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Stop al biometano ma avanti tutta sull’inceneritore che sarà potenziato

27 Settembre 2024

Convitato di pietra, il termovalizzatore incombe e condiziona il confronto politico sulle politiche energetiche di Cremona. Destra e sinistra siedono al tavolo di gioco, ma il mazzo è in mano ad A2A che dell’impianto è proprietario. ”Colà dove si puote ciò che si vuole” non scopre le carte, almeno in questa fase,tuttavia una serie di indizi forniscono possibili prove. Esaminiamo i fatti più recenti.

Archiviato il progetto dell’impianto di biometano in via San Rocco, la maggioranza nel Comune di Cremona, costretta all’angolo  dall’opposizione e divisa al suo interno sul futuro dell’inceneritore, prova a ricompattarsi con un ordine del giorno che sarà discusso lunedì prossimo in Consiglio comunale, contrapposta a quella presentata dalla lista civica ‘Novità a Cremona’, capogruppo Alessandro Portesani, sulla quale converge l’opposizione di centrodestra.  Questo atto politico scaturisce dal timore di un travaso di voti in Consiglio da sinistra a destra, dall’una all’altra mozione.

Il titolo della mozione del centrosinistra è ambizioso: ”Piano d’Azione per lEnergia Sostenibile e il Clima”. Dopo un ampio prologo dedicato agli scenari globali e alle prospettive determinate dal cambiamento climatico, il documento affronta la situazione locale: ”Il Comune di Cremona, insieme al Gruppo A2A, Aem Cremona Spa e Padania Acque Spa – recita il testo – ha avviato un tavolo di confronto territoriale con l’obiettivo di definire un nuovo ciclo energetico e ambientale per la cittàQuesto processo mira a rinnovare e superare il precedente modello, garantendo una risposta adeguata alle future esigenze della comunitàIl progetto ha incluso l’elaborazione di vari scenari di trasformazione e innovazione con un orizzonte temporale di lungo periodo, suddivisi in due categorie in base alla loro fattibilità economica e ambientale. Il pacchetto complessivo degli investimenti, che supera i 100 milioni di euro, permetterà di trasformare radicalmente il ciclo energetico ambientale di Cremona’. Gli interventi prospettati seguiranno i  principi dell’economia circolare, puntando alla decarbonizzazione, alla riduzione dell’inquinamento, all’aumento dell’efficienza e alla promozione della transizione energetica”

Fatta questa premessa, la mozione firmata dai consiglieri comunali Roberto Poli, Riccardo Merli, Andrea Segalini e Rosita Viola entra nel merito delle scelte da effettuare partendo dalla nota più dolente: ”Il sistema di teleriscaldamento necessita di miglioramenti tecnici relativi alla configurazione impiantistica volti a incrementare le performances e a diminuire perciò l’impatto ambientale a parità di servizio erogato. Alla luce di questa esigenza si era avviato con A2A un percorso finalizzato alla creazione di un parco dell’economia circolare. L’impianto di biometano era un tassello di tale progetto, posto che il biometano, come sostiene Legambiente rappresenta una grande opportunità per l’economia circolare e per la lotta alla crisi climatica e comporta notevoli vantaggi ambientali su più fronti. Tuttavia l’insediamento dell’impianto di biometano doveva necessariamente prevedere una grande attenzione in relazione al rapporto con il contesto urbano nel quale era previsto e le ricadute sul territorio e sui cittadini affinchè il bilancio ambientale risultasse complessivamente positivo. Gli esiti della Conferenza dei Servizi nella procedura della Valutazione di Impatto Ambientale hanno evidenziato con il rigore dovuto numerosi elementi di criticità”

Colpiti da amnesia, i firmatari della mozione dimenticano che le criticità certificate dalla Conferenza dei Servizi erano state anticipatamente documentate dal Comitato BiometaNO al quale l’Amministrazione comunale di Cremona guidata dal sindaco Gianluca Galimberti (suo vice Andrea Virgilio) non ha prestato ascolto, facendo propria l’arrogante narrazione di Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A che aveva liquidato la protesta dei cittadini residenti in zona con la sindrome Nimby. Si è poi dimostrato che l’opposizione al progetto era motivata da validissime ragioni, non dalla pregiudiziale ostilità verso impianti che incombono sulle abitazioni.

Un’Amministrazione comunale rispettosa dei cittadini avrebbe dovuto verificare preliminarmente l’impatto della centrale per la produzione di biometano su una zona provata da altri insediamenti, in primis l’inceneritore, e per di più all’interno del Parco di interesse sovracomunale del Po e del Morbasco.

Il potere economico e di condizionamento politico di A2A ha avuto il sopravvento sulla voce della gente per cui oggi i consiglieri di maggioranza riconoscono che ”non è accettabile prevedere in quel comparto… nuovi impianti anche alla luce di salvaguardare le finalità stesse del progetto Cremona 20 – 30”.

E adesso che la Conferenza dei servizi ha rispedito al mittente lo sciagurato progetto dell’impianto di biometano in zona San Rocco, i consiglieri del centrosinistra riconoscono che ”il tema dell’energia richiama più che mai l’importanza della democrazia locale e del pieno accompagnamento della cittadinanza su tematiche complesse che hanno una sostanziale ricaduta nei territori.

Incassati autogol e figuracce, la maggioranza affronta oggi il tema dell’aggiornamento del  il PAESC, il Piano d’Azione per lEnergia Sostenibile e il Clima che risale al 2012  ”promuovendo la transizione verso un modello di sviluppo basato sull’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni e l’integrazione di energie rinnovabili, in linea con gli obiettivi europei e globali di sostenibilità e decarbonizzazione”

La mozione impegna la maggioranza in Consiglio a ”proseguire le interlocuzioni con A2A per aggiornare il progetto Cremona 20 -30 con particolare attenzione all’importanza di alcune progettualità inserite nel progetto stesso, come per esempio il recupero del calore del depuratore dalle acque reflue, calore derivante dalle attività di depurazione, che oggi si disperde nell’ambiente, come fonte per il teleriscaldamento; una soluzione che permette di risparmiare circa 20.000 tonnellate di CO2 all’anno, coprendo il 50% del fabbisogno di calore del teleriscaldamento per cui era previsto un investimento di 11 milioni di euro nell’area attigua al depuratore di Padania Acque”. 

Ed ecco il nodo cruciale che l’Amministrazione comunale deve sciogliere: ”Come ha recentemente dichiarato il Sindaco, non è pensabile prevedere nel comparto di San Rocco un nuovo impianto di biometano senza avere una chiarezza di intenti di A2A rispetto alle prospettive del termovalorizzatore e senza un disegno organico dell’intero comparto”.

In altre parole, che intende fare dell’inceneritore di Cremona A2A, che ne è proprietaria e dal quale trae lauti profitti?

La risposta è contenuta nel documento “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit” presentato lo scorso 6 settembre da A2A a Cernobbio.

La multiutility bresciano-milanese illustra ”un pacchetto d’investimenti da 270 miliardi di euro per rendere possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane entro il 2050, attivando una serie di leve tecnologiche e di servizio già oggi disponibili e riducendo le emissioni delle città di oltre il 50%”.

”Il Rapporto – recita il documento – ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini. Sono stati inoltre approfonditi i casi di 7 città italiane in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza”.

Si tratta di 10 miliardi di investimenti l’anno sino al 2050. Non è scritto nel documento redatto dallo Studio Ambrosetti, ma dato che il termovalorizzatore è la gallina dalle uova d’oro per A2A a Cremona, è logico ipotizzare non solo il revamping, cioè il rinnovamento di un impianto obsoleto, ma il suo potenziamento. Ad oggi è un’ipotesi, ma tutto lascia pensare che sia in corso una trattativa in questo senso tra l’Amministrazione comunale e A2A.

Cremona, al terzo posto sul podio della vergogna dell’Unione Europea per la pessima qualità dell’aria, è destinata a incenerire i rifiuti di mezza regione e a sopportarne le conseguenze ambientali e le morti premature causate dalle malattie respiratorie?

Uno scenario apocalittico, ma realistico.

 

Vittoriano Zanolli

Sotto il link del documento di A2A

https://www.gruppoa2a.it/it/media/comunicati-stampa/ambrosetti-sostenibilita-urbana-decarbonizzazione-elettrificazione-innovazione

2 risposte

  1. Caro Vittoriano Zanolli nel suo articolo c’è tutto e il contrario di tutto. Non perché questo tutto che lei descrive sia il suo pensiero, ma perché a Cremona e non solo da molto tempo, forse da sempre, si perseguono politiche, soprattutto ambientali, che vogliono accontentare tutti e credono con questo di contribuire a risolvere in pochi anni la fine imminente che arriverà prima che tardivi ripensamenti vengano decisi e attuati (vedi le sempre più frequenti distruzioni dovute alle piogge nella regione a noi confinante, o alla desertificazione della Sicilia e altre regioni meridionali)
    Ed ecco che come sempre associazioni paludate e pseudoambientali, dopo che è assodato che il metano è un fortissimo inquinante, molto di più che la CO2, della quale sembra costoro solo si occupano, se ne escono difendendo di fatto gli impianti industriali per la produzione dl biometano e nulla dicono da sempre sull’incenerimento dei rifiuti per mezzo di inceneritori sorti ovunque in Italia. Meglio è navigare lungo la nostra penisola e testare l’acqua marina per poi piantare qualche bandiera blu che attesti la “salubrità” dell’acqua. Non si curano, con altrettanto clamore e pubblicità, di denunciare chi e cosa è causa dell’inquinamento nei fiumi e poi nei mari. Solo “auspicano”….
    Per quanto riguarda l’impianto di biometano in zona San Rocco, e la pantomima che si sta creando dopo la decisione, per me ancora non definitiva, di non costruire l’impianto …. in cambio sembra di un raddoppio o più della potenza dell’inceneritore per poter “scaldare l’acqua” del teleriscaldamento, voglio aspettare quanto verrà discusso e forse deciso (?) lunedì in consiglio comunale a Cremona.
    Mi basta per ora, e avanza, quanto viene da lei citato delle dichiarazioni di consiglieri del centrosinistra “il tema dell’energia richiama più che mai l’importanza della democrazia locale e del pieno accompagnamento della cittadinanza su tematiche complesse che hanno una sostanziale ricaduta nei territori”. Che coraggio e che spudoratezza. Forse qualcuno di loro ha dimenticato il referendum degli anni ’90 dove i cittadini cremonesi hanno bocciato la costruzione dell’impianto dei rifiuti solidi urbani ? Se c’è stato un ripensamento, come dicono di aver avuto in merito all’impianto industriale di biometano in zona San Rocco, me ne compiaccio, e chiedo a loro di essere coerenti e conseguenti promuovendo, se non sono certi di decidere d’imperio, ma di rimettersi “democraticamente” alla decisione di un referendum sull’ampliamento degli inceneritori o su una alternativa ad essi… questa per me è una procedura logica e scientifica: valutare, se ancora non è stato fatto, e sarebbe gravissimo, se ci sono alternative prima di tutto ad usare il calore degli inceneritori per l’acqua del teleriscaldamento, e non trovando loro o non accettando loro ciò che qualcuno potrà proporre, valutare se continuare l’uso, o peggio l’abuso, nel caso si voglia estendere la rete del teleriscaldamento.
    grazie

  2. Puoi mettere in busta chiusa la previsione: aumento della capacità di combustione dell’ inceneritore a 130/140mila tonnellate annue con una nuova camera di combustione. Revamping con passaggio ad ultima generazione e autorizzazione di altri 20/30 anni in mano.
    Ciò ovviamente insieme ad A2A (o Aprica di turno) che nel 2025 vince la gara dei rifiuti oggi in capo a Casalasca Servizi (Mara Pesaro già piazzata nel cda a controllare i movimenti) con 40 comuni soci.
    Come compensazione spegnimento dell’impianto a biomasse.

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