Da più di tremila anni l’Alto Adige produce vino sia da uve bianche sia nere, ma purtroppo molti dei vitigni autoctoni sono andati perduti. Tuttavia, il Vigneto dell’Alto Adige dei Giardini di Castel Trauttmansdorff conserva una dozzina di vitigni autoctoni molto antichi come Blatterle, Fraueler, Gschlafene e Edelschwarze, di cui i giardinieri si prendono particolarmente cura per il loro valore storico. Infatti, un’infestazione o una malattia fungina per il Vigneto dell’Alto Adige potrebbe essere letale e per evitare ciò si ricorre a ricostituenti solo vegetali così da rendere le viti più robuste e resistenti.
Oltre alla conservazione degli antichi vitigni autoctoni, il Vigneto dell’Alto Adige assume il ruolo di testimone della cultura vinicola altoatesina anche per la riproduzione del metodo tradizionale di coltivazione della vite, la pergola, una struttura in legno formata da pali verticali in castagno e stecche orizzontali di abete rosso o larice. Su queste stecche, dette ‘cantinelle’, a una distanza di 30 centimetri l’una dall’altra vengono poggiate trasversalmente e fissate con rami di salice delle sottili assicelle di pino cembro che formano il tetto della pergola. Dopo il 1900 si è imposta gradualmente la coltivazione a spalliera, ma i tipici filari di pergole caratterizzano ancora oggi le aree dell’Alto Adige coltivate a vite e sono favorevoli soprattutto alla coltivazione della Schiava.