più capace di rispondere alle esigenze dei soci».

L’assemblea nomina il nuovo consiglio di amministrazione e fissa i rispettivi compensi.   Presidente Alexander Nisi, 44 mila euro; vicepresidente Elena Bernardini, 28 mila euro; consigliere  Paolo Abruzzi, 22 mila euro. 

Per il revisore dei conti la scelta cade su Nicola Corniani. Per lui un emolumento annuo di 8 mila euro per l’attività di revisione contabile e di 70 euro l’ora per quella di revisione legale, che andrà documentata, sino ad un massimo di euro 7 mila. (verbale numero 28, dal sito di Centro Padane Srl, nel link titolari di incarichi di amministrazione, direzione o di governo).

Tre giorni dopo, il 24 maggio, il neo presidente Nisi dichiara al Corriere della Sera, edizione di Brescia: «Implementeremo la struttura operativa per nuovi ambiziosi progetti, anche attraverso lo studio e l’applicazione di tecnologie innovative e lavoreremo per far crescere i ricavi».

La narrazione dei partecipanti all’assemblea e le dichiarazioni di Nisi inducono a prevedere un futuro sfavillante per la società. Uno sviluppo da mettere in imbarazzo Elon Musk. Con Knockin’ on Heaven’s Door di Bob Dylan di sottofondo, il film sarebbe perfetto. Ma il destino è cinico e baro e dopo un anno Musk può sorridere. E qui serve un flash back, un salto indietro di un paio di settimane   utile a capire gli sviluppi successivi del racconto. 

È il 9 maggio 2024. Viene nominato il consiglio di Padania Acque. Nei giorni precedenti Luciano Pizzetti, padre padrone del Pd, aveva invano sollecitato di rinviare l’appuntamento a dopo le elezioni comunali, in programma il mese di giugno. Marcello Ventura, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, si accoda e sostiene la richiesta del top gun piddino.

Il 21 maggio viene nominato il nuovo consiglio di amministrazione di Centro Padane come raccontato sopra. Pizzetti e Ventura ricambiano pan per focaccia. Stoppano il candidato di Forza Italia e promuovono quello di Fabio Bertusi, pokerista della politica provinciale.   

Uno pari. Fine del flashback.

Il 29 settembre si svolgono le elezioni provinciali. Viene eletto presidente il piddino Roberto Mariani. Prende il posto di Signoroni.  Per visione politica e idee amministrative il nuovo eletto è allineato a Pizzetti. 

L’elezione è preceduta dal tentativo dell’onnipresente padre padrone di presentare una lista unica. Un’ammucchiata, con centrosinistra e centrodestra insieme appassionatamente con il beneplacito degli stakeholder. Anche questa volta gli va buca e Forza Italia ci mette del suo per affossare il piano. In consiglio provinciale vengono eletti sei rappresentanti di maggioranza e sei di minoranza. Equilibrio perfetto.   

Con linguaggio da western all’italiana, la sfida tra Pizzetti e Forza Italia può essere riassunta e schematizzata in questo modo.  

Sulla nomina del consiglio di amministrazione di Padania Acque, Pizzetti e Ventura sono stati fottuti. Su quella del consiglio d’amministrazione di Centro Padane Srl. Pizzetti ha fottuto   Forza Italia e Lega. Sulla lista unica per le provinciali Forza Italia ha fottuto Pizzetti. 

Dissolvenza. Cambia anno e le novità non si fanno attendere.

Aprile 2025 in Consiglio provinciale il centrodestra si divide. Nasce il gruppo di Fratelli d’Italia con tre consiglieri. Li guiderà Attilio Zabert, già sindaco di Pieve d’Olmi, ricandidatosi senza successo l’anno precedente e presente all’assemblea di Centro Padane Srl del 21 maggio. I due consiglieri di Forza Italia e quello  della Lega restano uniti con la denominazione Centrodestra per Cremona.

Giugno 2025.  Incomincia la sfida all’O.K. Corral, il redde rationem. Il duello finale.

I due consiglieri provinciali di Forza Italia, Valeria Patelli e Giovanni Rossoni, e quello della Lega, Filippo Raglio, svelano: il bilancio 2024 di Centro Padane Srl si è chiuso con una perdita quantificata in 1 milione 49 mila 600 euro, in controtendenza rispetto ai bilanci degli anni precedenti.

Da questo momento è una mitragliata di comunicati.  Forza Italia e Lega tengono il punto. È il massacro mediatico di Sand Creek. Patelli, Rossoni e Raglio affondano e girano il coltello nella carne dell’Amministrazione provinciale e di Centro Padane Srl. 

«Il risanamento? Licenziare 4 dipendenti, rateizzare il TFR, abolire i superminimi e azzerare il welfare aziendale» (Vittorianozanolli.it, 29 luglio).

Marco Tencati, della   UILTuCS Cremona, ci mette il carico. «Non possiamo accettare una logica a senso unico, dove a pagare sono sempre e solo i lavoratori. Dopo aver proclamato lo stato di agitazione del personale già lo scorso 26 maggio, ci aspettavamo un piano serio di rilancio, non un atto di macelleria sociale (Vitttorianozanolli.it, 29 luglio).

31 luglio, la società convoca 4 dipendenti assunti nel 2024, consegna loro la lettera di licenziamento

3 agosto, il Presidente della Provincia chiede formalmente al Cda e alla direzione della società di ritirare immediatamente i licenziamenti. 

5 agosto, con calma e faccia tosta arriva il Pd. Diffonde un comunicato firmato genericamente segreteria provinciale. E solo dopo averlo letto si comprende perché nessuno abbia messo il proprio nome.  «Basta strumentalizzazioni – starnazza il Pd – avremmo preferito non intervenire pubblicamente su una vicenda così delicata, che coinvolge lavoratrici e lavoratori in un momento difficile. Ma di fronte alle dichiarazioni false e spregiudicate di Lega e Forza Italia, siamo costretti a rompere il silenzio. La tutela dei lavoratori non è uno slogan: è la ragione stessa per cui è nata Centro Padane Srl». 

Ogni commento è superfluo. E se si prendesse per buono quanto scritto dal Pd, anche Morton, il padrone del treno di C’era una volta il west, potrebbe essere giustificato.  Oppure, allora il comunicato è comprensibile, è la battuta di un western con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sarà una risata che lo seppellirà.   

7 agosto. Toh tra i duellanti ci sono anche i consiglieri provinciali di Fratelli d’Italia.  Attilio Zabert, Roberto Rava, Federico Oneta polemizzano con i consiglieri del Centrodestra per Cremona che non hanno votato il Piano di risanamento, mentre loro si sono astenuti. E via con uno spiegone da supponenti  primi della classe. Fuffa.

A questo punto manca il finale. 

Eccolo. 8 agosto, la provincia informa di una riunione dei capigruppo Zabert, Patelli, e Graziella Locci con il presidente Mariani. Queste le decisioni prese. Azzeramento del Consiglio di amministrazione a settembre. Abbandono delle sedi di Cremona e Brescia che costano 60 mila euro all’anno. Il budget 2026 di Centro Padane srl si condividerà tra la società e la Provincia di Cremona.  Sarà reso ufficiale attraverso un atto amministrativo, cosa che in precedenza non è mai stata fatta. I due soci conferiranno a Centro Padane commesse per 2 milioni di euro.  Inoltre «È stata inviata una lettera al consiglio di amministrazione di Centro padane per bloccare i quattro licenziamenti. Il vecchio consiglio di amministrazione ha preso una decisione probabilmente discutibile e cioè di assumere del personale in un momento in cui la società era già in una situazione, diciamo così, di precarietà».

Perchè Zabert non ha sollevato il problema durante l’assemblea dei soci di Centro Padane Srl del 21 maggio 2024 e non ha scritto una riga su questo problema nel comunicato del 7 agosto da lui sottoscritto insieme agli altri due consiglieri provinciali di Fratelli d’Italia? 

Fine. Titoli di coda.

C’è spazio per un veloce dibattito da vecchio cineforum.

Perché il compenso del presidente di Centro Padane Srl, una società con 18 dipendenti e un fatturato non di decine di milioni è di 44 mila euro e quello del suo collega di Padania Acque con 200 dipendenti e un fatturato di decine di milioni è di 33 mila euro?

Se si fosse presentata una lista unica alle provinciali, questo film sarebbe stato girato? Pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina, ammoniva un fuoriclasse della politica.  Ma è una domanda superflua: la politica è il west.  Anche a Cremona. 

Complimenti a Forza Italia e Lega per avere sollevato il problema. Già, ma hanno strumentalizzato.  E chisssenefrega. 

Perché è intervenuta solo la Uil? Non pervenuti gli altri sindacati. 

Perché è successo tutto questo? La politica si ponga la domanda e si dia una risposta. I cittadini probabilmente l’hanno già data.

«Ero un bravo cowboy, ma successe qualcosa. Già, è così. Succede sempre qualcosa». John Wayne, Ombre Rosse. Anche a Cremona.

 

Antonio Grassi

6 risposte

  1. Domanda …..Ok che Centro Padane non è una cosiddetta società pubblica .. bensì una società dove a comandare e’ il profitto..
    Non è di proprietà né dei cremonesi né dei bresciani che però probabilmente assicurano il 70% degli introiti. Il consiglio di amministrazione dovrebbe rappresentare il territorio in realtà è terreno di scontro o di scambio delle lobby della politica.
    Finché va tutto bene nello scacchiere provinciale, funziona come terreno di scambio, quando una tessera del puzzle è difettosa e non si incastra, diventa terreno di scontro…
    In questo Far West che si gioca sulla testa dei lavoratori, ci passa di tutto …la menzogna i bilanci che tanto tornano sempre, la carta che prende tutto, i cittadini che non hanno altra possibilità che credere a tutto!!!!
    C è molto poco di centro sinistra o di centro destra in questa faccenda … c’è invece molto consociativismo …di navigazione in acque torbide …di strizzate d’occhio .. Finché qualcuno che non ha ottenuto la sua parte ed anzi è rimasto gabbato, alza il coperchio del minestrone e ne sparge i miasmi.
    Non voglio avventurarmi ad attribuire colpe o ragioni .. semplicemente perché tutti sono colpevoli .. colpevoli di fare prima i propri interessi, poi quelli di partito ma mai quelli dei cittadini e dell’ambiente.
    Qualcuno vorrebbe candidare Cremona a capitale della cultura..” ce la facciamo da soli senza gemellarci” diceva questo qualcuno che è il Sindaco..
    Ma capitale de che???? Di quale cultura saremmo portatori ..quella degli inciuci, o quella delle menzogne, o quella dell’arroganza come metodo di governo della città e del territorio? Non basta avere un campus per diventare città universitaria. Bisogna uscire da questo modo di amministrare che è spregevole e prevaricatore dei cittadini …Se si va avanti così continueremo ad essere la città provinciale che ha paura di cambiare e preferisce accontentarsi di politici vecchi il cui orizzonte non va al di là della prossima festa del salame.

  2. NEL WEST SI MORIVA, IN POLITICA SI CAMBIA CAVALLO

    Nel West, ogni duello aveva il suo tempo e il suo luogo.
    All’OK Corral, a Tombstone, il sole era spietato, la polvere danzava nell’aria e il silenzio era rotto solo dal cigolio delle insegne. Le mani si fermavano a un palmo dalla fondina, il respiro diventava corto, e in quegli interminabili secondi la vita di un uomo si misurava nella distanza fra il pollice e il grilletto.
    Poi, tre esplosioni secche. Trenta secondi appena, e la storia era già scritta nella polvere: i vincitori restavano in piedi, i perdenti distesi per sempre, con il cappello rotolato via.

    A Deadwood, un asso di picche e uno di fiori segnarono la fine di Wild Bill Hickok: un colpo alle spalle, e il tavolo da poker rimase muto.
    A Dodge City, gli sceriffi si studiavano a lungo, cercando di capire se il prossimo passo sarebbe stato una parola o una pallottola.

    Nel West, quando la polvere si posava, la storia finiva lì.

    La politica, invece, è una frontiera diversa.
    Qui i duelli non lasciano cadaveri, solo giacche impolverate.
    Chi cade si rialza, cambia cavallo, si mette un cappello nuovo e torna in strada con passo sicuro.
    Gli avversari di ieri cavalcano fianco a fianco all’alba, per poi ritrovarsi nemici al tramonto.
    Le tregue durano quanto una cartuccia nella camera: il tempo di ricaricare, e si spara di nuovo.

    Nel West, un colpo chiudeva la storia.
    In politica, è solo il suono che apre la prossima.

  3. Solo grazie. La ricostruzione esaustiva e puntuale evidenzia la successione dei fatti che attestano le scelte non certo atte a valorizzare il.territorio.
    Questo è giornalismo responsabile, ma per Antonio Grassi è superfluo riconoscerlo
    I suoi interventi sono sempre pagine di cronaca che supportano la nostra storia locale. Quindi solo grazie.

    1. Anch’io ho pensato la stessa cosa. Però bisogna riconoscere che, al di là della lunghezza dell’articolo e a parte i riferimenti western e cinematografici che possono piacere o meno, la ricostruzione e la cronistoria sono completamente funzionali a ricordare e fare comprendere come siano andate le cose e come nel tempo si siano evoluti i fatti. Un gran lavoro di ricerca che meriterebbe da parte degli interessati una risposta, una spiegazione. Ma dall’alto della loro posizione, non ci pensano neppure, meglio lasciare noi poveri tapini a fare congetture, a farsi dei “film” che Grassi non conosce.

  4. Perfetta la cronistoria di Grassi; aggiungo che questa vicenda è un’altra cartina di tornasole per verificare che nella gestione del comune e del territorio vige da un anno e mezzo a questa parte un blocco consociativo tra Fratelli d’Italia e il PD nella persona dei due leader di fatto, Ventura e Pizzetti, che in realtà si trovano bene insieme e sono più democristiani dei più conservatori dorotei di una volta.

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