Ferraroni agli Industriali: è l’epoca dell’incertezza

4 Novembre 2025

Propongo una mia riflessione personale sul monologo del presidente dell’Associazione Industriali di Cremona Maurizio Ferraroni all’assemblea generale che si è tenuta lo scorso 31 ottobre. Si è iniziato con i ringraziamenti per la grande partecipazione a questa celebrazione di sviluppo e cambiamento nella nostra provincia cremonese nell’80° anniversario dell’Associazione.

Il Presidente è partito da una considerazione: nei decenni scorsi l’Europa ha vissuto un periodo di tranquillità e ha dato per scontata la pace. E’ stato un errore che abbiamo potuto constatare quando è iniziato il primo conflitto alle porte dell’Europa. Ferraroni ha parlato dell’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina, citando distruzione e morte di civili, tra cui anche bambini, rendendosi, secondo me, conto che le immagini che ha citato appartenevano di più a un altro conflitto (che vero conflitto non è) e quindi ha aggiunto “Come quello tra il popolo israeliano e Hamas”. Qui, sono sincera, mi sono indignata per questa incapacità di chiamare le vittime con il loro vero nome: “popolo palestinese”. Feraroni ha poi citato la Nato come una sorta di “polizza assicurativa” che proteggeva a costo zero l’Europa, ricordando anche le parole del presidente Trump al suo primo mandato nel 2016 quando avvisò l’Europa di non contare più sugli aiuti americani gratuiti.

Oggi, l’Europa è costretta quindi ad affrettare un cammino veloce verso il riarmo, Italia compresa, perché il diritto di ogni Stato è quello di garantire il mantenimento dei suoi confini e proteggere i propri cittadini

L’Europa, culla di civiltà, cultura, welfere, sociale, si trova a fare conto con dei valori che oggi valgono poco se non si può accedere direttamente alle “terre rare”, cioè al litio, al cobalto e al gas, che non sono più solamente merce, ma pedine su un tavolo da gioco usate come leve strategiche. Quindi l’Europa si accorge della sua fragilità nel contesto globale. La polizza Nato ora ha un costo molto salato, partendo dai dazi portati al 15%, per non parlare di quelli sui prodotti di cui siamo grandi esportatori, come la pasta, che minacciano di raggiungere fino all’80% di incremento.

La regola, oggi più che mai è che chi produce comanda, chi consuma subisce.

Nel secolo scorso, a livello industriale, l’automotive aveva avuto il suo boom economico, compresa la filiera italiana, soprattutto con le auto di lusso. Poi è stato deciso che il motore termico doveva andare ad esaurimento entro il 2035 (era il 2015),   cioè in vent’anni, senza avere delle vere alternative rodate.

Qui,  cito Ferraroni, mentre l’Europa dorme, la Cina sveglia il futuro (slogan del colosso di auto elettriche BYD) e questo danneggia tutto il settore occidentale. Quello che a mio parere avrebbe potuto essere un vanto, cioè che l’Europa ha ridotto in questi ultimi anni il tasso di inquinamento atmosferico con leggi che promuovono le energie rinnovabili a discapito del fossile, visto che nel resto del mondo questo non è stato ottenuto, viene considerata una ulteriore debolezza.
Secondo il presidente Ferraroni, l’Europa va rifondata, soprattutto visti i periodi bui che, prima con la pandemia ora con le guerre, stanno danneggiando le nazioni europee a causa del grande immobilismo. Le aree sulle quali intervenire, secondo Ferraroni, sono difesa, transizione, infrastrutture e alta tecnologia, magari ripensando anche in Italia al ritorno al nucleare (orrore) che era stato accantonato da referendum causati più da mal di pancia che dalla razionalità (sto citando testuali sue parole …). Il relatore ha aggiunto che auspicherebbe a capo dell’Europa un premier come Mario Draghi (come no …) che da anni critica la politica di staticità europea.

Sulle piccole e medie aziende, il Presidente ha riconosciuto la loro importanza nel tessuto produttivo italiano, (qui concordo). Ha chiesto alla politica di farsi carico di tutte le problematiche che le famiglie subiscono a causa della svalutazione e dell’aumento dei costi della vita, e che questo può avvenire solo se c’è stabilità di governo (al che ho pensato che con la metà degli italiani che non va più a votare, questa destra/centrodestra ce la terremo ancora a lungo quindi gli industriali dovrebbero esserne contenti).

L’unico applauso sentito da parte mia, è stato quando Ferraroni ha chiesto di imparare a dare spazio e fiducia ai giovani: sono loro il nostro futuro e bisogna motivarli e farli sentire partecipi.

Dopo un’ora e mezza di monologo, avendo l’impegno di un importante incontro da preparare nel pomeriggio con il mio gruppo territoriale e i nostri portavoce regionali, nazionali e europei, ho lasciato l’assemblea.

Per concludere, sempre a parer mio, è giusto che l’Europa continui a seguire la “strada ambientalista” con gradualità ma perseveranza, auspicando che, visto che la terra è una, si accodino anche gli altri continenti nella stessa direzione.
Il passato non lo si può né rivivere né cambiare, ma il futuro, se si impara dai nostri errori, può ancora essere migliorato!

 

Paola Tacchini

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