E’ su tutti i giornali l’ordinanza del sindaco del Comune di Ferriere (Piacenza) che obbliga i cittadini a non ammalarsi di notte e nei fine settimana, visto che l’AUSL (azienda sanitaria piacentina) ha tolto la disponibilità notturna del medico e non garantisce la copertura sanitaria durante il weekend.
Certamente una decisione destinata a fare scuola visto che, se in alta Val Nure non stanno benissimo, nel Cremonese si rischia di seguire la medesima strada.
La stampa locale riporta infatti una nota recente dell’ATS (Agenzia di tutela della salute) della valle padana che segnala una grave carenza di medici di medicina generale (MMG), determinata essenzialmente dal fatto che molti di loro vanno in pensione o lo sono andati di recente. Certamente, impegnati a valutare la mortalità per covid 19 nelle RSA, ad arruolare esperti regionali per la definizione dell’’epidemiologia ambientale’, a definire l’incidenza tumorale di dieci anni fa, gli uffici ATS sono rimasti sorpresi e folgorati dell’improvvisa ed inaspettata anzianità dei MMG. Strano, visto che per arrivare a 70 anni, ci vogliono almeno 70 anni, sempre che la matematica non sia un’opinione.
Di queste 70 primavere, almeno trenta il MMG le ha passate collaborando con l’ATS, evidentemente troppo occupata in altri ed importanti compiti per subodorare che il tempo e le stagioni scorrono inesorabili.
Alla fine però persino gli Uffici sanitari territoriali sono arrivati ad accorgersi della carenza di medici di medicina generale e del rischio che la popolazione cremonese possa subirne le conseguenze, mettendo comunque le mani avanti (non è stata colpa mia!, sono rimasto senza benzina! ho bucato una gomma! c’è stato il terremoto! le cavallette! – John Belushi nel film Blues Brothers).
In attesa di un’ordinanza municipale che vieti di ammalarsi in orari non prestabiliti, per ora l’ATS lamenta imprecisate ‘condizioni di sistema la cui titolarità è a livello nazionale’ e dichiara la sua impotente ‘frustrazione’, comunicando di aver fatto tutto il possibile’ e di mantenere un ‘costante impegno’.
Ci permettiamo allora di scomodare san Francesco d’Assisi: ‘Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile’. Che il Santo si riferisse alla programmazione, termine ignoto in ambito sanitario regionale?
Comunque, se pure le parole di Francesco non dovessero trovare terreno fertile in taluni uffici, potremmo sempre confrontare gli effetti della preghiera e della devozione al Santo con quelli dell’organizzazione sanitaria del territorio. Si accettano scommesse.
Pietro Cavalli
2 risposte
Complimenti Pietro, speriamo che basti la tua impareggiabile ironia a scuotere le coscienze dei sigg. dirigenti (ma cosa dirigono, poi?….)
Bravo Pietro, come non essere pienamente d’accordo? Ma ” lorsignori” faranno orecchie da mercante : al massimo un sorrisetto per la stampa.