Dirigente delle professioni sanitarie del Dapss, in pensione da due mesi, ha coordinato la campagna vaccinale anti covid-19. Un professionista che «sapeva farsi voler bene». Pietro Morstabilini, dirigente delle professioni sanitarie in forza alla Direzione assistenziale delle professioni sanitarie e socio sanitarie (Dapss) dell’Asst di Cremona, è morto la sera di sabato 14 ottobre 2023. Da due anni conviveva – con grande dignità e tenacia – con una patologia oncologica. Chi lo conosceva bene sapeva, ma non pensava di doverlo salutare così presto, all’età di 65 anni e a soli due mesi dalla pensione. «Avremmo dovuto rivederci per gli auguri di Natale» spiegano gli ex colleghi.
Una carriera durata più di 40 anni all’ospedale di Cremona, dove dal 1984 ha lavorato prima come tecnico di laboratorio, poi come coordinatore e infine come dirigente delle professioni sanitarie, un ruolo specifico che gli ha consentito di gestire infermieri, tecnici e Oss in diversi contesti. La maggior parte delle persone hanno imparato a conoscerlo durante la campagna vaccinale anti Covid-19, quando ha coordinato l’attività degli Hub, sia in Fiera a Cremona che nella struttura di Sapiens a Costa Sant’Abramo.
Intraprendente e instancabile, Pietro c’era sempre per tutti, a qualsiasi ora. Ironico e senza peli sulla lingua, sapeva entrare in empatia e arrivare subito al sodo. Non nascondeva che la pensione gli andava stretta, «Potendo sarei rimasto, il lavoro non mi è mai pesato. Ho tantissimi ricordi e zero rimpianti», raccontava nel mese di luglio, salutando i colleghi.
E il messaggio, affidato all’ultima intervista, riguardava proprio loro, gli amati colleghi: «Va bene l’organizzazione, ma la cosa più importante al lavoro sono le relazioni, non stancatevi di guardare in faccia le persone che avete davanti. Lo abbiamo sperimentato durante il covid-19 quando abbiamo dato tutto per tutti» – affermava. Stamattina, in piazza del duomo, durante la maratonina, la squadra dell’Asst di Cremona Corri a dire sì ha ricordato Pietro, «Anche se ci avevi preparato è difficile pensare che non ci sei più».
IL RICORDO DI DIRETTORI E COLLEGHI
Pietro era un riferimento anche per la tutta la direzione strategica, lo sgomento coinvolge anche il direttore generale Giuseppe Rossi che – insieme a Gianluca Bracchi (direttore amministrativo) e Paola Mosa (direttore sociosanitario) – ricorda Pietro Morstabilini «Come un professionista capace e affidabile, molto presente in azienda e sul quale poter contare soprattutto nei momenti di maggior criticità. Il nostro pensiero di cordoglio va ai famigliari e al figlio Luca che adorava».
Incredulo anche Rosario Canino che con Pietro ha condiviso l’avventura della vaccinazione di massa «Pietro era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, insieme all’ufficio tecnico, abbiamo montato e rimontato gli Hub, oltre alla logistica e all’organizzazione ci siamo impegnati a creare le condizioni per accompagnare le persone alla vaccinazione e affrontato i problemi con spirito costruttivo, anche nei momenti più bui. Mi mancherà molto, Pietro sapeva farsi voler bene».
Per Sophie Testa (direttore del Laboratorio analisi e del Centro emostasi e trombosi), dove Morstabilini per molti anni è stato coordinatore, «Pietro è stato un collaboratore prezioso: insieme abbiamo lavorato con grande entusiasmo e ricorderò sempre le nostre interminabili discussioni e la sua simpatia travolgente. Cia Pietro sento già la tua mancanza».
«Quando il dispiacere è grande, e in questo momento lo è, fatico a trovare le parole – afferma Antonella Laiolo (responsabile del Servizio vaccinale). Pietro è stato tanto, tanto di più di un valido aiuto, di un consigliere fidato e di un sicuro sostegno: è stato un amico su cui contare, fin dal primo giorno della nostra conoscenza e del grande lavoro fatto insieme».
«Pietro – Mors come lo chiamavamo tutti – è stato un collega di profondo equilibrio e bontà» – afferma Alberto Silla (direttore DAPSS). «Ha insegnato qualcosa a tutti e non solo a parole, ma con azioni precise, fungendo da esempio; cercava sempre l’aspetto positivo in tutte le persone e le cose. Negli ultimi due anni, pur consapevole della malattia, ha sempre lavorato con spirito di abnegazione senza mai far pesare la sua condizione. Ricordo le sue battute riferite alla malattia in vari momenti o durante le pause pranzo, non tanto per esorcizzare la situazione, quanto per rassicurarci sul suo stato di apparente benessere. Non voleva veder tristezza attorno a sé. Mi diceva sempre di avere assaporato l’essenza vera dei valori umani: la forte fede, l’amicizia, la lealtà, l’altruismo. Perdo un collega, ma soprattutto un amico».
«Pietro è stato uno delle prime persone che mi hanno accolto nella direzione Dapss, ricordo ancora il modo scherzoso ma determinato con cui mi disse: Ragazzo largo ai giovani, a luglio vado in pensione quindi abbiamo poco tempo e devi imparare in fretta – racconta commosso Gianmario Pedretti (dirigente professioni sanitarie e socio-sanitarie). Quel tempo vissuto insieme e il nostro incontro restano fra i ricordi più belli della mia vita e non solo dal punto di vista professionale. Pietro sapeva leggerti dentro. In questi ultimi mesi, mi ha insegnato che la malattia è un tempo prezioso, che non va sprecato, ma va vissuto in grazia. Pietro insegnava vivendo, come pochi sanno fare».
«Ricordo il giorno in cui sono arrivata alla Dapss, consapevole che mi aspettava il compito di sostituire un professionista inarrivabile, che stava per andare in pensione – spiega Miriam Mariani (dirigente professioni sanitarie e socio-sanitarie). La sensazione di inadeguatezza era forte, la paura del confronto ancora peggio. Anni di esperienza e di stima guadagnata grazie alla sua passione professionale, mi facevano sentire come una giovane leva. Sono bastate poche parole di confronto, momenti di condivisione e le indimenticabili battute di Pietro per recuperare quella distanza che esisteva solo nella mia mente. Gli ultimi giorni, prima della pensione, ha deciso di fare un passo indietro, come solo le persone saggie sanno fare; diceva che non avevo più bisogno di lui, che ero pronta e ne era orgoglioso. Pietro è stato un collega, un amico, un esempio da seguire; un uomo che fino all’ultimo giorno ha saputo trasmettere, senza nulla chiedere in cambio, tanto affetto».