Attilio Fontana e Letizia Moratti abbandonano l’ipocrisia che ha velato tensioni e contrasti rimasti per mesi sotto traccia. Adesso che la rottura è ufficiale scaricano le responsabilità e si scambiano accuse. Nessuno crede che a spingere l’assessore alle dimissioni siano stati i provvedimenti contradditori sulla lotta al covid. Giuliano Pisapia, che conosce bene Moratti, sostiene che l’ex sindaco di Milano, da lui sfrattata da Palazzo Marino, s’è dimessa perché Fontana non le cederà la presidenza della Regione. Non ci sarà la staffetta promessa per convincerla ad accettare l’incarico in giunta regionale. E dal nuovo governo di centrodestra non le è arrivato uno straccio di proposta, non un ministero né un sottosegretariato. Ultimo smacco in ordine di tempo è stata l’opposizione di Beppe Sala a Moratti come amministratore delegato delle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Insomma Letizia Brichetto in Moratti cerca casa e chissà che non le offrano ospitalità Calenda e Renzi. Ma è inverosimile che ad allungarle uno strapuntino sia il Pd, come ha malignato Fontana dicendo che l’assessore uscente guarda a sinistra. E’ comunque singolare che a brindare dall’opposizione siano stati i soli grillini. Tra i due litiganti è facile prevedere che sarà un Fratello d’Italia a godere e a succedere a Fontana.
Moratti lascia e pochi la rimpiangeranno. In panchina era già pronto da tempo a rimpiazzarla Guido Bertolaso, nuovo assessore al Welfare. ‘Si occuperà esclusivamente dei bisogni dei cittadini a partire dagli interventi sulle liste d’attesa senza distrazioni politiche’ come invece faceva Moratti, ha lasciato intendere Fontana che plaude al ‘protagonista della campagna vaccinale in Lombardia e profondo conoscitore della macchina operativa della sanità lombarda’. Una macchina che spesso e volentieri si inceppa e che non è più un esempio da imitare per il resto del Paese. La medicina del territorio è ridotta ai minimi termini. La sanità pubblica è stata ridimensionata da politiche scriteriate a vantaggio di quella privata che adesso è pure in grave difficoltà.
Nel ringraziare il governatore per la fiducia accordatagli, Bertolaso ha dichiarato che si metterà subito all’opera per continuare il lavoro cominciato da Moratti. Si spera non a Cremona dove l’ex responsabile regionale della sanità ha lanciato il nuovo ospedale senza mai chiarire quali saranno i contenuti dell’ avveniristica struttura, accettata a scatola chiusa dall’Amministrazione comunale e da tutti i partiti, tranne il Movimento 5 stelle. Non pervenuti anche i sindacati, un tempo parte attiva nei processi decisionali su progetti che coinvolgono l’intera collettività e ora nemmeno invitati ai rinfreschi. Letizia Moratti non ha chiarito neppure un requisito fondamentale: se l’ospedalino che sostituirà il Maggiore sarà dotato di Dipartimento d’emergenza e accettazione di secondo livello. Ha lanciato messaggi contradditori perché ha sempre saputo che il Dea è destinato al Poma di Mantova, non a Cremona e non sono possibili doppioni.
Letizia Moratti ha sostituito all’assessorato al Welfare nel 2020 in piena pandemia Giulio Gallera, spinto all’uscita di scena da roventi polemiche. Sul suo congedo ha pesato anche una sollevazione popolare dei milanesi che non volevano la demolizione dell’ospedale San Paolo e la sua sostituzione con un nuovo nosocomio in altra zona periferica. La protesta culminò in un flash mob in piazza Duomo che creò parecchio imbarazzo in giunta regionale. Licenziato Gallera, il progetto del nuovo ospedale milanese è finito in archivio e a tempo di record sono stati finanziati con oltre 200 milioni di euro i lavori di messa a norma e ristrutturazione del San Paolo, coevo e gemello dell’ospedale maggiore di Cremona.
Bertolaso sa che cosa deve fare per contrastare il covid. Ha detto che vuole lavorare nell’interesse della collettività perciò sa anche che cosa deve fare a Cremona.
Vittoriano Zanolli
5 risposte
Speriamo che tutto ciò si avveri 👌
Dipenderà molto anche dalla nostra amministrazione locale e dagli interessi politici. Noi probabilmente non siamo a conoscenza di tutte le trame che si nascondono all’interno dei palazzi. Solo una piccola parte. Non credo proprio che Gallera sia stato licenziato all’indomani del flash mob in piazza del duomo a Milano. È molto più probabile che in quel momento alcuni interessi avevano cambiato direzione. Così speriamo succeda anche a Cremona. E sono d’accordo con la signora Busi: incrociamo le dita.
Gallera è stato congedato per la gestione sanitaria della fase pandemica, questo è chiaro. Ma è altrettanto vero che con la sua sostituzione è stato cestinato il progetto del nuovo ospedale San Paolo. Chissà che la storia non si ripeta con l’avvicendamento Moratti-Bertolaso.
Morto un papa se ne fa un altro, dice un vecchio proverbio; Bertolaso sa il fatto suo, ma temo che la “macchina “ politica gli impedirà di operare in modo appropriato. Naturalmente spero di sbagliarmi.
Molti speriamo in un “soprassalto” di saggezza, forse facilitato dal “ritorno” di un personaggio che. in materia di questioni “singolari”, (come è certamente la bizzarra ipotesi di “miniaturizzare” l’ospedale di Cremona), ha, per lo meno, molta esperienza da vendere! Proprio in questi giorni sto leggendo i ben due “volumoni” (ormai una rarità da bibliofili!) nei quali, all’inizio del secolo scorso, si discusse, con dovizia di argomenti e di documentazioni, la questione (allora si preferiva usare il termine “quistione”) ospedaliera, concludendo che la soluzione migliore sarebbe stata proprio quella, poi realizzata solo nel secondo dopoguerra, di edificare una nuova grandiosa struttura sui terreni della Cascina “Cà de’ guai” (dal curioso nome non proprio beneaugurante) in via Giuseppina. Niente a che vedere, in quei due volumoni, con i fascicoletti pubblicitari sino ad ora distribuiti a pochi intimi per convincere, almeno i cittadini cremonesi che più dovrebbero contare, della bontà della singolare proposta “minimalista” recentemente avanzata dalla dirigenza regionale!