Lunedì 13 novembre a Cremonafiere si è tenuta l’assemblea dell’Associazione industriali della nostra provincia. Tema: Nell’occhio del ciclone, in sintonia con il giorno tredici, numero infausto per superstiziosi. Rappresentazione della morte nei tarocchi. Segno distintivo di una serie di pellicole horror.
Diversamente dagli organi d’informazione più attenti alle esigenze dell’Associazione, i meno accondiscendenti Cremona sera e Vittorianozanolli.it, non sono stati invitati ad assistere all’appuntamento.
È la logica del tifoso: chi non salta avversario è. In alternativa, è l’abbrivio verso il pensiero unico. Oppure la regola del padrone ottocentesco. Il sintomo di un autoritarismo latente.
Non è da escludere che siano interpretazioni farlocche. Eccessivamente severe e fors’anche cariche di pregiudizi.
Più realistica, pragmatica, certo più rozza, è la supposizione di un’incazzatura mal controllata dei vertici dell’Associazione nei confronti delle testate non allineate al pensiero dei vertici imprenditoriali. Di un giramento di coglioni provocato dallo scarso interesse dei due giornali corsari per il fascino, poco discreto e molto esibito, di alcuni frequentatori della sede di piazza Cadorna.
Non da scartare un’incontrollata e miope reazione di chi s’illude di essere il domatore del circo, ma è solo il guardiano delle gabbie. Di chi presume che al suo schiocco di frustra i figuranti si mettano in riga, ma al contrario restano al loro posto. Di chi ignora che in provincia, oggi non esiste un monopolio dell’informazione, ma è convinto dell’opposto. Di chi s’identifica con il Charles Foster Kane di Quarto potere: «Io sono un’autorità su come far pensare le persone», ma non è tanto potente per esserlo.
Al di là di queste considerazioni, rimane valido il principio che a casa propria ognuno invita chi vuole.
Esperienza e statistica inducono a credere che il copione dell’assemblea si sia mantenuto su binari già collaudati negli anni passati. Un rito ripetitivo e monotono. Salamelecchi e strette di mano. Al polso Rolex e omologhi. Pacche sulle spalle e tappeti di saliva per coloro che, qui e ora, contano, ma che potrebbero non essere gli stessi dell’anno precedente, né del prossimo. Così insegnano il burocratico pro tempore dei documenti della pubblica amministrazione e il saggio avvertimento sic transit gloria mundi. Fanno eccezione gli evergreen. I forever, che anche nel nostro territorio attecchiscono. I pochi che del dress code se ne fottono e non considerano le pubbliche relazioni uno degli scopi principali dell’esistenza.
Come in politica, tra gli imprenditori esistono quelli di serie A e di serie B. E pure quelli di serie C. Quasi tutti però si sentono dei Bill Gates o dei Jeff Bezos. Quasi tutti se la tirano una cifra. Quasi tutti ostentano il piglio di top manager. Quasi tutti smaniosi di raccontare del proprio successo imprenditoriale. Quasi tutti pronti a incazzarsi con la politica, ma altrettanto rapidi a piegarsi a 90 gradi davanti all’ultimo dei portaborse dell’onorevole di turno. O alla visita dell’assessore regionale, senza distinzione del colore e del peso nelle istituzioni. Disponibili ad accoglierli per una visita pastorale alle loro aziende con la deferenza riservata, in passato, alla madonna pellegrina.
Non mancano alcune – rare – fotocopie di Guido Micheli, l’industriale di Vacanze di Natale «Via Della Spiga, Hotel Cristallo di Cortina … 2 ore 54 minuti 27 secondi … Alboreto is nothing».
Defilati, quelli che decidono. I veri comandanti.
Un sergente sovrintende e coordina l’organizzazione dell’assemblea. Preoccupato di non deludere i datori di lavoro e dimostrare l’efficienza della macchina, cura i dettagli. Efficienza, che per postulato è nel patrimonio genetico dell’Associazione. E chissenefrega se un paio di mesi fa si è scoperto che il cremaschissimo presidente nazionale, dottore fino a quel momento, invece non era laureato. Poco male se non è possibile descrivere il contesto dell’assemblea di quest’anno. Non è un aspetto significativo della riunione. Non tale da impedire di commentare la relazione di Stefano Allegri, (nella foto centrale) il presidente locale in carica. Il video con l’intervento integrale si trova sul sito dell’Associazione. Un link con il testo del discorso è stato inoltrato ad alcuni soggetti nella mailing list degli affidabili. Ma i link inviati sono come il vento. Spesso arrivano ad indirizzi imprevisti.
Nella registrazione Allegri appare impeccabile. Elegante e controllato. Ritmo e pause giuste, ma monocorde. Notarile, viene difficile inserirlo nella categoria degli oratori. L’incipit della relazione, «La storia dell’Italia è storia di imprese! Perché è questo che noi rappresentiamo per il nostro Paese», è abbastanza ganassa per scaldare le truppe, ma è pronunciato privo del tono giusto. Della mimica e della gestualità che creano empatia. Pathos. Spirito identitario. Conferma il giudizio dello scorso anno (Vittorianozanolli.it, 13 novembre 2022): presidente, non leader carismatico. Fedele militante dell’Associazione, Allegri difetta del colpo vincente. Un po’ come i rappresentanti di aspirapolveri, di polizze assicurative, di prodotti finanziari che illustrano in modo preciso e comprensibile il prodotto. Che si ascoltano con interesse. Ma non risultano così convincenti da indurre all’acquisto.
Al presidente manca il quid – Berlusconi insegna – che fa la differenza, carenza che non intacca le sue indiscusse capacità imprenditoriali. Se ci troviamo nell’occhio del ciclone, la relazione non aiuta molto ad uscirne. È generica. È bigino e minestrone. Grigliata mista. È molto cedrata e poco red bull. Non mette le ali. Ricca di spunti, resta in superfice. Non si tuffa nel profondo. Lancia il sasso e si ferma. È toccata e fuga.
Il discorso si compone di venti cartelle divise in sei paragrafi, introduzione compresa. Somministrato alla platea in due tempi distinti, intervallati dalla passerella degli ospiti, affronta le sfide in corso. Quella interna al Paese. Poi le altre: l’Europea, la climatica ed energetica, la demografica. La pace.
La nostra provincia ne esce alla grande: in molti comparti fa meglio dei dati nazionali. Tra questi l’indice di vocazione industriale e la propensione all’export. La disoccupazione al 5 per cento, contro il 9,5 nazionale. Poi, immancabile il pianto. «Siamo l’ancora di salvezza su cui tutti contano, che tutti decantano, per cui nessuno fa davvero il necessario».
Poveri imprenditori. Una raccolta firme e una colletta potrebbero aiutarli.
L’Europa è matrigna. Decide il 70 per cento delle leggi che diverranno nazionali. Discrimina sugli aiuti di Stato: «750 miliardi che hanno favorito i Paesi più ricchi e meno indebitati, quindi Germania per il 50 per cento, Francia per il 25».
Una vergogna, d’accordo, ma perché Allegri non chiede lumi sul disastro agli europarlamentari italiani e tra costoro a quello eletto in provincia di Cremona?
«La Politica (la P maiuscola è nel testo originale, ndr) vera – sottolinea Allegri – quella a cui auspichiamo, è quella che, definiti gli obiettivi, si occupa di sostenere la scienza svolgendo un compito di indirizzo e di stimolo verso l’economia reale! Finanziando in modo costruttivo la ricerca, la ricerca applicata e quindi il trasferimento tecnologico, perché la neutralità tecnologica possa definire la strada più concreta e percorribile. Esattamente quello che sta succedendo negli Stati Uniti con l’Inflaction Reaction Act e con il Chips Act, mettendo in campo risorse enormi a favore dello sviluppo sostenibile e senza pesare sulle tasche dei singoli cittadini» (pagina 7).
Se questa è la politica vera e auspicata dagli imprenditori non usciremo mai dall’occhio del ciclone. Precipiteremo in un vortice. In un triangolo delle Bermude che non lascia scampo. Durante l’assemblea dello scorso anno – argomento La transizione al futuro – l’ospite, Umberto Galimberti, aveva ammonito i presenti sui pericoli derivati dalla scienza. La tecnica, aveva spiegato, prevarrà su tutto e si autogovernerà. Ridurrà l’uomo a mezzo e gli toglierà il potere decisionale. Cancellerà l’etica e annullerà l’aspetto irrazionale ed emotivo. Favorirà efficienza, produttività e accelerazione di tempi. Sottometterà l’economia che già impone le scelte alla politica (Cremonasera, 13 novembre 2022). Era stato applaudito con convinzione. Allegri lo ha dimenticato.
Se la pietra miliare sulla quale costruire è la tecnocrazia, inutile continuare la disamina della relazione. Più conveniente incrociare le dita e pregare affinché non ci governi l’intelligenza artificiale. Un robot. Un replicante, Che dio ce la mandi buona. E mai più un’assemblea il giorno 13.
Antonio Grassi
3 risposte
Cultura dell’informazione, dialettica accattivante, serietà documentata di esposizione, aggiornati sulla politica presente passata e in divenire….come si fa a non invitarvi !!! Peccato un’occasione persa che sicuramente avrebbe giovato loro.
Quando si tratta di farsi votare si fanno pagare la campagna elettorale, poi a risultato ottenuto si defilano o risultano totalmente incapaci di sostenere il territorio dal quale provengono. È un classico e questo è vero! È così per gli industriali, che spostano l’attenzione sull’Europa per prendersela con qualcuno, figurarsi per i cittadini comuni. I politici così non vengono tirati in causa, ma vengono invitati e sono in prima fila all’assemblea degli industriali ( non si sa mai!), ma meglio escludere chi osa esprimere qualche dubbio o dissenso, chi osa denunciare o ‘ sobillare ‘ . E comunque i giornalisti che fanno il loro lavoro di informazione in modo libero e senza censure sono pochissimi. Altri, pur di mantenere contatti importanti ed eventuali appoggi, preferiscono non urtare i potenti. Basta vedere le notizie che non compaiono affatto nelle varie testate se possono disturbare.
Inadeguati servitori dei politici e in attesa di qualche briciola in grado poi solo di lamentarsi