Yin e yang. Il nero e il bianco. L’inerzia e la forza. Lgh e Arvedi.
Zenit e nadir. Arvedi ai vertici europei. Lgh maggiordomo. Arvedi conquistatore a Terni. Lgh fagocitata da Brescia e Milano.
Arvedi eccellenza e orgoglio del territorio, Lgh pedina di A2A, società quotata in borsa, un occhio e mezzo a piazza Affari e il restante mezzo, forse meno, al territorio.
Marketing, pubblicità e vaselina veicoleranno il contrario. La gallina sarà spennata senza farla gridare, ma tenuta in vita e resa più performante con costi ridotti. Produrrà più uova e macinerà più profitti, nel segno della razionalizzazione e delle economie di scala.
Molti applaudiranno. Altrettanti esibiranno medaglie al valore per le porte spalancate allo straniero. Qualcuno si autocompiacerà della propria lungimiranza. I bastian contrari finiranno nel girone degli appestati e il green pass non li salverà.
Pazienza se Lgh non sarà più nostra e la cessione comporterà l’auto privazione delle caratteristiche virili. Non è la fine del mondo. Coraggio, senza attributi migliorano le qualità canore, garantisce Farinelli che ha costruito una carriera con la voce modificata. Canteremo This Land Is Your Land, in falsetto. Woody Guthrie non si rivolterà nella tomba e Bruce Springsteen se ne farà una ragione.
Bresciani e milanesi sorrideranno. Penseranno: in fondo i cremonesi sono brava gente. Un po’ tontolotti e boccaloni, ma tranquilli. Non si muovono. Sanno stare al loro posto, sempre pronti a scappellarsi davanti al potente. Panta rei non abita qui. Il fiume é sempre lo stesso e i filosofi che sostengono che si muove anche se non si vede cacciano balle.
«Sul piano pratico – spiega Massimo Siboni, presidente di Aem, partecipata del comune di Cremona e azionista di Lgh – non cambierà niente. Con la fusione sparisce Lgh Holding, ma non le società operative che forniscono i servizi, come Linea Green, o Linea Gestioni». (Cremonaoggi, 15 settembre).
Ineccepibile, ma prima appartenevano a Lgh. Adesso ad A2A. E’ rimasto il logo Lgh, ma anch’esso è dei nuovi padroni. Di Brescia, di Milano e degli altri azionisti di peso italiani e stranieri. Per dirla come al bar, così tutti capiscono, Lgh non possiederà più un cazzo.
Gli ex soci di Lgh terranno alcune azioni di A2A. Meglio di niente, ma nei momenti delle decisioni peseranno quanto uno strato di carta igienica, il cui servizio non è affatto disprezzabile, però non prioritario per il territorio.
Sulla cessione di Lgh ad A2A, sempre Siboni, al quale va dato atto di essere di una sincerità disarmante ed encomiabile, ha sottolineato: «Il Cda di Aem non decide niente: dà corso a un mandato che gli è stato affidato, e che necessita di alcuni passaggi formali. Il consiglio comunale di Cremona ci ha detto chiaramente di andare avanti con l’operazione di fusione, se non fossero emersi elementi nuovi. Questo è tutto» (Cremonaoggi,15 settembre).
E’ il tutto del niente, un passo avanti rispetto a Stephen W. Hawking, che si era limitato alla teoria del tutto.
Se il Consiglio di amministrazione non decide niente, è inutile. Si potrebbe eliminare e risparmiare, ma la terapia non è gradita ai partiti, ai loro militanti in carriera, quelli oggi chiamati tecnici d’area. Preparatissimi, master nel non decidere niente e aspiranti yes man non tradiscono quando la voce del partito chiama.
Su con il morale. Pagare qualcuno con i soldi pubblici per non decidere niente può essere considerato un reddito di cittadinanza extralarge per cittadini benestanti. Ai beneficiari si potrebbe chiedere di impegnarsi in qualche lavoro socialmente utile, ma si rischierebbe l’accusa di lesa maestà.
Se Arvedi è la stella polare e Lgh quella cadente, Scrp, partecipata cremasca di Lgh, è il meteorite. Va per i cavoli suoi e se ne fotte del capoluogo.
In un comunicato 16 sindaci cremaschi soci di Scrp hanno precisato di non avere fornito alcuna indicazione al consiglio di amministrazione sull’operazione Lgh-A2A e di non avere mai approvato in consiglio comunale una delibera in tal senso. «Il presidente – scrivono i 16 sindaci – aveva informato che la decisione spettava al consiglio di amministrazione e non era necessaria l’approvazione dei soci e che lo stesso consiglio di amministrazione se ne assumeva la responsabilità» (Cremonasera, 17 settembre).
Quaranta chilometri, dialetto diverso, tortelli incompatibili e opposta interpretazione del ruolo del consiglio di amministrazione delle partecipate. Crema ha più palle o più incoscienza di Cremona? Bel dilemma. Di sicuro, sono identiche nella gestione inadeguata della vicenda Lgh-A2A.
Arvedi è imperatore d’acciaio. Le partecipate legioni di panna montata. Arvedi è sostanza. Le partecipate un po’ meno. Sono politica, partiti e tutto quanto ruota intorno a questo binomio.
Sciascia divideva l’umanità in uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo, quaquaraqua.
Le categorie valgono anche per politica e i partiti.
Piaccia o no nessuno può negare che, in questa storia, gli uomini sono i Cinque stelle. Per gli altri il giudizio è molto più complesso e sfaccettato. Sarebbe azzardato esprimerlo. Ognuno dia il suo. Il romanzo intanto continua. I Cinque stelle presenteranno un esposto alla Corte dei conti.
Alla prossima puntata. Sarà senza redenzione e lieto fine. Arvedi è un altro pianeta.
Antonio Grassi
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