Area di interesse 1: elettricità senza emissioni di carbonio
L’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) prevede un fabbisogno di elettricità sempre più elevato, in particolare nei mercati emergenti. Nei prossimi 20 anni, in molti Paesi l’energia eolica e solare sono destinate a diventare le fonti di elettricità più accessibili. Di conseguenza, si stima che nel 2040 il vento e il sole copriranno circa il 40% di tutta la produzione di elettricità, contro il 6% del 2017.
Inoltre, quanto alla produzione globale di energia a partire dal carbone, è previsto un calo dal 39% del 2017 al 5,5% entro il 2040. A beneficiare di questa transizione saranno molto probabilmente le aziende leader nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nello stoccaggio di elettricità. L’AIE stima altresì che la quota della produzione nucleare aumenterà, dal momento che i mercati emergenti vogliono optare per una fonte di elettricità affidabile e competitiva, che possa rimpiazzare le centrali elettriche a carbone e a lignite.
Area di interesse 2: trasporto sostenibile
L’industria stradale, ferroviaria, aeronautica e quella marittima sono responsabili di circa il 23% delle emissioni del settore energetico a livello globale. Non c’è da stupirsi dunque se sono sotto esame. In questo ambito si registrano anche sviluppi positivi, basti pensare all’elettrificazione delle propulsioni e alla svolta verso combustibili nonché fonti energetiche più sostenibili, quali il gas naturale, il biocarburante e in particolare l’idrogeno, la cui straordinaria ascesa non è passata certo inosservata all’AIE. Mentre l’idrogeno sembra promettere bene per la riduzione delle emissioni di carbonio, soprattutto nel trasporto a lunga percorrenza e nella fabbricazione di sostanze chimiche, ferro e acciaio, si avverte d’altro canto il bisogno di investimenti infrastrutturali aggiuntivi e di un cambiamento normativo.
Oltre al comparto dei veicoli elettrici, si vuole raggiungere un trasporto aereo elettrificato e un trasporto marittimo merci più pulito. Lo sviluppo di soluzioni energetiche da fonti rinnovabili per l’industria navale, come ad esempio la costruzione di pannelli solari negli oceani per ridurre le emissioni delle imbarcazioni, continuerà dunque a registrare interesse.
Il tasso medio di crescita annuale della concentrazione di CO2 in atmosfera dal 2016 al 2020 è stato di 2,6 ppm, ma quello, pur di una sola giornata, di 4,27 ppm preoccupa. Infatti, basterebbe un aumento medio annuo di 3,5 ppm per arrivare nel 2030, fra soli 10 anni, prossimi a quelle fatidiche 450 ppm che la comunità scientifica indica come limite da non superare per contenere un aumento delle temperature ancora gestibile entro i +2° C rispetto al 1880, anno in cui il metodo per la misurazione delle temperature è stata codificato.
Il 1880 è il primo anno su cui abbiamo dati affidabili sulle temperature mondiali.
Nel quinto rapporto di valutazione del ministero dell’Ambiente, per il quale i contributi dei vari gruppi di Lavoro sono stati pubblicati tra il 2013 e il 2014, si sottolineava come per avere qualche probabilità di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2°C, fossero necessarie misure drastiche e immediate di riduzione delle emissioni. L’aumento delle conoscenze scientifiche ha permesso di determinare che il mantenimento di una concentrazione di gas serra in atmosfera pari a 450 ppm CO2-eq garantirebbe di contenere l’incremento delle temperature globali sotto i +2°C rispetto ai livelli preindustriali con una probabilità superiore al 66%.
Si calcolava che per mantenere l’incremento delle temperature medie globali rispetto al periodo preindustriale in un range tra +2.0 e 2.4°C, le concentrazioni di gas serra in atmosfera dovrebbero rimanere entro le 445 e le 490 ppm CO2-eq. Venivano quindi stimati i livelli emissivi a cui i Paesi Annex I (Paesi industrializzati ed economie in transizione), ovvero cosiddetti sviluppati, tra cui l’Italia, si sarebbero dovuti attenere per non superare le 450 ppm.
Benito Fiori
(per ABC – Ambiente Bene Comune – La Rete)
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