Germanista, insegnante, scrittore e giornalista: Giovanni Borsella, (a destra nella foto centrale) scomparso oggi all’ospedale maggiore di Cremona a 87 anni, riassumeva in sè le caratteristiche dell’enciclopedista classico nell’accezione illuministica del termine. Uomo di vasta cultura e di notevoli capacità intellettuali era dotato di grande umanità e di una profonda spiritualità. Aveva tenacemente sperato di superare tramite intervento chirurgico le carenze cardiocircolatorie che lo affliggevano da tempo ma per l’età avanzata l’operazione non è stata effettuata e il destino ha fatto il suo corso. Borsella è stato una persona originale in tutte le sue attività professionali a cominciare da quella di insegnante. Laureato in lingua e letteratura tedesca all’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato un docente al di fuori degli schemi, realmente alternativo. Ne sanno qualcosa i suoi ex studenti della scuola media Campi
ai quali non dava un determinato numero di pagine da studiare e su quelle li interrogava, giudicandoli in base a ciò che avevano appreso. Borsella indicava invece le fonti alle quali attingere spiegando perché le utilizzava. Non seguiva pedissequamente il programma, ma forniva un metodo di studio, comprendente il confronto tra le fonti e i testi e ricerche approfondite. Per lui la filologia non è stata lo strumento per conoscere l’origine delle parole, ma un percorso per apprenderne il significato che cercava anche attraverso le lingue antiche.
Padroneggiava il gergo giornalistico e il linguaggio cattedratico e giostrava tra i due con estrema disinvoltura. Dotato di spiccata vis polemica, affrontava temi e argomenti di cronaca da prospettive originali che spiazzavano il lettore. La sua vasta attività professionale l’ha portato a collaborare con varie aziende anche all’estero.
Fratello maggiore di Giovanni è stato don Egisto – vicario a Sant’Agata amatissimo dai parrocchiani quando parroco era monsignor Astori – che soffrì per l’incomprensibile trasferimento a Solarolo Rainerio e morì prematuramente, Giovanni ha sempre avuto in Egisto un approdo sicuro nel suo complesso percorso di fede. Guardando la controfacciata del Duomo, dove campeggia il dipinto raffigurante la crocifissione, ai visitatori tedeschi spiegava che la crepa nel terreno e l’apertura di un abisso, abgrund in tedesco, simboleggiano il male, che è senza fondamento. E la fede è la ricerca del fondamento.. La morte di Cristo e lo spaccarsi della terra segnano la cesura tra il bene e il male.
‘Abito in via Cadore e ho insegnato tedesco ai miei allievi di Cremona per tanti anni – ha scritto sul settimanale Mondo Padano -. Il bambino nel bel mezzo della foto sono io. Siamo nel 1942. A quei tempi c’era la guerra e abitavamo in un paesino tra Cremona e Mantova, Cividale, frazione di Rivarolo, sede di una fara, il corpo di spedizione militare longobardo. Infatti il patrono di Cividale è Santa Giulia, una santa longobarda. «Nel 1942 Mussolini venne a Mantova e ricevette solo dieci donne che avevano i mariti in Africa. Mia mamma era una di loro. Quattro giorni dopo essere stata ricevuta da Mussolini venne messa al corrente del fatto che mio padre (al quale avevano già fatto fare la prima guerra mondiale) era stato preso dagli inglesi per l’ennesima volta: era stato catturato sei volte, ma evase altrettante. Fu salvato dai neri che gli volevano bene, aveva imparato lo swahili, e imbarcatosi sulla Caio Duilio, circumnavigò l’Africa (Capo di Buona Speranza, da Suez non passavi più) per tornare a casa’.
Il funerale di Giovanni Borsella sarà celebrato alle 11 di martedì 31 gennaio nel Duomo di Cremona.
Una risposta
È stato un faro per diverse generazioni, un maestro generoso che, oltre a regalarti il suo sapere, ti seguiva per fartelo metabolizzare. Uomo di fede senza compromessi.
Un grande esempio per tutti.
R. I. P.