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Fuga di radiologhe e pazienti, declino di Area Donna

15 Marzo 2022

Se i numeri sono numeri, allora non si può non concordare con le recenti segnalazioni sul progressivo calo delle prestazioni di mammografia eseguite presso l’ospedale di Cremona negli ultimi anni. Vale la pena tuttavia di precisare che le mammografie sono esami radiologici e che tali esami, effettuati appunto dal personale della radiologia, sono stati ridotti  non solamente a causa della pandemia, ma anche a seguito delle dimissioni di ben tre professioniste radiologhe molto esperte. Se è vero quindi che i dati presentati sono reali, purtroppo nessuno sembra essersi preoccupato di individuarne le cause: un’analisi corretta non può limitarsi a fotografare la situazione e dovrebbe invece andare alla radice del problema, che resta l’unica possibilità per  individuare una soluzione. Un modo ci sarebbe, magari capire il perché delle dimissioni, visto che le tre radiologhe non hanno deciso di cambiare vita e continuano a fare lo stesso lavoro in altre strutture. Nel ribadire che non si è mai vista una situazione in cui tre brave professioniste si dimettono tutte e tre contemporaneamente, è possibile ipotizzare che non si trovassero tanto bene sul loro posto di lavoro. Quindi, se c’è un problema, questo doveva riguardare il reparto da cui dipendevano, la radiologia, oppure il reparto dove esercitavano abitualmente, ovvero l’Area Donna. O magari tutti e due. Fare di tutta l’erba un fascio, mescolare i problemi dei radiologi con il destino incerto del nuovo reparto di Oncologia e con la revisione organizzativa della Breast Unit non aiuta a fare chiarezza, alimentando di fatto una confusione che non resterà senza conseguenze per gli utenti. Purtroppo si raccoglie quel che si è seminato ed oggi stiamo semplicemente raccogliendo i frutti di scelte precedenti, promosse da taluni vertici ospedalieri sui quali è stato steso un velo pietoso, ma dei quali non si dovrebbe perdere la memoria. Troppo spesso ci si dimentica infatti che è il passato a condizionare il presente.

A proposito invece dell’Area Donna vera e propria, se i numeri sono numeri, allora si potrebbe chiedere ai consiglieri regionali, oggi così attenti alla situazione sanitaria cremonese e invece distratti in altre occasioni, di intraprendere l’ardua impresa di far luce su quante donne cremonesi hanno deciso, negli ultimi anni, di farsi seguire e curare in altre strutture di senologia, magari a Brescia, magari a Milano. Questi dati (definiti “mobilità in uscita”) sono custoditi gelosamente negli uffici ATS Valpadana e risultano inaccessibili alla consultazione. Invece l’analisi di queste informazioni potrebbe forse confermare (o smentire) l’impressione che comunque, radiologhe o non radiologhe, l’Area Donna sia in fase di appealing calante, rendendo di fatto meno comprensibile la mobilitazione generale di questi giorni. Se si dovesse dimostrare con i numeri quella che è l’impressione generale e cioè che molte donne probabilmente preferiscono rivolgersi a Centri di riferimento oncologico in altre zone, allora sarebbe necessario mettere da parte gli slogan e gli aspetti emotivi per cercare di individuare le cause di tale situazione. E magari porvi rimedio.

Anche perché, potendo scegliere, è possibile che per molti malati l’obiettivo sia quello di guarire, indipendentemente da un ambiente più o meno confortevole. A questo proposito giova ricordare che i dati dell’ATS, per quanto non aggiornatissimi, sembrano suggerire che a Cremona si muore di più per tumore mammario, peraltro senza che nessuno si sia dato da fare per comprendere le cause di questa situazione. Se poi cerchiamo di inquadrare il problema Area Donna anche alla luce dei dati AGENAS, quelli del ministero della Salute,  potremmo porci ulteriori domande, anch’esse per ora senza risposta.

Giova inoltre ricordare che, tra le tante possibili ipotesi in grado di spiegare l’attuale momento di difficoltà, l’unica che non è stata ancora presa in considerazione è quella di individuare possibili responsabilità interne alla struttura Area Donna: magari non ve ne sono, però l’analisi di ogni momento critico (lo insegna qualsiasi percorso di certificazione) prevede la ricerca e possibilmente l’individuazione delle cause, anche di quelle meno evidenti.

Ad oggi sappiamo solo che l’abilità nel tessere relazioni, anche importanti, è certamente una dote rara ed apprezzabile, ma forse non sufficiente, specie se il risultato è quello di una situazione inutilmente conflittuale come lo spettacolo al quale stiamo assistendo. L’unico apparente risultato dell’attuale mobilitazione sembra quello di mettere in secondo piano il vero problema,  vale a dire il destino dell’ospedale di Cremona.

 

Pietro Cavalli

9 risposte

  1. Grazie per aver fatto chiarezza, l’analisi rispecchia la situazione che si era creata e che ha procurato a me e alle colleghe radiologhe senologhe tante difficoltà nello svolgere al meglio il nostro compito.
    Abbiamo per molti anni dedicato alle donne e alla diagnostica senologica tante energie e passione, lo studio continuo per imparare in un settore in continua evoluzione tecnologica: poi la chiara percezione che ad alcune persone, incompetenti in questo campo, tutto ciò desse solo fastidio.
    Lasciare l’ospedale, le nostre pazienti e quanto avevamo costruito è stato per noi molto doloroso.

  2. Però i vertici sono sempre lì….e nessuno riesce a smuoverli e tantomeno a porre loro delle domande costruttive. Meno male che Cavalli tiene tutto nel mirino e ci aggiorna. Bravissimo……ma poveri noi …siamo veramente mal messi.

  3. Non vorrei essere male interpretato: l’ospedale di Cremona, del quale deve venire riconosciuta l’elevata professionalità e la grande dedizione di tutto il personale, è un buon ospedale, degno dell’ampia fiducia che gli riserva la popolazione cremonese. Lo dico per esperienza diretta, sia come medico che come paziente. La mia segnalazione aveva lo scopo di chiarire alcuni singoli aspetti critici, fortunatamente assai marginali ma comunque reali, come confermato dal commento della d.ssa Bodini. L’ospedale di Cremona è un ospedale che funziona bene (basti solo ricordare la recente esperienza del covid) e che dispone di medici ed infermieri di ottimo livello e di grande professionalità. Ovviamente, come tutte le organizzazioni complesse, esistono anche possibilità di miglioramento in alcuni settori specifici ed è su questi punti che ho ritenuto opportuno dare un contributo per aiutare a comprendere meglio la situazione in corso.

  4. Ma questo DG Giuseppe Rossi su cui dalla maggior parte delle persone ho sentito critiche come mai non viene sostituito? È intoccabile?

  5. Io sono una delle pazienti che erano curate in area donna. Mi trovavo molto bene, ma da tre anni non riesco più a fare una ecografia. Così ho trasferito il mio follow up allo IEO di Milano

  6. Il fatto che alcuni dati, utili a fare chiarezza sulle cause del fenomeno, siano di fatto secretati mi sembra gravissimo.

  7. Sono molto deluso è dispiaciuto nel aver letto commenti non positivi relativi alla Senologia che era uno dei vanti dell’Ospedale di Cremona in grado di competere e superare le molte prestigiose strutture della Regione
    La perdita di eccezionali operatori radiologi/senologi di grande fama e professionalità,che hanno dedicato gran parte della loro vita al successo ed allo sviluppo della loro attività al servizio delle Donne,e le scielte errate di politica sanitaria,hanno sostanzialmente reso la struttura non più attrattiva

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