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Lgh-A2a. Sindaco ‘orgoglioso’, opposizioni deluse

9 Dicembre 2021

Non ha convinto Alessandro Zagni, capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Cremona, la risposta che il sindaco Gianluca Galimberti ha dato oggi alla sua interrogazione depositata il 9 dicembre sulla vendita di Lgh ad A2a, operazione che è oggetto di un’inchiesta disposta dalla procura della Corte dei conti e condotta dalla Guardia di finanza. Non ha convinto neppure Fratelli d’Italia e Forza Italia che per bocca dei rispettivi capigruppo Marcello Ventura e Carlo Malvezzi si sono detti delusi perché nei 50 minuti del suo intervento il primo cittadino ripercorre le tappe dell’operazione, che difende senza riserve, ma non si pronuncia sugli sviluppi recenti che hanno cambiato lo scenario. Non commenta la sentenza del Consiglio di Stato sul caso Seregno, sorvola sulla bocciatura dell’Autorità anti corruzione  e sul parere legale chiesto da Astem Lodi che conferma quanto è emerso con prepotenza in precedenza; la necessità di una gara ad evidenza pubblica per la cessione delle azioni di Lgh ad A2a. Di seguito il testo integrale dell’intervento di Gianluca Galimberti.

Per rispondere alla vostra interrogazione e motivare questa risposta, sono obbligato a ripercorrere
alcune delle tappe di questo lungo cammino che dal 2015 in poi segna la storia del nostro territorio e della nostra città. L’ho già fatto in molteplici occasioni. È giusto farlo ancora.
Mi chiedete come intendo tutelare … Risponderò descrivendo che cosa abbiamo fatto e stiamo
facendo sul tema della tutela della città, del territorio, dei cittadini e degli amministratori. Svilupperò la risposta in 6 punti.
1) Situazione di Aem prima, ‘durante’ e dopo la Partnership
2) Situazione di LGH prima, ‘durante’ e dopo la Partnership
3) I documenti dati alla Corte dei Conti
4) Note sulla questione giuridica
5) Note sul tema delle scelte politiche
6) La risposta
1) AEM
Situazione di Aem prima della partnership
La situazione di Aem prima del 2014 e nel 2014 è nota, pubblica e illustrata ormai moltissime volte. In questa occasione lo farò ulteriormente, riportando di nuovo elementi chiave e illuminanti.
– Primo elemento: il debito. Nel 2014 erano 112 i milioni di euro di debito, di cui 70 con le
banche, 30 con LGH e 12 con soggetti diversi, tra cui il Comune. Esistevano anche crediti da
riscuotere, ma la situazione complessiva era particolarmente complessa. I motivi di questa
situazione debitoria sono noti e legati fondamentalmente a scelte così riassumibili.
o Il Comune di Cremona aveva chiesto ad Aem, negli anni precedenti (almeno 10) di farsi
carico di acquisizioni molto rilevanti per decine di milioni (dalla rete idrica a tutto il
comparto in via Mantova al Massarotti, solo per fare esempi di grande peso e rilievo, non
corrispondenti o solo in piccola parte corrispondenti a introiti capaci di compensare
l’investimento fatto).
o Su una serie di servizi, in particolare quelli strumentali, che come noto avrebbero dovuto
essere svolti a pareggio rispetto a quanto trasferito dal Comune, Aem funzionava
indebitandosi da molti anni ormai (segnaletica, illuminazione per fare esempi). E
nonostante questo Aem si era impegnata per più di 2 milioni di dividendi. Si tratta dei
dividendi 2010 iscritti nel bilancio del Comune nel 2011 per €1.200.000 e incassati dal
Comune nel marzo 2018; e dei dividendi 2011 iscritti nel bilancio del Comune nel 2012
per €980.000, incassati dal Comune nel marzo 2018), messi a bilancio quindi dal Comune,
ma non incassati e quindi ecco la necessità di aumentare il fondo FCDE accantonato dal
Comune: nel Consuntivo 2015 un FCDE per €1.808.140 con copertura dell’83% e il
Collegio dei Revisori evidenziò che non era stato accantonato tutto l'importo chiedendoci
le ragioni della mancata erogazione al Comune, data la loro rilevanza ai fini del rispetto
del patto di stabilità; quindi nel Consuntivo 2016 un FCDE per €2.180.000 con copertura
del 100%. Conosciamo questa vicenda anche perché più volte descritta nei bilanci del Comune e poi risolta con l’evoluzione positiva del piano di risanamento.
o La situazione debitoria di Aem era insostenibile anche nei confronti di LGH, in seguito ai
rapporti che si erano consolidati nel corso degli anni e a servizi svolti da Aem Gestioni
(società del gruppo di LGH), ma a debito. La situazione debitoria era di circa 30 milioni.
Poi approfondirò.

– Secondo elemento: il valore del patrimonio. Come è del tutto normale in queste situazioni,
tale valore avrebbe dovuto passare da una rivalutazione, per una stima dell’esatto importo e
una verifica della possibilità di una eventuale svalutazione. Tale svalutazione, come noto dai
bilanci, si è rivelata necessaria. Importante in questo contesto la svalutazione delle quote di
LGH pari a oltre 25 milioni, di cui oltre 16 dovuti alle perdite incassate nei vari anni sulla
gestione dell’idrico e patrimonializzate.
– Terzo elemento: il cosiddetto conto economico. Era sotto lo zero, in altre parole quando
arrivammo, nel giugno 2014, non c’era liquidità e non c’erano entrate di liquidità anche
prospettiche sufficienti per affrontare la situazione debitoria e portare avanti i servizi. Questo
avveniva a causa di impegni a cessione di crediti, entrate insufficienti, troppe uscite per
continuare a dare servizi (senza copertura) e per saldare le rate e gli interessi del debito
stesso. Faccio alcuni elementi, peraltro già noti.
o Due semplici numeri descrivono bene la situazione: Aem doveva far fronte a 13 milioni di
rate annue per gli investimenti effettuati e le entrate relative erano apri a 6,5 milioni e le
altre entrate erano ben lontano dal compensare il gap. Situazione evidentissima e senza
dubbi interpretativi. Gli Istituti di credito chiedevano a me, nell’estate del 2014, per avere
contezza della capacità di Aem di rispettare gli impegni e di saldare la situazione
debitoria, esprimendo tutta la profonda preoccupazione per la situazione in cui versava e
di cui avevano totale contezza. Ma questa era solo una parte del quadro. Aggiungo altri
elementi chiave.
o I servizi gestiti da AEM gestioni (che era della galassia di LGH) avevano determinato un
debito con LGH con una situazione debitoria complessiva, appunto nei confronti di LGH,
pari a circa 30 milioni, ormai insostenibile da entrambe le parti (debiti commerciali,
maturati nel tempo, e anche convertiti in debito finanziario). Il 28 maggio 2014 fu
sottoscritto un atto di impegno tra Aem e LGH, che impegnava Aem alla restituzione di
più di 18 milioni con scadenza annuale a partire dal 2014 stesso entro il 2019 (dai 2 ai 5
milioni l’anno), con il contestuale impegno negli stessi anni, a partire dal 2014, di cessione
dei crediti introitati fino alla estinzione dei 18 milioni! LGH tra l’altro scrisse più volte ad
Aem minacciando la sospensione dei servizi a fronte di un non pagamento dei servizi
stessi. Immaginate quali conseguenze sulla città.
o La condizione contrattuale maturata nei 15 anni precedenti con Saba poneva Aem,
rispetto alla questione dei servizi pubblici locali (parcheggi appunto), in una condizione di
grave difficoltà e in particolare l’applicazione delle ultime condizioni contrattuali del
2010/2011 diminuivano ulteriormente le entrate della partecipata.
o Le condizioni di rapporti con LGH maturati intorno al 2010, su temi come i cavidotti (per
le fibre, a fronte di un canone ad Aem di 1,5 milioni, investimenti di Aem di più di 1,5
milioni e investimenti sui cavidotti destinati all’elettrico senza alcuna remunerazione),
come gli affitti, a livelli molto inferiori a quelli commerciali, come i contratti di service,
avevano ormai posto Aem in esiziale difficoltà di cassa e di conto economico.
– Quarto elemento. In una relazione allegata al bilancio del Comune 2016/2018 si legge:
‘Il Comune di Cremona [non ha rilasciato garanzie fidejussorie ai sensi dell'art. 207 TUEL,
mentre] ha rilasciato, in data 7 aprile 2014, una lettera di patronage a favore di Azienda
Energetica Municipale S.P.A. del valore di 34.034.000,00, società partecipata al 100% dal
Comune di Cremona.’ Il riferimento nella relazione al bilancio rappresentava un atto dovuto, in
seguito alle indicazioni normative emerse. Il riferimento era alla lettera di patronage,
sottoscritta ad aprile 2014 dal Sindaco di allora e invita a un Istituto di credito, in cui si legge:
‘Ci impegniamo sin da ora a fare quanto necessario affinché la nostra società controllata
faccia fronte agli impegni assunti e rimborsi integralmente il credito concesso.

Analogo impegno assumiamo per l’ipotesi … che la società medesima venga sottoposta a
procedura concorsuale e/o messa in liquidazione e ciò indipendentemente dal verificarsi delle
condizioni sopra precisate di riduzione o rinunzia al controllo sulla gestione della Società.’
Alla luce della drammatica situazione sopra descritta, si può ben capire la portata di queste
affermazioni.

Possiamo quindi così commentare tutti questi elementi descritti. La questione, evidentissima
anche dai dati numerici e di bilancio, è l’assenza della possibilità di affrontare la situazione
debitoria accumulata nei molti anni precedenti al 2014, con condizioni che avrebbero
determinato anche negli anni a venire un conto economico senza ‘sorgenti’ e anzi con impegni
capestro. Altrettanto evidente era la situazione del Comune, già in essere nei fatti e nella
sostanza economico-finanziaria dell’ente e delle sue partecipate. Teniamo infatti conto che il
Comune di Cremona deve intervenire nel caso di perdita di sue partecipate con accantonamento
di fondi. Infatti il bilancio considera il perimetro delle realtà partecipate e controllate ed è
necessario farsi carico di situazioni debitorie con un fondo rischi. La lettera di patronage e gli
evidenti dati del 2014, che vi ho riportato (tra i tanti a disposizione), semplicemente anticipavano la conclusione della storia negli anni successivi al 2014: Aem così non poteva resistere, il Comune avrebbe dovuto farsene carico e il bilancio del Comune, consolidato con quello di Aem, non avrebbe retto in alcun modo la situazione di Aem stessa; il fondo rischi avrebbe dovuto essere talmente elevato da determinare con tutta evidenza scelte drammatiche per il Comune e l’intera città di Cremona.

Ebbene, possiamo dire senza tema di essere smentiti che solo il difficilissimo e virtuoso cammino di ristrutturazione del debito (ex articolo 67), che nel frattempo Aem aveva intrapreso, evitò queste conseguenze drammatiche. A tutela del Comune, della città, di Aem. Questa oggettività di fatti è già stata molte altre volte condivisa e spiegata. E lo sarà ancora con ulteriore dovizia di particolari, totalmente a disposizione di chiunque e oggetto di possibili, ulteriori analisi pubbliche. Mi limito ora a tre note conclusive.

– Aem era in realtà una società senza dipendenti, ma con collegate altre società (tre in
particolare, due di Aem e una di LGH) e questo non era più in linea con le indicazioni
normative, che ormai andavano tutte nella direzione corretta di una necessaria
razionalizzazione.
– La situazione gravissima in cui versava Aem era in realtà strettamente connessa, intimamente
legata alla situazione di LGH, sia in termini di debiti che in termini di relazioni ‘contrattuali’.
Ogni azione economico finanziaria sull’una aveva ripercussioni decisive sull’altra. E anche
l’approccio sostanziale di rafforzamento delle due società, anche in termini di progetto
industriale e societario, era in realtà un unico approccio e un’unica visione.
– Torno su quest’ultimo punto, come punto chiave: il nostro obiettivo su Aem è sempre stato
quello di unire un risanamento straordinario e vitale, anche per il Comune, a un rilancio
dell’azienda, che tornasse ad essere l’azienda di Cremona, sana, in grado di fare investimenti e
svolgere servizi non a debito, ma in modo sostenibile. E posso dire che ci siamo riusciti.

Situazione di Aem derivante dalla partnership
La situazione della partnership del 2016 migliora decisamente la condizione di Aem. Ora sottolineo solo alcuni punti.
– Le forme di accordo con LGH migliorano notevolmente, sia per quanto riguarda i contratti
delle reti che per i service e gli affitti.
– LGH portava in pancia situazioni incerte, che avrebbero potuto avere conseguenze con possibilità anche di segno negativo sul bilancio di LGH e quindi con riflessi sui bilanci dei nsoci di LGH stessa. Sono azioni definite, nell’accordo di partnership, ‘earn in’ e ‘earn out’. Ci torniamo.
– L’intesa del 2016 viene accompagnata da altre scelte fondamentali, come il passaggio delle
reti idriche a Padania Acque (in linea con quanto fatto poi anche da altre società della Provincia e in linea con le indicazioni del legislatore di riunificazione della parte patrimoniale con la parte gestionale, Dlgsl 152/2006, artt 153, rif 143) con prospettive di miglioramento della situazione della società Padania, come poi si è dimostrato assolutamente realizzato, a favore di tutto il territorio.
– Inoltre l’intesa del 2016 si accompagna anche alla sistemazione dell’assetto societario di Aem in termini di razionalizzazione, in linea con le pressanti e chiarissime indicazioni normative. Le parole del notaio, che il 4 agosto sottoscrisse il piano di rientro di Aem, furono per me emblematiche e fonte di grande soddisfazione e lo sono tutt’ora: ‘avete costruito un’operazione fatta di scelte che, anche se non ci fosse stata la necessità di un’azione di salvataggio, sarebbero state comunque auspicabili e molto virtuose.’

Situazione di Aem ora.
Non ripercorro tutto il cammino che dal 2015/2016 in poi è stato svolto, ma riassumo solo alcuni
dati di fatto.
– Tutti gli earn-in e earn-out non realizzati, ovvero tutte le situazioni che avrebbero potuto
creare notevoli difficoltà economiche e finanziarie in LGH e quindi forti difficoltà sul socio
Aem, sono stati annullati, e, in un bilancio complessivo molto positivo, si è determinato un
guadagno per Aem. Gli earn-in e gli earn-out che riguardavano Aem erano invece già andati
a buon fine, dimostrando la credibilità della società, la sua capacità di saldare i debiti, a
vantaggio anche degli altri soci di LGH.
– Inoltre i claim, ovvero le partite giuridiche, che potevano determinare effetti gravi sul
bilancio di LGH e quindi per riflesso su quello di Aem, sono stati cancellati (ad esempio le
situazioni di SINIT e Grottaglie sono per noi chiuse).
– Il rating di Aem è ora molto positivo e configura una società sana con parametri molto
solidi. Dalle telefonate del 2014 da parte degli Istituti di credito che dubitavano fortemente
della capacità di Aem di risolvere la sua situazione e chiedevano conto con preoccupata
severità della condizione debitoria, siamo ora passati all’apprezzamento e al riconoscimento di valore e di solidità che può permettere ad Aem di accedere a crediti ‘convenienti’.
– Le azioni LGH possedute da Aem avevano un valore pari a 29 milioni. Al termine di tutta
questa operazione di concambio, quelle corrispondenti di A2A valgono almeno, a valori di
borsa attuale, 45 milioni.
– Il valore dei dividendi è in crescita e tende, nel tempo, verso i 3 milioni, a fronte di dividenti
su tutta la quota LGH per anni azzerati o bassi.
– Gli effetti economici dell’operazione anche per l’anno 21/22 sono alti e saranno descritti
come sempre nei bilanci di Aem e del Comune.
– Ora, in linea con le indicazioni della legislazione, abbiamo una sola partecipata (Aem) al
posto delle tre (Aem, Aem service, Cremona parcheggi) cui si aggiungeva la società (Aem
gestioni) in capo a LGH, che faceva i servizi senza più pagamento di service costosi.
– La società da zero dipendenti ha ora 50 persone assunte e dà lavoro e occupazione.

– Cura molti dei servizi pubblici locali e strumentali con una capacità di estensione dei servizi
stessi e con una possibilità di allargamento del bacino di Comuni serviti anche ad altri Comuni, in particolare limitrofi.
– Aem ha possibilità di fare investimenti importanti e sostenibili come, ad esempio, quelli di
cui abbiamo parlato nell’ultimo Consiglio Comunale, che sono visibili a tutti.
– Fa servizi non più a debito, ma in modo sostenibile ed estende la sua capacità di servizi a
favore di una visione di Comune agile, con controllo e programmazione, in linea con tutte
le indicazioni di percorsi virtuosi che anche la legislazione sulle partecipate ci consegna.
È davvero un risultato strategico di tutela di un patrimonio, di rilancio di un patrimonio, di sviluppo della città.
LGH
Situazione di LGH prima
Appena arrivati (giugno 2014), accanto alla drammaticità della situazione di Aem, un’altra
situazione si evidenziava come problematica e complessa: proprio quella di LGH. Nel 2013 la
società aveva acceso un finanziamento pari a 300 milioni (bond) con scadenza nel 2018. La
consapevolezza di tutti i soci era che si doveva arrivare ad un assetto di consolidamento della
società, per poter ricontrattare o riscattare i bond accesi, senza mettere a repentaglio il patrimonio, senza mettere a rischio posti di lavoro, senza ottenere l’effetto negativo di perdere possibilità di costruire progetti e prospettive di sviluppo e di crescita. E il tempo era strettissimo. All’interno di questa situazione altamente problematica, avevamo poi alcune situazioni particolari di società per le quali una delle prospettive era proprio quella di vendita (Lineacom in primis, la cui maggior parte dei dipendenti aveva sede a Cremona). Ricordo anche che la composizione del cda di LGH era tale per cui noi che avevamo quasi il 31% delle quote in cda avevamo un voto su cinque. Ci siamo accorti, in quegli anni, di quanto la struttura della governance non desse al nostro territorio elementi cogenti di forza proporzionali alle quote che esprimevamo. Agli inizi del 2015 vennero fatte alcune valutazioni anche rispetto a possibili scelte di entrate di fondi o nella holding o in alcune delle SOB. Queste scelte furono scartate per una decisione politica precisa e chiara: non ci interessava solo mettere in sicurezza una situazione economico finanziaria con fortissime tensioni, ma soprattutto, come per Aem, ci interessava costruire una prospettiva di crescita industriale. Si costruì anche un percorso di valutazione per una possibile discesa in borsa. Il dual track definito allora evidenziò la necessità di scartare la borsa anche per la situazione dei rapporti tra Aem e LGH stessa e, dentro questo percorso valutativo intenso e approfondito, si definì quindi la costruzione di una partnership come la scelta più solida, realistica e favorevole. Peraltro tale possibilità, come si evince anche dai documenti a corredo della delibera del 2015, era una possibilità già sondata nel 2013, ma non aveva allora portato a nessun esito. La consapevolezza, condivisa da molta parte del mondo economico, era quella di dover costruire società dalle spalle larghe per la gestione di servizi, con capacità di investimenti e forza per reggere la concorrenza, ma anche con la capacità di stare sui territori generando alleanze sovra-territoriali. Interessava l’idea di una ‘Multiutiliy dei territori’ che avesse spalle larghe per fare gare, economie di scala, per gestire servizi regolati da Authorities nazionali, costruire con i territori contigui progetti di sviluppo, che rispettasse e potesse trarre vantaggio dall’ordinamento delle quotate in borsa, reggesse l’urto di competizione anche internazionale, avesse la capacità di fare investimenti come elemento necessario anche per la crescita di occupazione, innovazione, lavoro. Ci interessava un piano industriale e non una vendita pura. Un consolidamento economico certamente, attraverso un’alienazione di azioni, ma contestualmente una costruzione di una società integrata, che consentisse un progetto di sviluppo territoriale, di crescita della città e delle città attraverso la costruzione di progetti, lavoro, investimenti. Insomma un’operazione di partnership ci interessava, con la prospettiva di una fusione. Ed è quello che è avvenuto e sta avvenendo. Ma non voglio anticipare i tempi della trattazione.

Situazione di LGH derivante dalla partnership
Il valore economico proposto era di grande rilievo. Corroborato da analisi e pareri di analisti di
mercato e società di consulenza di prestigio. La proposta di sviluppo territoriale era corrispondente alle prospettive industriali immaginate. La legislazione consentiva l’operazione, secondo i pareri raccolti e gli approfondimenti fatti con consulenti di grande valore. La scelta della territorialità, consentita da interpretazioni normative accurate, corroborata da studi economici approfonditi, motivata da elementi forti di infungibilità, corrispondeva a una scelta politica, poi rivelatasi particolarmente importante, scelta di sviluppo industriale, scelta di consolidamento di una presenza di MultiUtility forte sul piano nazionale e legata al territorio locale e regionale.
Dovevamo confrontarci anche con un’altra questione chiave, non tenere conto della quale sarebbe
stata irresponsabile e colpevole superficialità: come per Aem, la situazione richiedeva una risposta
che non ammetteva ritardi pena non tutelare, anzi chiaramente mettere a repentaglio tutto il
patrimonio e i possibili sviluppi di impresa (ad esempio la scadenza dei bond accesi era ormai
‘dietro l’angolo’). Il rischio di provocare danni irreparabili, se non avessimo considerato il fattore
tempo come fattore decisivo per il buon esito dell’operazione, era altissimo. L’analisi attenta, le
valutazioni accurate, i pareri di fattibilità e di opportunità, la visione politica di respiro, tutto ciò si
sposava benissimo con la necessità e l’opportunità di non perdere tempo, pena rischiare di arrecare un danno economico e di occupazione e sviluppo non controllabile a tutto il sistema e in particolare alla nostra città.

Situazione di LGH ora
La situazione di LGH ora è stata ben descritta dai passaggi di Consiglio Comunale del maggio
scorso. La delibera del 2021 è stata accompagnata da un forte corredo di motivazioni e documenti,
discussi pubblicamente e in molte occasioni, istituzionali e non solo. In particolare ricordo:
– La situazione economico finanziaria di Aem e i vantaggi derivanti dall’operazione (già in parte
descritti).
– L’importanza del risultato economico ottenuto nell’offerta di concambio delle azioni. Ricordo
infatti che ora abbiamo un patrimonio importante.
– La questione bond (300 milioni): sono stati chiusi con un intervento finanziario da parte di
A2A ad un tasso pari al 25% di quello precedente, con un risparmio di milioni.
– I progetti industriali e gli investimenti di centinaia di milioni da parte di LGH/Linea green, in
ambiti strategici per il territorio (a partire da Cremona 20/30): sono dei fatti. E, come sempre
detto e come evidente, questa parte rappresenta, dal mio punto di vista, quella più importante. Il nostro territorio deve impegnarsi, e lo sta facendo in una spettacolare interazione pubblico privato, su temi strategici. Uno dei temi centrali è quello di costruire una transizione ecologica negli ambiti che caratterizzano lo sviluppo della città e del territorio, assumendoci la responsabilità di essere ‘città di terra e di fiume’. Dunque la transizione ecologica nella filiera agroalimentare è una nostra responsabilità e sapere che, accanto alle Università che stiamo fortemente volendo, accanto alle imprese e al sistema fieristico, anche una MultiUtility come A2A, dentro un percorso condiviso con noi e una visione politica strategica coordinata, decide di investire negli stessi ambiti di frontiera su cui tutta l’Europa investe (le bioenergie, la smart agricolture) è una grande e concretissima opportunità di sviluppo per tutti noi.

Più in generale l’impegno sulla transizione ecologica e gli investimenti, necessari in questo ambito, fatti da una realtà di impresa che può farli, in accordo con il territorio e con
l’amministrazione, è una questione strategica, per affrontare il tema ambientale in termini di
sviluppo complessivo della città. Anche in questo caso si può concludere che è davvero un risultato strutturale di tutela di un patrimonio, di rilancio di un patrimonio, di sviluppo della città.
Come nota conclusiva di analisi della presentazione, in sunto, del percorso fatto dalle nostre
partecipate, comunico anche una notizia certamente positiva. Tutti i piani di razionalizzazione delle partecipate che sono stati inviati alla Corte dei conti hanno trovato risposta di archiviazione dalla Corte dei Conti stessa. In particolare dall’anno 2017 fino all’anno 2020 la riposta della Corte è arrivata proprio la settimana scorsa. Per l’anno 2016 vale altrettanto, ma ne parlerò di seguito.

Materiale dato alla Corte dei Conti
Se ripercorriamo il materiale consegnato alla Corte dei conti possiamo verificare passaggi molto
importanti, la serietà assoluta del cammino svolto e l’impegno totale di tutela di tutti e della città.
 La prima delibera del 18 dicembre 2015 è un atto di indirizzo estremamente motivato con molti
allegati, che motivano l’indirizzo espresso nella delibera stessa.

Tra tutti metto in evidenza:
– L’allegato A (‘Offerta vincolante …’) contiene l’idea di Multiutility dei territori e le linee di un
piano industriale.
– Allegato B è l’assessment industriale degli elementi di infungibilità prodotto da KPMG. Ne
riporto le conclusioni: ‘Alla luce delle evidenze valutative delle economie di scala e di scopo
sopra riportate, A2A appare effettivamente infungibile per LGH su alcuni aspetti determinanti
o comunque rilevanti del Piano Industriale attuale di LGH come entità autonoma.’
– Allegato C è a firma del dr. Franco Mazzini, all’epoca ad di LGH, che, tra l’altro, così sottolinea:
‘nel 2013 LGH ha interloquito con soggetti industriali del settore, Gelsia e AGSM Verona. Con
tali soggetti sono state avviate negoziazioni che, però, non hanno avuto esito positivo stante
la non possibilità di raggiungere un’intesa su termini e condizioni di una possibile
integrazione.’ E si ricorda ancora il tema della infungibilità e il vantaggio della realizzazione di
una ‘partnership con una quotata anche in termini di regime regolamentare applicabile.’
– I due pareri legali espressi dagli studi BonelliErede e Franco Gaetano Scoca sono di due studi
considerati tra i più rinomati a livello nazionale e internazionale proprio sui temi
amministrativi.
Leggo in proposito un passaggio del parere dello studio Franco Gaetano Scoca (pagina 22).
‘Ne consegue, pertanto, che la scelta di A2A come partner dell’Operazione, avvenuta senza
previo esperimento di una gara, non possa ritenersi di per sé illegittima, risultando al contrario
giustificata in virtù delle peculiari caratteristiche dell’operazione stessa.’

– Il documento di Mediobanca ricostruisce il processo seguito e gli approfondimenti svolti per
arrivare all’operazione stessa.
– Si fa poi riferimento alla ‘Financial Fairness Opinion’ di Unicredit che, nelle sue conclusioni,
ritiene ‘congruo da un punto di vista finanziario per i soci di LGH, un Corrispettivo per la Partecipazione’ proposto da A2A.
 La delibera approvata dal CC il 4 marzo 2016 contiene il piano di razionalizzazione delle
partecipate con una descrizione dell’operazione svolta e del piano di Aem. In data 8 marzo 2016
tale delibera venne inviata alla sezione regionale della Corte dei Conti, che rispose il 27 luglio 2016 (pertanto prima del closing del 4 agosto 2016) disponendone l’archiviazione. Ma tornerò su questo tema anche dopo.

 Sono poi considerate ‘Le linee guida del piano di risanamento di Aem’ approvate in CC il 16
maggio 2016 e la delibera di giunta che prende atto di tali linee, del 3 agosto 2016.
 Viene poi evidenziato il piano di razionalizzazione delle partecipate del 2020, che contiene
riferimento all’operazione di partnership/fusione. Anche questo atto è stato inviato alla Corte dei
conti sezione regionale. Come ricordato, prima anche i piani di razionalizzazione dal 2017 fino al
2020, inviati alla Corte, risultano dalla stessa archiviati.
 È riportato poi l’atto del DUP del 2021 che dà indirizzo per le scelte poi concretizzate nel maggio 2021.
 Altrettanto è stata inviata la delibera del 31 maggio 2021. Voi tutti la conoscente bene, perché è
stata approfondita a lungo con tutti gli allegati. Gli allegati contengono l’offerta, gli sviluppi industriali con gli investimenti, un parere di congruità economica del maggio 2021. Ricordo poi che il perito nominato dal tribunale si è successivamente espresso, come previsto per legge, sulla
congruità del concambio.

Questione giuridica
 Come emerge anche da alcune sentenze del Consiglio di Stato possiamo affermare che ancora ad oggi la legislazione è in via di definizione e che la giurisprudenza stessa afferma la necessità di una definizione. Nella sentenza del Consiglio di Stato del 1/09/2021, relativa al caso Seregno, si leggono queste parole:
‘La particolare complessità, e la relativa novità delle questioni esaminate, giustifica l’integrale
compensazione …’ e poi prosegue. Sottolineo la definizione: ‘Relativa novità delle questioni
esaminate’ e siamo nel 2021.

Vorrei ricordare, a proposito, un lavoro apparso sul Sole 24 ore, che cita proprio il Consiglio di
Stato del 14 settembre 2021, a cura del prof. Stefano Pozzoli, dal titolo ‘Partecipate, aggregazioni
impossibili senza regole chiare’. Cito la conclusione di questo lavoro che commenta appunto
espressioni del Consiglio di Stato: ‘Proprio partendo dalle corrette considerazioni del Consiglio di Stato, occorre prendere atto di essere di fronte a disposizioni lacunose e problematiche, che ottengono come ultimo ed evidente risultato l’esatto contrario di quanto auspicava il legislatore del testo unico, ovvero quello di rendere più difficile e tortuoso il percorso verso aggregazioni di spessore industriale.’ E poco prima. ‘Si rischia di ostacolare quei processi di aggregazione che sono invece la via maestra per l’industrializzazione delle utilities. Del resto, è a tutti noto che le aggregazioni non si fanno per il tramite di procedure competitive, bensì per scelta strategica e, ferma la necessaria congruità delle operazioni, che ha a cuore anche il diritto societario, i criteri che le muovono non sono certo la massimizzazione del vantaggio a breve termine, bensì la ricerca di sinergie, e la contiguità territoriale ne è spesso l'elemento determinante. Posso io sposarmi previa gara? La verità è che l’incertezza giuridica favorisce chi vuole ostacolare i processi e non chi vuole realizzarli.’

E siamo nel 2021! Dibattito apertissimo dunque e consapevolezza della necessità di definizioni
legislative chiare, a partire dalle considerazioni del Consiglio di Stato stesso. Figuriamoci nel 2015. E allora avevamo pareri ben precisi.
 In ogni caso, le sentenze sul tema, anche quelle più recenti, citano l’infungibilità come elemento essenziale e dirimente. E, ancora una volta torno sui pareri associati alla delibera del 2015, entrambi i pareri legali, insieme al documento di KPMG e ad altri, considerano questo come un elemento centrale. In generale tutta la costruzione dell’operazione ha nell’infungibilità una proprietà fondante, che richiama poi la questione di fondo: questa è stata ed è un’operazione industriale di rafforzamento societario, rafforzamento occupazionale e di investimenti sui territori e per i territori. L’altro caposaldo è la prospettiva della fusione.

A pagina 21 del parere dello studio del professor Scoca, si legge: ‘Peraltro, l’infungibilità del
contraente e la sussistenza di caratteri tali da rendere l’operazione in parte sovrapponibile ad
un’operazione di fusione (che, oltretutto, non è escluso che rappresenti l’esito finale dell’operazione) (e così è stato ndr), oltre che costituire ex sé una condizione speciale ed
eccezionale, sarebbe riconducibile in una delle ipotesi previste dal già richiamato art. 57 del d.lgs
163/2006 recanti i presupposti della procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di
gara.’
 E’ molto interessante tornare per un attimo alla Corte dei Conti e alla sua missiva del 27 luglio
2016, che archiviava il piano di razionalizzazione da noi inviatole nel marzo dello stesso anno.
Il testo della nota della Corte fa riferimento alla legge 190/2014 che, per ottenere gli obiettivi di
‘coordinamento della finanza pubblica, contenimento della spesa, buon andamento dell’azione
amministrativa, tutela della concorrenza e del mercato,’ obbliga gli enti locali (e non solo) dal 1
gennaio 2015 entro il 31 dicembre 2015 alla razionalizzazione delle società e delle partecipazioni
societarie direttamente o indirettamente possedute. All’ente si chiede di procedere:
a) alla eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al
perseguimento delle proprie finalità istituzionali anche mediante messa in liquidazione o cessione;
b) alla soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di
amministratori superiore a quello dei dipendenti;
c) alla eliminazione delle partecipazioni detenute in società che svolgono attività analoghe o
similari a quelle svolte da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali, anche mediante
operazioni di fusione o di internalizzazione delle funzioni;
d) alla aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica;
e) al contenimento dei costi di funzionamento, anche mediante riorganizzazione degli organi
amministrativi e di controllo e delle strutture aziendali, nonché attraverso la riduzione delle
relative remunerazioni.  Questo è riportato nell’atto della Corte con cui si archivia il documento a lei inviatole. Ora sentite che cosa dice in proposito proprio il parere dello studio del prof. Scoca del 2015. A pagina 12 si osserva in proposito: ‘La norma tuttavia nulla aggiunge con riferimento alla modalità procedurali attraverso cui il processo di razionalizzazione deve essere condotto e, in
particolare, alle procedure da seguire al fine della alienazione delle partecipazioni azionarie. La
disciplina di tali modalità, pertanto, deve essere rintracciata esclusivamente nell’art. 1 del D.I.
332/1994 che, come visto, prevede- nell’attuale formulazione- che l’alienazione delle partecipazioni avvenga attraverso modalità trasparenti e non discriminatorie’. E, a pagina 16, si
legge ‘ Da quanto precede è quindi possibile dedurre che l’alienazione delle partecipazioni
detenute da soggetti pubblici, trattandosi di attività non autoritativa, debba sempre avvenire
secondo i canoni dell’evidenza pubblica con la precisazione però che, in tali fattispecie, il
legislatore non ha inteso imporre una specifica procedura, essendosi piuttosto limitato ad indicare
un nucleo essenziale di interessi da tutelare (attraverso la trasparenza e la non discriminazione). In tale modo esso ha inteso rimettere alla piena discrezionalità degli enti interessati la scelta in
concreto delle modalità (purché trasparenti e non discriminatorie) ritenute più idonee, in relazione alla tipologia contrattuale prescelta e al contesto fattuale di riferimento per l’individuazione del contraente.’ Siamo nel 2015/2016! Mi sembra che ci fossero tutti i motivi per compiere le azioni, che abbiamo compiuto a tutela del patrimonio e dello sviluppo del territorio, con azioni del tutto in linea con quanto richiesto dalla norma e , in questo modo, ci siamo in breve tempo allineati alle richieste normative anche di efficienza economica e l’abbiamo fatto in coerenza con interpretazioni normative molto motivate e di prestigio.
 Ricordo inoltre che, sempre nel 2016, prima del closing, all’AGCOM (Autorità garante della
concorrenza e del mercato) era stato inviato il materiale relativo all’operazione. L’Autorità risponde il 27 luglio 2016 (anche in questo caso prima del closing). Prima di citare la conclusione, sottolineo anche che ci furono due parti intervenienti, le cui istanze di partecipazione al procedimento furono entrambe accolte dall’Autorità: il Movimento 5 stelle e l’associazione di Categoria Utilitalia, che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas. L’autorità costruisce il suo parere anche con un’azione di contatto e di coinvolgimento di player di alcuni dei settori su cui si concentra la sua analisi di verifica del rispetto o meno delle regole del mercato e della concorrenza. Riporto quindi di seguito la decisione assunta dalla Autorità stessa. A pagina 46 si legge che l’Autorità

‘                                                              DELIBERA

di autorizzare l’operazione di concentrazione comunicata, prescrivendo…’ ad A2A e a LGH tre condizioni, cui poi LGH e A2A diedero corso. Sottolineo qui che l’azione di coinvolgimento di realtà del mercato, compiuta dall’Autorità stessa, fotografa un elemento chiaro e chiave di tutta l’operazione: il suo carattere totalmente pubblico e trasparente. È stata per mesi e anni, sia nel 2015 che negli anni successivi, prima del closing del 2016 e dopo, un’operazione dibattuta, sviscerata nei termini di legge, analizzata dall’opinione pubblica, dagli enti pubblici, dalle Istituzioni dello Stato, da possibili concorrenti, da aziende sul mercato.
 Della questione ANAC e del pronunciamento conseguente del TAR abbiamo già molte volte
parlato. Ma ricordo, solo e ancora, l’espressione del TAR: «l’Autorità non reca alcuna statuizione di carattere costitutivo, in quanto non dispone l’annullamento o, comunque, la privazione degli effetti, di alcuno dei provvedimenti adottati dalla stazione appaltante, ovvero dei contratti in essere.»; ancora: «L’atto dell’Autorità, infatti, (che è ben dopo la data del closing, ndr) non costituisce una manifestazione di volontà in grado di incidere sulla sfera giuridica del destinatario ma è la mera rappresentazione di un giudizio». «L’atto impugnato, quindi, ha la medesima natura di un parere non vincolante, con il quale l’Anac ha espresso delle valutazioni che possono eventualmente essere di impulso per l’esercizio da parte della stazione appaltante o di altre autorità dei propri poteri ma che sono prive di autonoma consistenza lesiva».
 Infine ricordo che nessun atto a nostra conoscenza è stato impugnato dagli organi competenti,
sicuramente la delibera del 2015 non lo è stata a nostra conoscenza fino ad ora.
 Sul percorso relativo al 2021, a compimento del cammino iniziato nel 2015, non torno perché a
voi del tutto noto, in quanto ampiamente discusso e dibattuto anche in questa sede.
Politica e scelte
Ho motivato nei passaggi precedenti la solidità e la cogenza del percorso che stiamo analizzando,
fatto a tutela di tutti e della città in primis, delle sue partecipate, del Comune, delle prospettive di
sviluppo del territorio. Come ricordato, altre analisi, che corroborano quanto scritto, sono da tempo pronte e saranno messe a disposizione di tutti, sempre e ovviamente nei limiti di legge, con totale trasparenza come sempre. Ma ora vorrei soffermarmi su una questione chiave. Che cosa significa fare scelte politiche e farle pensando all’ente e alla città e ai cittadini che si servono?
È una scelta politica dire di no alla entrata di un fondo in LGH, che dalle analisi fatte nel 2015
avrebbe costituito un rischio forte rispetto all’obiettivo di mantenimento dei presidi territoriali, alla declinazione di investimenti e alla formulazione di politiche di sviluppo? La risposta è sì. Senza dubbio. È una scelta politica quella di costruire alleanze e (parafrasando le espressioni del prof. Pozzoli già citate) aggregazioni come via maestra per l’industrializzazione delle nostre utilities? È una scelta politica quella di puntare su aggregazioni, avendo giustificazioni giuridiche, economiche, industriali, come visione strategica anche di paese e non solo di territorio, con obiettivi di breve termine e lungo termine, con ricerca di sinergie, contiguità territoriale, progetti di sviluppo? La risposta è sì. Senza dubbio. Noi abbiamo fatto scelte politiche per ottenere risultati di crescita. E i risultati ci sono. Così abbiamo tutelato e rilanciato il territorio.
 Quest’anno allo stand della Fiera di Cremona (e sapete quanto, anche come Consiglio, ci stiamo
impegnando sulla Fiera) era presente A2A con un suo stand importante, luogo di incontri di rilievo e di convegni di qualità. A2A ha investito e investe, come già ricordato, in ambiti strategici per il territorio. Si è fermato il ministro Patuanelli, che ringraziamo molto e con cui abbiamo ragionato di progetti importantissimi per la città. Era presente in Fiera Regione Lombardia con cui lavoriamo a stretto contatto. Erano presenti players importanti. A2A lo è, la principale utility italiana e con LGH/Linea Green investe su Cremona e sul paese intero.

Questo è il sistema Cremona, che con le politiche industriali fatte e in atto è più forte, indubitabilmente più forte. Anche grazie a questa presenza di MultiUtility il sistema è più forte e
focalizzato su linee di sviluppo innovative. Davanti al ministero degli esteri e della cooperazione internazionale e alla FAO, nella prima settimana di novembre 2021, settimana degli SDG, ne abbiamo avuto ulteriori e concretissime manifestazione e testimonianza.

 A2A/LGH sta lavorando anche con imprese del territorio sul tema della transizione ecologica e
dell’economia circolare. Lo sappiamo e riteniamo queste relazioni molto importanti per l’intero
sistema. Molto bene!
 Quando mi interfaccio con giovani pieni di capacità assunti dalla nuova LGH, beh, mi dico, che
bel lavoro abbiamo fatto! Perché anche così Cremona è città per giovani. E vale la pena impegnarsi ancora di più per le situazioni che vanno migliorate e lottare affinché i percorsi di sviluppo siano solidi e forti, anche per realtà che devono crescere (ma possono farlo), come A2A smart city.
 Quando approvo i bilanci di Aem, solidi e ricchi di possibilità di investimenti sostenibili, penso
che abbiamo fatto un lavoro così importante e strutturale per il presente e il futuro della città.
 Tra poco, secondo i piani, presenteremo investimenti di LGH sull’ambiente (peraltro oltre a quelli già in atto). Questo la nostra città se lo merita: una transizione ecologica che si fondi concretamente su investimenti e progetti innovativi. E siamo pronti per i fondi e i finanziamenti che verranno. Stiamo usando anche la forza di sistema di A2A per intercettarli. Vi faccio un esempio: il miglioramento del nostro sistema di teleriscaldamento e la sua implementazione, che è uno degli obiettivi di mandato e di Cremona 20/30, fanno parte di un pacchetto molto ampio e strutturato sul tema che A2A candida a fondi e finanziamenti. Bene! Spalle larghe per essere più forti, attenzione alla città per costruire progetti di crescita e sviluppo, ambiente e occupazione.
Vorrei dire ai consiglieri che hanno votato nel 2015 e si sono con me assunti, pur con ruoli
differenti, la responsabilità di scelte politiche, motivatissime e coraggiose: grazie! Avete e abbiamo fatto insieme una gran bella cosa per il bene della città e i fatti sono lì da vedere. Al cda di Aem che con competenza, coraggio e generosità ha portato il peso di un cammino difficilissimo e entusiasmante, dico: grazie! La città vi è riconoscente. Sono grato ai miei compagni di viaggio, li ringrazio per questa condivisione appassionata e competente di una visione di bene comune.
Questo è fare politica.

Risposta
Ecco dunque la risposta alla vostra interrogazione. Ci chiedete come tuteliamo …
L’abbiamo fatto! Questa è stata ed è una operazione pensata, voluta, costruita nel totale rispetto
delle procedure, sempre con lo scopo centrale ed evidentissimo di tutelare il Comune da un punto di vista economico e finanziario, la città e i cittadini, il loro patrimonio, le prospettive di sviluppo, di lavoro e di occupazione. E penso ci siamo riusciti e ci stiamo riuscendo. Con molto lavoro da fare e certo con aspetti ancora da migliorare. Insieme agli altri amministratori coinvolti seguiamo l’evoluzione degli eventi e alla luce di tale evoluzione, predisponiamo e predisporremo ovviamente, tutte le tutele necessarie anche legali per gli amministratori. Sempre nel massimo rispetto delle Istituzioni che hanno il preciso compito di controllo giuridico e giudiziario, e anche nella massima fiducia. Tutelare significa fare Politica! E l’abbiamo fatta e la facciamo. Per curare il bene dei cittadini, fare le cose per bene, con rigore e attenzione, facendosi carico dei rischi connessi a situazioni complicatissime e per certi versi drammatiche, anche se non generate da noi, ma da altri, assumendoci la responsabilità gravosa di immaginare per la città, il territorio, il paese linee di crescita e di lavoro. La politica è pensiero e azione, elaborazione e decisione secondo tempi dati e precisi, secondo una visione strategica e un’idea di bene, mai nel proprio interesse, sempre nell’interesse di tutti. Questo abbiamo fatto e per questo stiamo dando una parte grande della nostra vita, anche famigliare, per quello che chiamiamo convintamente bene comune. Così tuteliamo la città e i suoi cittadini.

Questa è Politica. Questa è bella Politica e ne vado orgoglioso.

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