Piergiorgio Frati ha concluso la sua parabola terrena mercoledì scorso alla casa di cura San Camillo e oggi al Polo della cremazione di Cremona ciò che resta delle sue umane spoglie giacerà in un’ urna cineraria che sarà interrata al cimitero di Casalbuttano accanto alla lapide della madre persa quand’era in fasce e del figlio prematuramente scomparso. Ci ha lasciato un personaggio eclettico, uomo di vasta cultura, alla soglia dei 91 anni. Era nato nel 1933. Ventunenne, da privatista, mentre era studente liceale aveva frequentato il Conservatorio di Parma diplomandosi col massimo dei voti, la lode e la menzione speciale del ministero della Pubblica Istruzione. Allievo di Carlo Lonati, nel 1955 è titolare di Pianoforte principale e Storia della musica all’Istituto Folcioni e dal 1959 incaricato di Pianoforte all’Istituto magistrale Albergoni di Crema. Dotato di tecnica poderosa e raffinatissima, unita a un impetuoso temperamento, intraprende la carriera concertistica con vasto consenso di pubblico e di stampa. Ama però anche il giornalismo: scrive articoli di critica musicale e inizia la collaborazione col giornale La Provincia dove viene assunto alla fine del 1962 come praticante giornalista e percorre le tappe di una carriera culminata con l’incarico di caporedattore assegnatogli nel 1989 dal direttore Francesco Tartara. Cura per anni la pagina della Cultura e il settore Interni ed Esteri, insieme col vicedirettore Vittorio Paloschi e i redattori Gian Paloschi e un giovane Gianpiero Goffi. Colto, acuto, ironico, il Maestro come lo chiamavano noi giornalisti, i tipografi e le segretarie, fraternizza coi colleghi ed è incline allo scherzo pur mantenendo un naturale distacco. L’immancabile sigaretta infilata nel bocchino, il modo di fare compassato diventano tratti distintivi e inconfondibili, sul lavoro e nelle frequenti conviviali coi colleghi. In una di queste occasioni, il 3 settembre 1984, gli giunge al telefono una notizia terribile: il figlio primogenito Paolo, 19 anni non ancora compiuti, neodiplomato al liceo scientifico Aselli, si scontra con un camion in via Zaist mentre è alla guida della sua Innocenti De Tomaso che si schianta poi contro un albero. Il ragazzo giunge in coma agli Spedali Civili di Brescia. Sei mesi e cinque giorni dopo il cuore del giovane Frati si ferma. Il ritorno alla vita di tutti i giorni per Pier, la moglie Prassede e di riflesso il secondogenito Stefano è non meno difficile del calvario dei mesi trascorsi tra Cremona e il capezzale del figlio. Sorretto da un carattere non comune, Pier trova nel lavoro e nella famiglia la forza per ripartire.
Nel ’92 torna sul palco al pianoforte in un applaudito concerto al Cittanova insieme con la Camerata. Coltiva i suoi interessi e le amicizie. Nel 1995 lascia il giornale per la pensione. Affronta serenamente e supera le malattie che lo colpiscono in anni recenti: un tumore, l’intervento chirurgico, la chemioterapia, una polmonite, il covid. Conserva lucidità sino alla fine e dispone puntigliosamente le sue ultime volontà. Chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene, sa che la sua avventura terrena non poteva non finire così.