Nella settimana appena terminata, alcuni politici cremonesi, soprattutto di maggioranza, si sono svegliati con un’overdose di attributi testosteronici altrui. Il significato di questa frase è da ricercare in un concetto scritto sui muri e attribuito ai giovani del movimento del ‘77. «Se una mattina ti svegli con 2 palle in più, non è perché tutto ad un tratto sei diventato virile, ma perché il padrone te lo ha messo in culo».
Non è un’espressione che si ritrova in un romanzo di Liala. Non è nel lessico di coloro che si emozionano nel leggere L’amica di nonna Speranza di Guido Gozzano. Non è uno slogan per omologati che si nutrono e vivono di algoritmi. Non è per i sinistri perbenino e del politicamente coretto. Quelli del bisogna farsi carico, tanto carichi da rimediare storiche scoppole elettorali, mentre i più egoisti centrodestri si fanno un po’ meno carico e incassano una valanga di voti.
Un tempo si diceva pane al pane e vino al vino. Riprendere questa abitudine, anche senza le provocazioni creative del movimento del ‘77, gioverebbe a politici e cittadini.
Ma ecco i fatti.
Da Milano sono giunte notizie infauste per l’autostrada Cremona-Mantova. Non è ancora morta, ma pronta per l’estrema unzione (Vittorianozanolli.it, 6 luglio).
Da Parigi è arrivato il certificato di decesso del sogno Cremona Città Creativa per la Musica (Cremonasera, 5 luglio).
Dalla biblioteca cittadina è partita la protesta pacifica di una ventina di studenti universitari che all’orario di chiusura non sono usciti (Cremonasera, 6 luglio).
Sull’autostrada Cremona-Mantova, la risposta all’interrogazione, presentata il 3 marzo scorso dai consiglieri regionali pentastellati Paola Pollini e Nicola Di Marco al presidente della giunta e agli assessori competenti, non lascia presagire un futuro luminoso per l’infrastruttura.
Cinque i quesiti posti. Cinque le precisazioni ampie e circostanziate. Una deduzione: non c’è trippa per i gatti (Vittorianozanolli.it, 6 luglio). Manca il finanziamento statale per la realizzazione completa dell’arco TiBre tra Calvatone-Marcaria. Lungo circa 8,5 chilometri, il tratto è ritenuto funzionale alla realizzazione dell’autostrada stessa.
L’acquisizione da parte di Aria SpA, l’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti, del progetto preliminare redatto dalla concessionaria Stradivaria è oggetto di un contenzioso arrivato al Tar e al Tribunale di Milano e ancora aperto.
I privati sono una chimera. «Non si hanno – scrive la Regione – informazioni al riguardo di trattative e/o possibili interessamenti di soggetti privati terzi».
L’ammissione contrasta con il bum bum del parlamentare europeo Massimiliano Salini, al Caffè Royal di Casalmaggiore, in occasione delle ultime elezioni regionali. «Il problema – aveva dichiarato l’europarlamentare – degli 8 km mancanti dell’autostrada Cremona-Mantova all’altezza di Calvatone e Bozzolo è risolvibilissimo, anche perché pare che vi sia un soggetto privato, interessato dal punto di vista finanziario e industriale, ad investire e a finanziare il progetto dell’autostrada e non solo di quel tratto» (Cremonaoggi, 27 gennaio 2023).
Probabilmente Salini si riferiva a qualche imprenditore intergalattico incontrato nei suoi viaggi nello spazio. È plausibile che la Regione, esclusa da questi tour, non sia stata informata. Un misunderstanding – Salini parla fico – che potrà essere chiarito in occasione delle prossime elezioni europee, se il Neil Amstrong dell’europarlamento verrà ricandidato. Allora Max, come lo chiamano i suoi amici alieni, parcheggerà la sua Enterprise nell’area destinata alla costruzione del nuovo ospedale da lui sponsorizzato. Scenderà dall’astronave. Finalmente tornerà con i piedi per terra. Girerà in lungo e in largo il nostro territorio. Farà cose e vedrà gente come Olga in Ecce Bombo, anche se è probabile che Nanni Moretti non rientri tra i suoi registi preferiti. Distribuirà promesse. Racconterà le favole di Cappuccetto rosso e della Bella addormentata nel bosco. Suonerà il piffero di Hamelin che, però, in questi anni, ha perso un po’ della sua magia.
Alessandro Beduschi, assessore regionale all’agricoltura minimizza. In un’intervista a La Provincia – poco più di un bollettino parrocchiale in formato magnum – pubblicata l’8 luglio, ha spiegato i motivi della risposta-killer dei suoi colleghi di giunta. «Si basa – ha sottolineato – su elementi forniti dagli uffici regionali a livello tecnico, mentre è compito della politica adoperarsi per superare questa fase». È imperativo dei politici evitare la creazione di un altro mostro simile al canale navigabile.
I sogni muoiono all’alba. Quelli di Cremona annegano nella Senna che ha inghiottito Cremona Città Creativa per la Musica. Nell’orazione funebre l’assessore alla cultura, Luca Burgazzi ha sottolineato «Purtroppo questa candidatura non è andata a buon fine. Certo, quando si partecipa a queste competizioni insieme ad altre venti città si può vincere o anche perdere». Concetto profondo, anche se non è il Giulio Cesare di Shakespeare. Per un mancato riconoscimento Unesco basta il Boskov, allenatore di serie A: «Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0».
Purtroppo Cremona perde 6-0 quasi tutte le partite. Vince quelle del ridicolo con le impronte delle vacche e la realizzazione dei totem. Della paura per le polveri sottile nell’aria. Degli slurp ai potenti e anche agli impotenti, ma bravi a vendersi per i Rocco Siffredi della provincia. Della stampa di regime.
Se la gioca in maniera egregia nel campo dell’arte incompresa con onde blu appese in galleria. Strepitosa la vittoria in masochismo per la gestione del progetto biometano in zona san Rocco.
Perde quelle sull’unità del territorio, su CremonaFiere, sul Masterplan. Sulla presenza di suoi autorevoli rappresentanti nei luoghi decisionali. Sui leader. Sulla sostanza.
Il terzo risveglio, l’occupazione della biblioteca evidenza un bisogno insoddisfatto e un disagio. Gli studenti universitari che chiedono spazi per il diritto allo studio, orari e luoghi in cui potersi incontrare, accusano indirettamente il Comune di poca attenzione nei loro confronti. Di inadempienza. L’entusiasmo del presidente del consiglio comunale, Paolo Carletti, per l’occupazione lascia perplessi. Basiti. Prima del peana agli studenti avrebbe dovuto battersi il petto, spargersi la cenere sulla testa e recitare il mea culpa. Coraggiosi gli studenti, scarsi gli amministratori che li hanno costretti a occupare la biblioteca per farsi ascoltare. «È una buona notizia – ha precisato il presidente del consiglio – che i giovani cremonesi manifestino pacificamente per promuovere le loro istanze, se poi queste istanze riguardano il diritto allo studio la notizia diventa bellissima, bellissima davvero non solo per chi si occupa di formazione dei giovani, ma per tutto il sistema Cremona». Poi ci ha messo il carico: «Siamo profondamente orgogliosi di tutti coloro che pacificamente rivendicano il valore dello studio, della preparazione e della formazione, come parte fondamentale del percorso di crescita dei cittadini e siamo certi che l’Amministrazione comunale non lascerà cadere questa nel vuoto, questa voglia di partecipazione ancorata alla preparazione» (Cremonasera, 7 luglio).
Domanda: e se occupare – pacificamente è scontato – la stazione ferroviaria, o corso Campi fossero i pendolari bullizzati dalle ferrovie? Oppure gli ambientalisti per rivendicare un’aria migliore? O i pensionati in difficolta a tirare la fine del mese? O qualsiasi altra categoria dei non garantiti? Se a occupare uno spazio del Comune fossero tutti costoro, Carletti sarebbe altrettanto orgoglioso e non lascerebbe cadere nel vuoto le loro rivendicazioni?
E allora si torna al movimento del ‘77. Alla realtà. Il cerchio è chiuso. Svegliarsi con due palle in più non è segno di virilità. Cremona e provincia sono perdenti.
Antonio Grassi.
4 risposte
Ma noi avremo il fastastico Ospedalino Cremonese!
Eccellente. Purtroppo dimentichiamo che tutto questo è ciò che rappresenta la mitica “cremonesita’”. Che manda i giovani migliori addirittura all’estero e si crogiola con i bollettini parrocchiali. Senza offesa per le parrocchie.
Mi sembra che il penultimo capoverso di Antonio sia particolarmente centrato. Quello che si chiede è che Cremona esca dall’indifferenza e dalla ignavia. La parola d’ordine è manifestare, in modo costruttivo e ordinato. Marchi e Lipari, per il biometano, non hanno perso tempo in chiacchiere ma sono andati direttamente al cuore del problema. Per tutti gli altri problemi ricordati da Antonio, ma anche per altri costantemente discussi su questo blog, così si dovrebbe fare. Non mi aspetterei folle oceaniche a occupare i corsi principali del nostro centro o persone sedute sui binari della nostra stazione cittadina. Anche un piccolo gesto corrisponderebbe a un segnale che la nostra amministrazione comunale non potrebbe snobbare. Sarebbe come dire, “ci siamo anche noi”. Ma sembra che in questa città la cosa fondamentale sia apparire, nel bene e nel male, sui rotocalchi locali. Anche questo è un modo di manifestare… Ma in questo modo Cremona resta al palo delle tante occasioni perdute.
Premesso che non sono un sinistro perbenino, che quando serve anche io metto da parte il politicamente corretto, l’articolo dell’amico Grassi, per quanto mi riguarda è nella sostanza condivisibile al cento per cento, la sua analisi su una classe politica mediocre corrisponde totalmente alla realtà. Siamo una provincia terra di conquista (esempio A2A), con una ferrovia, quella che parte da Cremona, passa per Crema e raggiunge Treviglio, degna dei tempi del far west e i treni non hanno bisogno dell’assalto degli indiani per bloccarsi e lasciare a piedi i poveri pendolari.
Una provincia dove dettano le regole pochi grossi industriali e dove gli agrari detengono nicchie di potere senza rendersi conto dell’inarrestabile declino.
Sono state svendute le nostre aziende pubbliche, la qualità dell’aria è in continuo peggioramento, nel casalasco i giovani raccolgono i meloni o le melanzane per 5 euro all’ora sotto il sole e il sogno di Cremona città creativa per la musica è annegato nella Senna. La soluzione è il cambio di questa classe dirigente e la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica, come giustamente hanno fatto i giovani universitari che hanno occupato la biblioteca, affermando il loro diritto a spazi per studiare, per trovarsi, accusando il comune di Cremona di disinteresse.