Ho conosciuto Gianezio Dolfini, morto a Cremona 93 anni, grazie a mio padre che era buon cliente del Credito Commerciale di cui Dolfini era direttore di sede e dirigente della banca. Allora la sede di Cremona, avendo ospitato la fondazione dell’istituto dovuta a Robbiani, godeva del privilegio che il direttore dell’agenzia di Piazza Roma non fosse come di consueto solo un funzionario, ma fosse contemporaneamente anche dirigente dell’azienda. Dolfini era un personaggio influente del Credito Commerciale. La sua conversazione era molto sapida ed informata: ne ho sperimentato la gradevolezza nel corso dei numerosi incontri conviviali che abbiamo avuto.
Ai tempi dell’università io simpatizzavo per il Partito Liberale e in particolare per Giovanni Malagodi. Questa predilezione derivava dall’essere stato avviato alla lettura di Benedetto Croce e di altri scrittori di scuola liberale .Tuttavia un po’ più avanti negli anni non condivisi la posizione di Malagodi che osteggiava la creazione delle amministrazioni regionali, mentre le controdeduzioni di Ugo La Malfa più utopistiche e più vicine al sentire esuberante dei giovani ebbero il sopravvento. Finii così con l’approdare al Patito Repubblicano dove ebbi la fortuna di diventare amico di Gianezio. Sincero mazziniano, Dolfini promuoveva un’idea di Stato liberaldemocratico e robustamente laico. Sul principio di laicità così tenacemente perseguito e sull’interdizione alla religione, qualunque essa fosse, di interferire con l’attività politica e legislativa dello Stato ci trovammo sempre più vicini. Soprattutto in occasione del referendum sul divorzio e su quello della legge 194 eravamo in perfetta sintonia. Fu sempre attento a sostenere le libertà personali e il rigoroso rispetto della Costituzione repubblicana. Insomma un gentiluomo dai modi e dalla rettitudine d’altri tempi, benché lucidissimo e sempre documentato sui problemi dell’attualità, in merito ai quali distillava pareri di elevato spessore etico ed intellettuale.
E’ molto triste vedere che con lui va estinguendosi una generazione di politici laici e sinceramente liberaldemocratici di ben altro sentire rispetto a coloro che sono subentrati nella guida degli enti locali e dello stesso Paese.
Gianni Carotti
Una risposta
Una grave perdita. Gentiluomo colto, arguto e autenticamente liberale. Una sofferenza per lui e i suoi simili assistere al tracollo della cultura politica di cui restava, a Cremona, fra i più coerenti interpreti. È stato per me un piacere conoscerlo e ascoltarne i giudizi da cui ho sempre appreso qualcosa.