Giornali e caffè a euro 1,50? Siamo sinceri. Possiamo sostenere che un servizio di informazione come è un quotidiano costi ancora 1 euro e 20 centesimi?. Tra i nuovi costi di materie prime (carta, inchiostri eccetera) e quelli dell’energia elettrica, manutenzione impianti nonché riscaldamento e condizionamento degli ambienti, oltre ai costi fissi e altro, credete che la carta stampata possa resistere a lungo? Se non si corre ai ripari, la morte dei giornali è vicina, con tutto quello che ne consegue sul piano sociale e della libertà di informazione. Identico ragionamento vale per il caffè, bevanda popolare strettamente legata al quotidiano, locale e nazionale. Può sembrare un’eresia ma è la realtà.
Caffè e giornale binomio perfetto. Basta entrare in un bar, per averne conferma. Ma la lettura (gratuita) del quotidiano è legata anche al rito dell’aperitivo. E’ un’abitudine italiana ad ogni latitudine. Il giornale lo trovi in edicola e negli altri luoghi deputati alla vendita mentre il caffè lo trovi in locali pubblici dove la preparazione e il servizio necessitano dell’idoneità sanitaria e di un ambiente adatto alla somministrazione e alla consumazione. ‘Fare’ il caffè richiede che alla macchina a vapore operi una persona preparata, esperta, a volte un vero professionista. Saper scegliere il caffè, conoscere i processi di tostatura, nonché la provenienza geografica richiede competenze che garantiscono non solo la qualità del prodotto ma anche la salute del consumatore. Per offrire un grande caffè, è necessaria la capacità del barman (che spesso viene ignorata o trascurata), in grado di trasformare il chicco di caffè in una bevanda preziosa. Il che giustifica la candidatura a patrimonio dell’Unesco avanzata recentemente dall’Italia.
Giornali e caffè: binomio inscindibile e stesso destino. Due prodotti popolari molto apprezzati ma in balia del prezzo finale. Si stima che il costo della tazzina potrebbe raggiungere l’impressionante cifra di 3 euro in poco tempo (previsioni Eur). L’effetto tsunami sul prezzo del caffè è alle porte e questo è dovuto ai mutamenti climatici anche nei Paesi produttori che soffrono per la prolungata siccità, gli incendi, le inondazioni disastrose, le gelate improvvise che danneggiano la bacca deliziosa che origina il caffè. In alcune regioni di America Latina, Asia e Africa, secondo recenti studi dell’Onu, a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici, le zone dove potrà essere coltivato il caffè saranno soltanto la metà di quelle attualmente coltivatde. Disastrose le conseguenze sulla produzione e la disponibilità di materia prima, nonché sui prezzi sia all’ingrosso che al consumo. L’80 per cento del caffè è prodotto da 25 milioni di piccoli agricoltori, molti dei quali si trovano già in condizioni di estrema povertà e in procinto di abbandonare l’attività.
Non vogliamo allarmare nessuno, ma l’inizio dell’impennata del prezzo del caffè arriverà e la tazzina di caffè diventerà un prodotto che in molti non consumeranno più al bar. Anche i giornali subiranno l’effetto dell’incremento generale dei costi delle materie prime e seguirà, come sempre, il prezzo della tazzina del caffè o viceversa. Con effetti disastrosi per entrambi i prodotti.
Osvaldo Murri