Cesare Zilioli, campione di canoa della Baldesio, nonché pioniere del canoismo italiano nel mondo, è stato ricordato con una celebrazione eucaristica in sua memoria alla parrocchia del Cristo Re. Erano presenti tutti i volti storici della canoa cremonese tra cui Cesare Beltrami e Oreste Perri. Hanno partecipato il consigliere del settore Canoa della Baldesio Riccardo Gualazzi, l’ allenatore Danio Merli e il collaboratore nonché ex consigliere ed ex compagno di barca di Cesare Zilioli alle Olimpiadi di Tokyo, Angelo Pedroni. Il ristorante della Canottieri Bissolati ha poi ospitato una conviviale con tutti i partecipanti.
Ma ecco un ricordo di Cesare Zilioli e della sua esperienza sportiva tratta dal libro “Pagaiare per la Baldesio, 50 anni di canoa 1960-2010” di Maurizio Mondoni
“Arrivai in Baldesio nel 1962 e vinsi subito a Castelgandolfo, gareggiando per tre giorni di fila, 5 titoli italiani, 1 argento e un bronzo. Fu un grandissimo risultato per una squadra nuova e totalmente inesperta come la nostra. L’impatto in società non fu facile, trovai pochi atleti ma tanto entusiasmo. Non mi persi d’animo e decisi di aiutarli a crescere, vogando con loro e insegnando loro la tecnica corretta. Mi emozionavo nel vedere i loro miglioramenti e i loro progressi che permisero alla Baldesio di ottenere vittorie su vittorie. Arrivai a provare una gioia immensa quando negli anni successivi alcuni di loro arrivarono persino alle Olimpiadi, il punto più alto della carriera di un atleta. Grazie ai miei consigli crebbe anche Alberto Rota, tecnico che stava muovendo i suoi primi passi come allenatore. Rota seguiva con umiltà le mie indicazioni e assorbiva come una spugna i metodi e i programmi di allenamento. Rota è sempre stato una bravissima persona, un uomo disponibile e sempre pronto a “farsi in quattro” per i ragazzi e per il settore Canoa della Baldesio.
Negli anni ’60 continuammo a vincere titoli italiani in serie, anche se i primi tempi utilizzavano canoe… preistoriche, di legno con la tela sopra. Ai campionati italiani dovevamo farci prestare il K4 per gareggiare, eppure con quelle pagaie facevamo già 120 colpi al minuto. Mi sono sempre divertito ad andare sul Po. Tutti si stupivano delle magie che facevo in piedi sulla canoa, ma tutto questo è dovuto alla mia sensibilità in barca.
Conoscevo tutti i segreti del fiume, le scie, le correnti e sapevo tenere l’equilibrio su ogni imbarcazione. Più di una volta mi tuffavo in acqua e riemergevo dopo 10 minuti quando tutti mi credevano annegato, invece, respiravo sotto la canoa.
La vittoria più bella fu proprio la prima a Castelgandolfo nel 1962 quando sbancammo tutto, ma ricordo con piacere tutte le altre. Angelo Pedroni fu il compagno di squadra che ebbe i maggiori risultati. Ragazzo serio e determinato, ha raggiunto l’Olimpiade per merito suo. Mi ricordo i suoi primi allenamenti in inverno con la riva ricoperta di neve, io in Lambretta con il bastone in mano e lui in Po a imparare.
Quando cadeva in acqua lo tiravo a riva con il bastone e lui imperterrito risaliva e continuava a vogare nonostante il freddo. Non ha mollato: questo si chiama carattere. Ricordo con piacere anche Giuseppe Galletti, un personaggio tutto particolare, amante del divertimento e delle donne, ma forte e deciso quando saliva in barca”.