E’ l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definire il benessere animale come “stato di completa sanità fisica e mentale che consente all’animale di vivere in armonia con il suo ambiente” ed è invece la Corte di Cassazione Italiana (sentenza n. 148 del 2017) ad attribuire precise responsabilità per il suo perseguimento: «Il Comune, nella persona del Sindaco, è da ritenersi il responsabile del benessere degli animali presenti sul territorio comunale, rispetto ai quali vanta una posizione di garanzia, che comporta l’obbligo di far fronte al loro mantenimento in caso di confisca».
Invitiamo quindi tutti coloro che hanno a cuore non solo il benessere psico-fisico dei poveri mici cremonesi abbandonati ma anche la qualità della vita della nutria, i problemi esistenziali dell’amico lupo, l’equilibrio psicologico del cinghiale a, manifestare sotto gli Uffici comunali per inchiodare il Sindaco alle proprie responsabilità.
Nessuna norma legislativa invece che riguardi il benessere degli umani e quindi un sincero benvenuto alle prossime fonti di inquinamento atmosferico ed al loro simpatico carico di morti e di malattie.
OCTOPUS
11 risposte
Ineccepibile e condivisibile logica. Senonché ormai è, per infinite ragioni, più pagante e ‘politicamente corretto’ difendere i diritti animali più di quelli umani.
Sono d’accordo.
Per ridurre l’inquinamento di Cremona bisognerebbe spazzar via le due maggiori fonti che lo producono, ma che allo stesso tempo sono le due fonti di potere e soldi della città e della provincia, quindi nulla da fare, mi spiace.
Fino a prova contraria, anche l’uomo è un animale e quindi anche lui è sottoposto a tutela, a partire dal cucciolo d’uomo, specie quando è soppresso nel ventre materno o messo in gabbia, cacciato ingiustamente da casa sua, a 2500 euro al mese. Ammazza che tutela!! A proposito di ammazza..l’ orso quanto paga al mese per scorrazzare tranquillamente nei boschi alpini e sbranare se capita l’occasione qualche sprovveduto podista? Ma non fermiamoci alle apparenze. E’ sempre d’accertare se il podista è stato veramente sbranato per fame o cattiveria intenzionale dell’orso, o se è andato lui volontariamente incontro all’orso per farla finita con questa vita grama ; si sa mai infatti che si tratti di suicidio.!!
In realtà l’autopsia non dice se le lesioni del plantigrado fossero mortali. L’unica certezza è che il povero runner fosse vivo al momento dell’aggressione. Non si può escludere che sia morto di crepacuore. Non è una giustificazione, certamente. Se però non rispetti il divieto o il consiglio di non entrare in un’area altamente popolata da orsi, non puoi prendertela solo con la sfiga. E per evitare la sfiga non è sufficiente l’abbattimento di un’intera e copiosa colonia di orsi. Che vanno tutelati come tutte le biodiversità compresa primariamente quella umana.
A proposito dell'”area altamente popolata da orsi”, ricordo che anni fa andai a dormire al Rifugio Capanna 2000, appena sotto la cima dell’Arera,. una delle montagne più alte e spettacolari delle Orobie, Prealpi bergamasche, dunque ben distante dalla val di Sole. Due giorni prima era stato visto un orso presso il rifugio. Non figurava tra gli ospiti, fortunatamente, né risulta avesse una macchina fotografica al collo. Questo a dire che gli orsi già allora si erano diffusi sull’arco alpino, per cui non esiste un’area che possa in merito ritenersi tranquilla. Gli orsi possono fare decine e decine di km al giorno vagando nei boschi…!! Né risulta che il podista fosse stato aggredito da un branco di orsi. Ne basta uno, anche se si dice avesse i cuccioli appresso. Riguardo alla tutela delle specie, i primi a non tutelare l’orso son stati proprio gli animalisti i quali, presi dal delirio di ricostituire il mondo che fu. han pensato bene di trasferire gli orsi che se ne stavano tranquilli e beati nei boschi della Slovenia, sulle nostre montagne, esponendo loro stessi e gli umani ad aumentati rischi data la maggiore densità demografica delle zone. E’ come pensare che, siccome una volta il Sahara era popolato dall’uomo, sia giusto trasferire la popolazione di Crema in mezzo al deserto. E’ rispetto questo? Chi se ne frega di ricostituire la storia, a questo punto……
Tutto ben argomentato. Continua a frequentare Rimini.
Mi riesce difficile pensare che il nostro sindaco,dotato di buon senso e di particolare sensibilità verso i problemi dell’ambiente comprendente pure il diritto degli animali domestici a vivere in condizioni dignitose possa non prendere in considerazione una sentenza della Corte di Cassazione del 2017. Come ecologista e persona che continua a dedicare ai gatti attenzioni affettuose mi auguro che i problemi del gattile di via Bissolati possano presto avere un esito auspicato da molti cittadini e che si eviti di perdere tempo in polemiche sterili che servono solo ad alterare gli animi e a non produrre nulla di serio. Carlo Capurso
Perché andando nel verso del tuo ragionamento bisognerebbe utilizzare lo stesso metodo crudele della soppressione anche per quelle persone che si sono rese responsabili di femminicidi, uxoricidi e omicidi in via più generale. Tu dirai: c’è differenza fra l’essere umano e quello animale. Potrei non essere d’accordo, ma nel momento in cui hai deciso di sopprimere un essere vivente la differenza non la vedo.
Ora sembra che questa orsa e altri 50 torneranno in Slovenia da dove sono arrivati. Questa mi sembra una soluzione congrua. Questi orsi hanno un indole diversa dal marsicano, e si è visto. Il progetto di ripopolamento di oltre 20 anni fa andava gestito in altra maniera, su questo mi trovo d’accordo.
non ho scritto di ammazzare l’orso. se mai il verso del mio ragionamento va nella direzione congrua che tu condividi, e cioè di riportare in Slovenia gli orsi, ma non solo 50, ma tutti. Ammesso che gli sloveni a loro volta li accettino e ben sapendo che il trasferimento potrebbe essere traumatico per gli esemplari nati o “ben adattati” in Italia. E siamo anche d’accordo che il progetto di ripopolamento degli orsi sia stato un fallimento totale
Il morso dell’orso è senza rimorso.
Il graffio del micio non dà beneficio.
La parola dell’uomo richiede il perdono.