Arte moderna, la Collezione Iannaccone approda a Palazzo Reale

9 Marzo 2025

Si intitola “Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli” la mostra inaugurata giovedì scorso a Palazzo Reale a Milano, ed è certamente l’evento di arte contemporanea milanese del mese.

All’avvocato Giuseppe Iannaccone mi lega un rapporto di stima e affetto che dura dal 2018, anno in cui grazie alla sua generosità Cittadella degli Archivi realizzò la sua prima mostra, e ammetto quindi di esser felicemente di parte. 

Iannaccone aveva già esposto la sua collezione più importante, quella splendida dell’arte italiana tra le due guerre mondiali, alla Triennale nel 2017 con grande successo, ma questa esposizione ha un valore in più e non solo perché è a Palazzo Reale, il polo espositivo più importante di Milano voluto da Philippe Daverio e cresciuto da Domenico Piraina e in cui negli ultimi 30 anni è passata tutta ma proprio tutta la storia dell’arte, dai Goti agli Impressionisti fino al super contemporaneo.

E proprio il super contemporaneo è l’oggetto prezioso ed elegantissimo fi questa mostra, che la rende così speciale e unica: stavolta Iannaccone espone la sua “altra” collezione, quella di arte supercontemporanea composta tutta di artisti viventi, alcuni tra i più famosi al mondo e altri invece giovanissimi di talento che l’avvocato ha scelto negli anni con  consueti  intuito, generosità e gusto eccellente.

L’allestimento non poteva che essere elegantissimo come nello stile personale del suo proprietario: uno splendido viola purpureo  ha invaso tutte le sale della esposizione dando un tocco di raffinato dandismo che ricorda le esposizioni vittoriane  londinesi di fine 800, vincendo a pieno titolo la rischiosissima sfida dell’impatto con le tantissime opere di arte contemporanea abituate sempre e solo ad essere esposte sul bianco più neutro e minimalista.

E invece quel pretenzioso viola alla Luigi Ontani avvolge come un prezioso velluto la vivacissima rassegna di grandi fotografie, sculture, installazioni,  carte e tele che Iannaccone ha collezionato in numero e qualità davvero impressionanti in questi anni. 

Chi scrive conosce benissimo ciascuna delle opere, frequentando da anni lo studio dell’avvocato dove vengono esposte regolarmente a rotazione, ma averle potute osservare tutte assieme in sale separate per temi, stili o autori è stata una esperienza davvero appagante, a conferma che una collezione ben fatta è sempre estremamente più potente dei capolavori che può contenere. Poter ammirare una collezione privata contemporanea, con il suo proprietario e ancora in espansione è una delle maggiori fortune che possa avere un appassionato d’arte, specie in tempi come i nostri dove l’arte è stiracchiata tra i due estremi delle gallerie private commerciali e gli statici musei tradizionali, i quali peraltro traggono spesso origine proprio dalle secolari collezioni aristocratiche.

Una collezione contemporanea è un viaggio ragionato eppure affascinato e istintivo nelle sinapsi frenetiche ed incontrollabili delle società che viviamo, in quel tempo così difficile da capire nel suo  cascarci addosso ogni giorno, e che come scriveva René Char è un bambino vivente con tre mani che gioca assieme a noi e che si chiama Il Presente.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

 

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