Signor Direttore
in “Oggi l’ambiente è un viaggio di sola andata” (da “Corriere Innovazione”, 19/05/21) l’architetto Cucinella scrive: “Costruire non è un’azione sostenibile, perché ogni edificio nasce dall’uso di risorse primarie e da processi industriali altamente inquinanti”. Non vox populi, ma di un esperto che attesta che ogni costruzione impatta fortemente sull’ambiente come a dire “edifica se proprio non hai altra scelta”. E aggiunge che ogni intervento sul patrimonio urbano non può prescindere dalla “consapevolezza della scarsità delle risorse”. Va fatta pace col pianeta per cui “oggi la città sia una riserva di risorse da recuperare” (“Il futuro è un viaggio nel passato”, 2021). Ci dà così un assist: se costruire non è un’azione sostenibile, è una buona scelta per Cremona demolire un ospedale di soli 50 anni per “osare” l’edificazione di un ambizioso nuovo ospedale-parco della salute?
E’ vero che il mood del progetto sposa le ragioni del verde. Se per far posto al nuovo si abbatte il Maggiore insieme al bosco-polmone verde attuale, sono previsti un boschetto “delle farfalle” e aerei percorsi verdi sul tetto della struttura. Ma è lo stesso architetto che ammonisce: “Non è mettendo alberi tra il cemento che si combatte l’inquinamento, queste azioni aiutano a costruire un alibi, lontano da problemi difficili da affrontare, anche politicamente“.
Se è così, allora crolla il castello del suo progetto: il re è nudo e la vera partita è un’altra?
Sì, ma l’obiezione potrebbe essere “c’è la discriminante della sostenibilità che depone a favore della nuova edificazione”. L’architetto ci stupisce ancora: “Sostenibilità ed ecologia sono parole importanti da usarsi con moderazione”; e con “i dati non vengono esposti solo annunci in cui si presentano edifici a impatto quasi zero”. Cucinella mette in guardia dai bollini blu di sostenibilità che declassa ad “annunci” non suffragati/suffragabili da elementi di riscontro. E crescono così i dubbi: la sostenibilità è un dato, una chimera o una chance con beneficio d’inventario? Ma non è questo il carico da novanta del progetto di Cucinella?
C’è poi il passaggio che non ti aspetti: “Troppo debolmente ascoltata la voce di tanti ambientalisti, associazioni… da parte di un mondo che guarda anzitutto agli interessi economici, ahimè di pochi”. Sono parole che oggi supportano il dubbio che il nuovo ospedale nasca non da necessità ma dall’urgenza di abbrancare il treno di soldi che fa tappa una tantum a Cremona e di mettere il “pacco-regalo” in quota al prossimo turno elettorale. Il progetto è solo una pedina (insieme alla cittadinanza tutta) sul tavolo dei giochi d’interesse di politici e di stakeholder, i soli ammessi il 30 novembre scorso alla presentazione del progetto del nuovo ospedale al Museo del Violino?
E c’è di più. Alla domanda (“Recuperare non abbattere” da “Il Giorno”, 30/9/23) sulla compatibilità ambientale degli edifici datati, Cucinella attesta: “Si possono dotare di impianti efficienti di condizionamento termico che darebbero buoni risultati” e, quanto agli edifici anni ’60/’70, “hanno tante possibilità di miglioramento” inclusa “un’efficiente resa energetica”, in linea con Renzo Piano che per edifici pubblici e non punta su “consolidamenti strutturali e adeguamenti energetici capaci di ridurne i consumi del 70-80%” (“Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento”, 2015). E all’obiezione sui costi l’architetto risponde: “Il recupero energetico non è solo un costo. Ci sono altri metri di giudizio. Col covid si è capito il valore di un balcone”.
Allora anche nel Cucinella pensiero, come nel progetto iniziale dell’Asst di Cremona, ci sono argomenti di peso per ripensare al Maggiore non come a un vuoto a perdere. E’ il treno di soldi che ha scombinato le carte. Si capisce, ma si può riportare la barra al centro, ricalibrare il progetto sui bisogni.
E c’è un corollario disatteso, il diritto all’informazione preventiva sui progetti. Il d.l. 833/78 istitutivo del Servizio Sanitario Nazionale impone a Comuni e istituzioni di facilitare la partecipazione dei cittadini. C’è pure la storia personale di Cucinella allievo e collaboratore di Renzo Piano che contro la scelta “di buttar giù il costruito e il costruito male e di puntare sulle grandi opere” sposa il recupero gestito con tavoli di progettazione in sinergia con i cittadini.
Noi del “Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona” siamo qui a chiedere insieme a migliaia di cremonesi questi tavoli di confronto, non quelli fasulli di ratifica del già deliberato ma quelli, dovuti per legge, dove si decide in ragione dei bisogni e delle comparazioni costi-benefici sull’opzione recupero del Maggiore o nuova edificazione, forti del Cucinella pensiero e della lezione dello stesso luminare Renzo Piano.
Col monito (M. Ermentini, “Manifestino rosso dell’architettura timida”, 2002/ “Il restauro timido”, 2015) che l’intervento sul tessuto urbano sia senza retorica, non invasivo e spettacolare, usi con criterio le poche risorse economiche e non disponibili, non produca rifiuti e parta dal basso, dai cittadini. Attiene al rispetto delle persone e delle risorse. Perché (id. “Insula Fulcheria”, 2017) “non c’è più tempo e va costruito un futuro in cui la natura non sia più un deposito di materiali per il “mercato”, un futuro di riconversione ecologica dell’economia in cui dimenticare ambizioni e superbie”.
Se il nuovo ospedale fiorisce nel deserto della sanità territoriale cremonese, con “copertura solo per la quota muri” ma orfano di personale e di “finanziamenti spalmati su almeno 20 anni per dotarsi di attrezzature e pagare gli addetti”- così il dottor Lima presidente dell’Ordine dei Medici – e pure bollato come azione non sostenibile dal suo stesso progettista e dal gotha dell’architettura non solo nazionale, “che resta di questo amore” se non il treno di soldi e la scommessa elettorale?
E per volare più alto, l’architetto e filosofo cremonese Anna Maramotti Politi ci invita a considerare che “la conservazione è un tema filosofico forte, è ciò che salva dall’annullamento l’esistente, la memoria dell’uomo che si è coagulata sul prodotto del suo fare” e l’architetto e urbanista Michele De Crecchio segnala che il Maggiore fu finanziato con la vendita di numerosi poderi divenuti proprietà pubblica grazie alle donazioni fatte nei secoli dalle famiglie cremonesi per garantire la cura dei malati, e ammonisce “la sua demolizione cancellerà anche il ricordo materiale di tanti generosi atti di beneficienza”. Proprio quello che di Cremona merita di essere ricordato.
Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona
7 risposte
La riduzione dei posti letto del nuovo ospedale e riservarlo solo ad alcune patologie, la situazione delle RSA e altre strutture sanitarie che impatto avranno nei casi come quello attuale di influenza diffusa?
Hanno dovuto ridurre l’attività chirurgica per carenza di posti letto!
“A confermare la difficoltà è il direttore sanitario, Rosario Canino: “La situazione è sotto controllo, in quanto ci eravamo preparati, con un piano per affrontare l’eventuale emergenza, ma senza dubbio le problematiche non mancano”. Soprattutto quando ci si trova con molti pazienti da gestire in contemporanea.
Ma la situazione più critica è rappresentata dai cosiddetti bad blocker, ossia pazienti dimissibili ma in attesa di poter entrare in strutture di riabilitazione, come Rsa o cliniche, che bloccano i letti: ce ne sono infatti ben 62. Grazie all’apporto di tutti i professionisti la struttura sta reggendo bene la situazione, ma come da programmazione si è dovuta ridurre un po’ l’attività chirurgica per recuperare posti letto.”
Se la medicina territoriale funzionasse meglio una parte di questi pazienti potrebbe essere assistita a domicilio. E poi non è una novità che tutti gli anni in questo periodo aumentino i casi legati a rinovirus e virus sinciziale… dove sta la novità, dove l’organizzazione e la programmazione per una condizione che non possiamo chiamare inaspettata e che, se non si pone rimedio attraverso una migliore medicina territoriale, il nuovo ospedale non sarà il rimedio?
Gutta cavat lapidem: quando dire no è un valore, spesso e troppo ignorato, per tutta la comunità. Non è sempre facile, ci vuole il coraggio e la forza di un pensiero capace di andare oltre la prima e facile “lettura dei fatti”. Grazie alla caparbietà del Movimento per la salvaguardia del Maggiore: più uomini e donne per la sanità, meno cemento.
Le parole dell’architetto Cucinella sono chiare riguardo al suo pensiero, almeno quello dell’allora momento. Ma, chiedo, se qualcuno si rivolge a un professionista per realizzare un’opera quale di loro si rifiuta di portare avanti il discorso in ossequio a un ideale? Sarebbe onesto, ma non esageriamo! Pecunia non olet! È chi ha commissionato il progetto e quindi ha deciso di costruire che contemporaneamente ha deciso anche come spendere denaro pubblico, nostro, fregandosene di tutto quanto!! Politici che gettano fumo negli occhi con la costruzione ex novo di un ospedale spacciato come una meraviglia di estetica e funzionalità, senza specificare che reparti saranno realizzati. Da Fontana agli ex Gallera, Moratti e ora Bertolaso ai nostri Pizzetti, Salini, Galimberti e tutti gli altri che se ne stanno zitti!!! Ricordiamoci tra qualche mese, anche se chissà quali saranno le persone che si candideranno…
Come quando qualcuno si rivolge a un chirurgo estetico chiedendo qualcosa di assurdo: se tutti i professionisti si comportassero onestamente rifiutando di prendersi carico di una richiesta realizzabile ma non adatta alla persona o peggio esagerata e fuori luogo, non vedremmo in giro bocche a canotto e altre brutture del genere!!! E non solo in TV…
Nuovo ospedale
Sarebbe il caso di spiegare per bene cosa non va nel vecchio ospedale dal punto di vista delle strutture, macchinari, personale. Magari chiedendo una riflessione scritta e pubblicata da parte dei Direttori dei vari comparti. Cosa che li metterebbe in non buona luce e quindi già averla pensata sembra un’utopia. Non di meno, molti medici, cremonesi e non, sono stupiti e increduli che si possa ipotizzare una operazione del genere.
Vale la pena però di ricordare che l’attuale ospedale fu costruito a costo zero per la comunità, in quanto l’allora Segretario/Direttore Generale dottor Felice Majori, insieme ad altri personaggi cremonesi, utilizzò con grande capacità le donazioni in denaro e i fondi ottenuti dalla vendita di immobili che, generosamente nel tempo, benefattori cremonesi avevano donato alla allora amministrazione ospedaliera. Aspetto che credo ormai sia conosciuto e ricordato solo da cittadini di una certa età. Oggi il nuovo ospedale costerà per intero al paese Italia, Paese con circa 2.700 miliardi di deficit, sia pure con fondi europei
Forse vale la pena sostituire il vecchio ponte sul Po che, a soli 100 anni di età, non ne può più, oppure terminare la tangenziale di Cremona, raro esempio di circonvallazione a ferro di cavallo, dove manca la parte finale, tralasciando malcelati equivoci se non interessi su cosa fare per davvero.
Carlo R. Loffi
Senza nulla voler togliere al positivo giudizio (da me pienamente condiviso) che Carlo Loffi fornisce della bella figura del dottor Felice Majori, mi sento in dovere di precisare che, per quanto risulta al sottoscritto, le maggiori e più direttamente incisive operazioni amministrative che consentirono alla comunità cremonese di realizzare l’attuale Ospedale Maggiore (utilizzando praticamente solo risorse economiche locali ricavate con saggezza e prudenza dalla secolare e generosa beneficenza di tanti benefattori), furono, in realtà, condotte dal dottor Celeste Cottarelli che allora reggeva, con particolare efficienza, il ruolo di Segretario/Direttore Generale.