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Gentilina Cella, nella sua vita le conquiste delle donne

7 Marzo 2022

Quando mi sono trasferita ad abitare nell’edificio di via Palestro 70, nel 2010, e l’ho conosciuta, Gentilina Cella aveva già 85 anni ed era quindi nell’ultima parte della sua vita; e tuttavia tante volte l’ho ascoltata raccontare la sua storia nel suo salotto accogliente o anche sulla soglia della porta di casa, sempre aperta (dove negli ultimi anni spesso si sistemava) che mi sembra di averla conosciuta da sempre, da quando era bambina, e che da sempre Gentilina faccia parte della mia
vita e della mia famiglia.

Gentilina amava raccontarsi. Attraverso le sue parole, siamo stati con lei bambina, nelle adunate fasciste che la annoiavano e siamo scappati con lei, assonata, di notte nei rifugi durante i bombardamenti; abbiamo ascoltato con lei nelle aule del liceo Manin le straordinarie lezioni di storia dell’arte del professor Puerari; in un viaggio interminabile, lungo un giorno, in treno abbiamo raggiunto con lei Milano diroccata, al termine della guerra, per l’iscrizione all’Università; abbiamo condiviso le sue fatiche nel dover scrivere componimenti in lingua latina per superare l’esame e poi, dopo la laurea, abbiamo seguito tutte le tappe della sua carriera da professoressa; ci sembra di aver conosciuto la madre premurosa, e il padre vigile che l’aspettava in stazione tutte le sere, e poi i suoi allievi, le sue classi, il piccolo Gianluca a ripetizione, le commissioni di maturità nelle diverse città d’Italia e anche le colleghe invitate sovente nei pomeriggi per il te.

Nei dieci anni in cui l’abbiamo avuta amica, abbiamo ammirato il suo amore per la città di Cremona, per il suo archivio a cui è stata lungamente dedita, per il suo teatro, a cui finché ha potuto non ha voluto rinunciare, per il suo quotidiano, di cui era fedele lettrice e critica. Abbiamo conosciuto il suo senso civico, il suo orgoglio di non avere mai mancato una volta, dal 1946, al voto, il suo innato desiderio di indipendenza, la sua passione per l’arte, la sua curiosità di vedere, sapere e conoscere fino all’ultimo giorno.

Per chi ha avuto il tempo per fermarsi nella sua casa, l’intelligenza per comprenderla, e l’umanità per ascoltarla, le sue storie di vita hanno restituito un mondo perduto, quello di un secolo breve, in cui status e ruoli erano definiti e i valori – il rispetto per i genitori, l’amicizia, l’importanza del sapere – saldi e rassicuranti. Salutiamo per l’ultima volta Gentilina l’8 marzo, il giorno della festa della donna. E la vita di Gentilina, classe 1925, rappresenta le conquiste delle donne – il diritto di voto, l’ingresso nel mondo del lavoro, il desiderio di emancipazione – e onora la loro capacità di aver attraversato un secolo non facile con fierezza, coraggio e passione.

 

Angela Biscaldi

Una risposta

  1. Molto bella e sentita questa memoria della cara Gentilina, che anch’io ho conosciuto in anni lontani, di cui ho pubblicato su “La Scuola Classica di Cremona” per diverse annate il frutto delle ricerche d’archivio che amava fare, alcune delle quali relative al suo e nostro amato Liceo: ricerche preziose perché fissavano momenti di vita della Scuola altrimenti dimenticati e aspetti molto interessanti della didattica (attraverso il tempo) ricavati dai Registri dei verbali e collocati nel contesto storico di riferimento. Naturalmente l'”Annuario” 2022 ospiterà il ricordo /profilo di Gentilina sia nostro che, se lo desiderasse, anche della prof. Biscaldi o di chi la volesse ricordare. Renata Patria

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