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Area Donna, esplode la rabbia: benefattori in rivolta

30 Marzo 2022

La locandina che annunciava l’incontro di oggi pomeriggio nella sala Quadri del palazzo comunale di Cremona era eloquente: mancava il nome di Giuseppe Rossi che infatti non s’è presentato, come da copione. In assenza dell’unico, vero interlocutore del comitato per il salvataggio dell’Area Donna, dagli scranni abitualmente occupati dai consiglieri comunali sono partite raffiche ad alzo zero contro il direttore generale che era mancato anche al precedente incontro. La manifestazione dell’8 marzo in largo Priori davanti all’ingresso dell’ospedale maggiore e i due successivi appuntamenti in Comune si sono risolti con nulla di fatto sotto il profilo operativo, ma sono serviti a chiarire che cosa sta accadendo all’interno della Breast Unit.  Quando all’ideatore e fondatore Alberto Bottini non è stata data dall’allora direttore generale Camillo Rossi l’opportunità di continuare a operare a Cremona, si poteva immaginare che cosa sarebbe accaduto: mancata sostituzione del responsabile, radiologhe messe in condizioni d’andarsene, un anno d’attesa delle pazienti oncologiche per una visita, esodo dell’utenza verso lidi più sicuri.   Nel frattempo Bottini veniva invitato a collaborare con l’Humanitas di Milano dopo un breve passaggio all’Oglio Po. E alla radiologa Maria Bodini. costretta a fuggire dalla Breast Unit. veniva affidata la responsabilità del reparto alla Poliambulanza di Brescia. Una Caporetto nell’ambito delle terapie tumorali per l’ospedale maggiore di Cremona visto che anche il progetto del Cancer Center è tramontato. In compenso la politica locale ad ogni livello, fatta eccezione per il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia si bea della nascente ottava meraviglia del mondo, il nuovo ospedale (ospedalino) così battezzato dal sindaco di Casale Cremasco ed editorialista Antonio Grassi.

La direzione ospedaliera ha delegato all’incontro con le donne un gruppo di medici che in quanto tali difettano di qualsivoglia potere decisionale, ‘capitanati’ da Rodolfo Passalacqua in pensione dallo scorso dicembre. La platea aveva tutte le ragioni di sentirsi presa in giro e ha reagito con veemenza. Ma non si è trattato di uno sfogo fine a se stesso. Al contrario. Dagli interventi sono emersi delusione e livore ma anche fatti finora sottaciuti. Ha rotto gli argini Marina Zanotti che in veste di presidentessa del Rotary Club Visconteo nel 2016 ha finanziato i lavori al quarto piano del monoblocco  per realizzare locali riservati solo alle donne. La rabbia è tracimata con lo sfogo del presidente dell’associazione per la ricerca oncologica Arco, Matteo Tedoldi, che  ha sostenuto Area Donna sin dai tempi di Bottini. Arco ha raccolto in 12 anni quattro milioni di euro spesi per l’acquisto di strumentazione idonea ad alleviare il disagio provocato dalle terapie. C’è riuscita grazie a sponsor che adesso scappano perché non vedono più realizzati i progetti, ha spiegato il presidente. L’attacco al direttore generale, ‘che aveva promesso che non avrebbe ridimensionato il reparto’, è stato frontale. Non meno pesante l’invito alla dirigenza ‘ad assumersi le sue responsabilità’.

E’ stato chiamato in causa anche il sindaco di Cremona. L’ha fatto Paola Tacchini, cofondatrice del comitato pro Area Donna, che ha rilanciato la richiesta del sindaco di Gerre de’ Caprioli Michel Marchi al suo collega Gianluca Galimberti di convocare l’assemblea dei sindaci dell’Ats Valpadana prima che i giochi siano fatti (se già non lo sono) e Area Donna e la Breast Unit facciano la fine della Terapia intensiva neonatale, trasferita da Cremona alla Poliambulanza di Brescia a esclusivo vantaggio della sanità privata. Spetta al sindaco di Cremona, in quanto massima autorità sanitaria cittadina, avere chiarimenti e risposte ai dubbi che il progetto del nuovo ospedale (e la demolizione di quello esistente) sollevano nell’opinione pubblica. Spetta al sindaco di Cremona ricevere dalla dirigenza dell’ospedale chiarimenti e risposte che il comitato pro Area Donna non ottiene. Galimberti, se ci sei batti un colpo.

 

Vittoriano Zanolli 

 

 

 

 

 

2 risposte

  1. In Regione Lombardia i front office men sono una categoria di rilievo ad iniziare dal Presidente per finire al direttore generale Rossi. Hanno il compito di realizzare i progetti di chi comanda veramente, persone o lobby che siano e la sanità fa tanta ma tanta gola ai privati.

  2. I malumori attorno ad Area Donna e altri noti dissapori nel nostro ospedale sono figli della stessa contraddizione. Gli operatori sanitari, a diverso titolo, sono tutti dipendenti dell’ospedale mentre il Direttore Generale fa riferimento in solido alla Regione. Due amministrazioni diverse e due visioni differenti dello stesso problema: da un lato gli operatori sanitari (e, segnatamente, i dirigenti medici che, nonostante la dizione, non dirigono nulla) che hanno a cura la salute del paziente, dall’altro il Direttore Generale che cura se stesso e le sorti della Regione. Fin tanto che non si troverà un bilanciamento fra questi due ruoli, fin tanto che la politica non andrà a braccetto con le reali esigenze di una comunità, ai problemi di Area Donna se ne aggiungeranno altri che troveranno uno specchietto per le allodole oggi nel nuovo ospedale, domani chissà per cosa.

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