L’anidride carbonica ed il colore dei vestiti servono per individuare il bersaglio a distanza. Poi però alla CO2 si aggiunge l’odore del corpo a guidare con precisione la proboscide della zanzara a preferire me piuttosto che il mio amico. Lui respira affannosamente come me ed è vestito con i medesimi colori, e come me è sudato dopo una corsa leggera. Perché le zanzare lasciano indisturbato lui e preferiscono invece rivolgere la loro attenzione alla mia modesta persona?
Una domanda che non sono l’unico a porre, ma sulla cui incerta soluzione ancora si dibatte in ambito scientifico. Anche perché i danni provocati dall’insetto più inutile che esista (malaria, dengue, febbre gialla, zika etc. etc..) non sono nulla di fronte al grande impegno psicologico di mantenere un atteggiamento calmo e distaccato mentre le zanzare tormentano me e disdegnano il mio amico.
Da tempo sappiamo che sono gli uomini, non le donne, a subire maggiormente la voracità delle zanzare. C’è forse una relazione col fatto che le zanzare moleste sono femmine, mentre la zanzara maschio se ne va in giro senza dare fastidio a nessuno? Argomento interessante, ma che purtroppo non ha trovato una risposta scientificamente valida. E’ pure noto che le persone adulte vengono attaccate maggiormente rispetto ai bambini. Di nuovo il mistero: nessuno sa spiegare il perché le zanzare preferiscano il bersaglio grosso a quello più tenero.
Vale però la pena di sottolineare che più spesso le punture delle zanzare avvengono al di sotto della cintura, un dato scientificamente dimostrato da alcuni esperimenti nei quali le zanzare venivano maggiormente attratte dai pantaloni piuttosto che dalle canottiere. Naturalmente si trattava di indumenti usati. Una ulteriore conferma a questi dati viene dall’esperienza comune: anche durante il sonno, in posizione coricata, sembra che le zanzare preferiscano banchettare dalla vita in giù, piuttosto che sulla parte superiore del corpo.
Un altro dato scientifico molto interessante è quello che associa l’odore del corpo alla presenza di microbi sulla sua superficie. In particolare uno di questi batteri, dall’impronunciabile nome di Brevibacterium epidermidis, preferisce sistemarsi negli spazi tra le dita dei piedi, dove trova le condizioni più favorevoli per crescere, moltiplicarsi e stare benone. Ed è proprio la presenza di questo microbo a conferire ai piedi il loro caratteristico ed affascinante aroma.
Un distinto cugino, il Brevibacterium linens, è invece quello che determina l’altrettanto caratteristico odore del Taleggio stagionato, del Gorgonzola, del formaggio Limburger. Esperimenti condotti in Africa hanno dimostrato che le zanzare trasmettitrici di malaria sono ugualmente e fortemente attratte sia dal formaggio tipo Limburger che dall’odore di piedi poco lavati. Però, come ben sanno gli intenditori ed i gourmet, non solo l’aroma tra il gorgonzola ed il taleggio è differente, ma anche tra i diversi marchi produttori del medesimo formaggio. Lo stesso vale per l’uomo: l’odore di piedi è sempre quello (idea platonica? categoria aristotelica?), ma con sfumature diverse tra i vari individui.
D’altra parte è noto anche che le variazioni genetiche sono in grado di influenzare gli odori del corpo: a cospetto di una coppia di gemelli omozigoti, quelli identici in tutto e per tutto, le zanzare non individuano alcuna differenza, mentre tra due fratelli non gemelli la zanzara sceglie quello con l’aroma più attraente. Al di là della genetica e tornando al ruolo della ricerca scientifica sull’argomento “zanzara”, le ricerche condotte sulla correlazione tra odore di piedi, aroma di formaggio e voracità dell’insetto, hanno consentito ai ricercatori olandesi Bart Knols e Ruurd de Jong di essere insigniti del premio IgNobel*.
Certo, i premi Nobel sono tutt’altra cosa, ma per quest’anno risultavano già tutti attribuiti.
Pietro Cavalli
* Il premio Ig Nobel è un riconoscimento satirico che viene assegnato annualmente a dieci ricercatori autori di ricerche “strane, divertenti, e perfino assurde“, quel tipo di lavori improbabili che “prima fanno ridere e poi danno da pensare“.
Il fisico Andrej Gejm è stato l’unico studioso ad ottenere sia il premio IgNobel per gli studi sulla rana volante (2000) che il premio Nobel per la scoperta del grafene (2010)
2 risposte
Molto interessante!!!
Bravo Zanolli. Stai ampliando in maniera interessante la cerchia dei tuoi collaboratori ponendo all’attenzione argomenti inediti e gustosissimi….piedi al gusto di gorgonzola a parte….una sorta di Super Quark sul blog !!! E complimenti al sig. Pietro Cavalli ricercatore fine e ironico. Avanti così ….ogni tanto.