Correva l’anno 1110 ed era la vigilia di Natale. Romanzo breve di Agostino Melega (Edizioni Cremona Produce) avvincente e ricco di storia locale del tempo. L’episodio è vero e riguarda l’assassinio dell’arciprete Dodo de’ Sismondi da parte di Gasparo Trussardo, durante la celebrazione della messa e proprio nel momento dell’eucarestia. Titolari del feudo erano i
conti di Bergamo ma di fatto a Soncino comandavano le quattro potenti famiglie dei valvassori: gli Alemanni, i della Palude, i de’ Francobardi, i Treviri. Tutto il racconto si snoda attraverso località, la maggiorparte ancora esistenti, attorno a Soncino, Cremona, Bobbio, Insula Fulcheria, Perino, Roncaglia, Gallignano, Villacampagna, Isengo, Ancarano, Pertinengo, Bevenengo, Falagiate, Bobbio, Val Trebbia, Monastero di S. Michele, Val Curiasca, Colline di Coli, Spineda,
Leno, S. Martino del Lago, Antegnate, Travagliato, Canossa.
Il prete si era reso inviso ai citati potenti locali per le sue idee avanzate di riforma a favore di tutta la gente locale in campo economico e sociale ma certamente ben lontano dal gesto estremo di uno squilibrato mentale. Ben oltre la questione sociale il nostro arciprete Dodo si era compromesso, scrivendo poesie d’amore, per un ragazzo analfabeta che era pazzamente innamorato di
una bella fanciulla, Beatrice della Palude, la quale però era lontanissima dal gradire le avances del furioso Tedaldo Ospinelli e si lamentava con la potentissima nonna Papianilla della Palude. Nonna Papianilla convoca il prete e propone una strana soluzione. La sorella di Beatrice, Matelda, per niente avvenente, è rimasta incinta, e non si sa di chi, e quindi l’idea è di organizzare un grande pellegrinaggio da Soncino al Monastero di San Michele, in altura a 11 chilometri da Bobbio, in modo da poter favorire l’unione di Matelda con Tedaldo, ovviamente dopo averlo informato della brutta situazione. Stranamente la cosa va in porto.
Qui entra in scena l’assassino Gasparo Trussardo, uomo d’arme e violento che viene escluso dal prete dal manipolo di armati che tutelavano il cammino dei pellegrini. Oltre che per l’esclusione, Trussardo era livido di rabbia contro il prete poiché nelle poesie d’amore si parlava
della luna nuda e del cinghiale in calore. Ovviamente un po’ tutti ritenevano che il vero innamorato non fosse il ragazzo ma l’arciprete stesso. Ulteriore motivo e certamente decisivo per il delitto era costituito dalla domanda, allora controversa tra i teologi stessi, se nell’eucarestia fosse presente o meno il corpo di Gesù. Insomma tutti questi fattori diventano decisivi, proprio nel momento dell’Eucarestia e scatenano l’impulso irrefrenabile di Trussardo che uccide il
prete con una coltellata alla gola.
Grande esperto di storia medievale, Melega si avvale anche di copiosa biliografia, italiana e straniera, soprattutto citando Richard Kieckhefter, Alexander Murray e soprattutto Jacques le Goff, tutti grandi esperti di questo buco nero che è il medioevo.
Per chiudere di solito l’assassino viene svelato solo alla fine ma il Melega spiega subito l’arcano senza nulla togliere alla curiosità di leggere. Si vorrebbe che il romanzo non finisse mai.
Pietro De Franchi