Benvenuta legge sul consenso al rapporto sessuale! Ecco qualche suggerimento utile

24 Novembre 2025

Finalmente la legge che tutti aspettavamo. L’articolo 609-bis del Codice Penale stabilisce che, senza consenso libero ed attuale, il rapporto sessuale si configura come reato di stupro, con tutte le pesanti e auspicate conseguenze, civili e penali,  per chi ha commesso l’infamia. Nel dichiararci assolutamente d’accordo con la volontà di perseguire questo crimine, ci si chiede tuttavia in quale modo tale consenso (libero e attuale) possa venire acquisito e quindi dimostrato in caso di necessità.

Dal momento che ormai tutta la nostra vita è scandita dalla compilazione di moduli di consenso informato (dall’accesso a Internet alla protesi di ginocchio, dalla richiesta di un pass per la circolazione urbana alla privacy e ai suoi mirabili garanti) la soluzione più semplice appare certamente  la compilazione di un modulo apposito in duplice copia, da compilare prima dell’eventuale rapporto sessuale,  firmato dai partecipanti all’evento (anche multipli) e da eventuali testimoni, in grado di specificare nel dettaglio tutte le possibili pratiche alla quali si intende fare ricorso. A partire dai semplici baci alle languide carezze arrivando magari a qualcosa di assai più profondo, tutto dovrà essere elencato nell’apposita modulistica, con le caselle corrispondenti da barrare con attenzione, proprio per evitare le tragiche conseguenze del mancato consenso a un atto  (o più di uno, per quelli in grado di sostenere lo sforzo).

 

OCTOPUS

17 risposte

    1. Applicare la legge sarà molto rischioso, con interpretazioni molto soggette a pareri del tutto personali. Avvocati e persone implicate avranno il loro bel daffare a dimostrare ognuno le proprie verità. Forse ha proprio ragione lei, l’unica inequivocabile possibilità è quella di creare le immagini. Perché dei partners non sempre c’è da fidarsi.Il che significa non essere del tutto rilassati ed esplicitare preventivamente una mancanza fiducia. Che tristezza!

  1. Anch’io, caro Octopus, avevo pensato a una firma di autorizzazione! È infatti molto difficile stabilire se il consenso sia stato concesso prima del rapporto o no. La parola dell’ uno contro quella dell’altro. E sempre più spesso succede che arrivino ripensamenti postumi, e perché non approfittare se possibile? Capita, eccome se capita!

  2. Nel settembre scorso ho girato al ns sommo coordinatore uno stampato simpatico, anche se greve, che circolava in ambiente giudiziario quando cominciava a parlarsi di questa riforma, quindi del consenso informato. Forse sarebbe il caso di comunicarlo. Almeno per farci due risate. A lui la scelta

    1. Senza dubbio apprezzabile la scelta del ‘nostro sommo coordinatore’ di non pubblicare il ‘simpatico stampato’ che lei definisce ‘greve’. Sull’ argomento stupri e violenza di genere le ‘due risate’ al maschile sono la prova fumante della necessità da troppo rinviata di un provvedimento come questo.

  3. Da una parte a prima vista sembra la scoperta dell acqua calda, dall’ altra una tragicomica inutilità, dall’altra ancora una sorta di tiratina d’orecchie quasi a farci capire che finora abbiamo sbagliato tutto ..L ‘ Italia a quanto pare primeggia come numero di leggi al mondo. Che sia questo il vero scopo? Salvaguardare il primato, materia e borsa per tanti addetti ai lavori? Do’ ragione a Francesco : il discrimine non è una cosa semplice, anche perché ci possono essere dei ” ripensamenti “, o cambia la modalità del reato, visto cosa è successo a Milano in piazza Duomo un recente Capodanno . ( ma lì a quanto pare era tutt’altro che difficile capire come erano andate le cose).

  4. Quasi quasi era meglio la versione della Boldrini che richiedeva il consenso esplicito, così almeno si arrivata subito a essere chiari e nessuna donna poteva fare storie perché essendo previsto dalla legge, non c’è nulla di male a chiedere conferma di un consenso esplicito, a meno che fanciulla non abbia poi secondi fini.

    1. In materia di stupri e violenza di genere il secondo fine è sempre e solo maschile perché è secondo rispetto al primo che dovrebbe essere sempre e solo la relazione rispettosa della persona dell’altra e il rapporto consensuale. Tutto il resto si chiama reato punito dalla legge. Certo per il maschio medio italiano che frequenta e apprezza le prestazioni a pagamento è difficile distinguere e realizzare che non tutto è in vendita, è facile confondersi e pensare che il mondo sia solo un grande mercato dov’è il denaro implica consenso. In realtà il mondo è fatto solo di persone tutte con gli stessi diritti, le donne non sono fanciulle, chi è anagraficamente fanciulla va protetta e tutelata come stabilisce la legge e gli uomini sono responsabili in solido di come gestiscono pulsioni e desideri che vanno disciplinati e che non possono nemmeno sfiorare quelle ‘fanciulle’ alle quali poi si attribuiscono ‘secondi fini’.

      1. Signora Vacchelli, lei parla di ” maschio medio italiano “. Nel mio breve commento ho citato le violenze di piazza Duomo a Milano a Capodanno. Vorrei semplicemente chiederle cosa ne pensa.

        1. Costruisco le mie opinioni sempre sulla scorta dei dati. E’ l’Istat che attesta da anni che la maggior parte delle violenze sulle donne e dei femminicidi non avviene ‘in piazza Duomo’ ma in famiglia ad opera di partner/mariti o ex compagni/mariti ed è sempre la famiglia il contesto in cui alla violenza fisica si accompagnano altre forme di violenza come quella economica e psicologica, questo a tutti i livelli della società italiana senza distinzione di ceto. E’ sempre l’Istat poi che attesta “Un terzo delle donne in Italia ha subito nel corso della vita almeno un episodio di violenza sessuale o fisica, ma sono ancora troppe le donne che non denunciano”.
          Quando qualcuno indica la luna c’è chi si perde a guardare il dito. La denuncia dell’Istat è la ’luna’ con la quale dobbiamo confrontarci se vogliamo diventare un Paese civile all’altezza dei tempi che viviamo, cosa che comporta la fatica di cambiare radicalmente mentalità e richiede ai maschi italiani un bagno di umiltà che è un bagno di umanità vera che non si fa forte nascondendosi dietro stereotipi e cliche’che sono solo la copertura di fragilità che vanno vissute con coraggio e intelligenza perché sono proprio le fragilità la cifra dell’umanità di tutti, di me donna e di lei uomo. Solo sulla base dell’accettazione di questa comune fragilità la relazione uomo/donna può diventare quello che deve essere, il luogo della solidarietà e della condivisione della comune fatica di vivere.
          Ho letto con imbarazzo preoccupato i commenti su questa pagina tutti centrati sul ‘dito’ per non guardare la ‘luna’. Il dito, nel suo caso, sono le troppe leggi cui questa si aggiunge, i difetti della legge, la modalità del reato, i rischi legati al ‘ripensamento’, il rischio che corre il maschio. E mentre si preoccupa del rischio teorico che corre il maschio e si permette di definire “inutile e tragicomica” questa legge, dimentica il danno reale subito da quel terzo di donne italiane che vivono la violenza sulla loro pelle, quando addirittura non la perdono questa pelle. In tema poi di pensieri e ripensamenti forse non ha mai pensato che uno stupro (come pure la violenza psicologico-economica quotidiana) possa tradursi per la donna in una condanna a vita a ‘ripensarsi’ per ricollocarsi con fiducia nel mondo.
          Su questa pagina ciascuno (e solo maschi) ha scelto un ‘dito’ su cui concentrarsi e si è dimenticata la ‘luna’ cioè si è persa un’occasione per parlarsi con verità e cercare insieme di trovare il modo più umano per vivere da uomini e donne la stessa umanità di tutti.
          Non c’è 25 novembre e 8 Marzo che tengano se la società con chi ne è parte non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e di rompere con quei cliché e stereotipi di genere che sono solo sepolcri imbiancati, per dirla con i Vangeli, cioè l’esatta negazione di quei valori (a partire dalla famiglia) su cui questa società dice di fondarsi.
          Una società che non riconosce la donna come persona, le usa violenza ed elegge l’argomento stupro a oggetto per farsi “due risate” tra maschi è una società che ha rinunciato ad essere civile. Ne consegue che i maschi di questa società non possono permettersi di guardare dall’alto in basso a quello che è successo “in piazza Duomo” perché è quello che anche loro fanno e magari con due risate di contorno alle donne che parlano la loro stessa lingua e con cui hanno scelto di condividere la vita.

  5. Con la scusa dell’istat non risponde alla domanda, e questo è serio, grave. Anche perché il fatto di Milano a Capodanno riguarda un fenomeno facilmente inquadrabile come ” stupri di massa,”senza bisogno di leggi aggiuntive o aggiornamenti di legge come l’ultima farloccata ben inquadrata in quanto tale da Octopus, e verificatisi tra l’altro quella notte in tante città europee e anche in anni precedenti, su cui a quanto pare lei ha dei problemi a confrontarsi, e questo per una sedicente femminista è serio e grave anche perché il femminismo vero non conosce tabù. In questo senso sono più femminista io di lei perché per me che uno stupratore abbia origini ancestrali in Islanda, ad Hong kong o a Casalbuttano non fa differenza alcuna a parlarne e a condannare. Ma soprattutto ovunque avvenga, che sia in un giardino pubblico come successo recentemente a Roma, in una piazza o nel talamo nuziale, se di stupro si tratta, per me ha lo stesso infimo valore. A quanto pare per lei no, visto che degli stupri di Capodanno in piazza è refrattaria a parlarne. E perché? Apparentemente per una questione di numeri, peccato che, stando proprio alla matematica, dimentichi o non voglia vedere il valore percentuale della cosa che è tutt’altro che da sottovalutare ma soprattutto non vuol vedere il significato del fenomeno e la sua proiezione nel futuro. Il che fa pensare che alla fin fine delle donne stuprate non gliene freghi più di tanto, o meglio gliene frega nella misura in cui il colpevole è maschio italiano, possibilmente cristiano e bianco di carnagione. Eventualmente un prete rispetto alla cui figura non spreca occasione di criticare. Per il resto si può anche soprassedere……

  6. Risposta a Stefano Araldi
    Rilegga quello che ho scritto. Capisco però la sua fatica. Quando si viene accusati in quanto maschio medio italiano (io non la conosco, leggo solo quello che scrive) di qualcosa e non si trovano ragioni per liberarsi da questa accusa, a difesa della categoria si chiama in causa l’universo mondo, come a dire “Vedi ci sono anche gli altri”. Questo perché è difficile un onesto esame di coscienza. Lo stupro è un’infamia per chi lo commette, sia che si tratti del maschio italiano, bianco e cristiano, sia di quello immigrato e non cristiano, ma io qui sto parlando con maschi italiani e cristiani che si sono espressi in un certo modo. Rispetto a questo argomento ci sono le colpe dei bianchi e quelle dei ‘neri’, ciascuno si assuma le proprie. Che poi la lotta contro gli stupri e i femminicidi sia un argomento da femministe è irricevibile perché questa lotta è una lotta di civiltà che squalifica un Paese che non abbia trovato ad oggi parole e regole chiare e tranchant nel merito. Diciamo che quello che ho letto e continuo a leggere su questa pagina non aiuta questa lotta di civiltà.

  7. Risposta a Rosella Vacchelli
    Peccato allora che, come lei dice ,quanto scritto non aiuta lei in questa lotta di civiltà, perché spunti per migliorarla questa lotta ne sono stati scritti diversi nell’articolo e come commenti, tra cui come ben fa intendere anche Octopus, di non scadere nelle risibili sciocchezze, anche perché, se lei ha ben inteso il senso della legge, io posso firmare tutti i moduli di consenso che si vuole in accordo col partner, ma se il partner all’ultimo momento decide di cambiare idea, può farlo e fa cadere tutto il resto. A proposito gira una vignetta di un bravissimo avvocato dove lei dice a lui : ” abbiamo passato tutta la notte a firmare moduli, adesso sono stanca ” . Riguardo al termine femminista, va proprio a cercare il sesso degli angeli. È ovvio che è una lotta di civiltà che riguarda tutti. Riguardo poi alle accuse che muove a me e al mio genere, lei sta semplicemente delirando, perché 1) io non devo difendermi da nessuna accusa 2) e siccome non devo difendermi da nessuna accusa non è che mi attacco a ragioni a vanvera tirando in ballo l ‘universo mondo, al contrario cito fatti e la necessità di affrontare l’universo mondo, noi bianchi italiani cristiani compresi, perché 1) l ‘ essere umano ha un valore da difendere ovunque si trovi e 2) l ‘ universo mondo è sempre più a contatto col nostro proprio per le sempre maggiori interazioni dovute non solo all’ aumento migratorio. Quindi la smetta di cianciare accuse insensate che fanno pensare che lei coi maschi abbia qualche problemino irrisolto, come quella che il sottoscritto non è capace di fare un onesto esame di coscienza . E per quale motivo poi? Perché ho tirato in ballo l’universo mondo? Lei ha perso la bussola della ragione. . Guardi piuttosto alla sua di coscienza, innanzitutto, che in relazione anche alle accuse campate per aria all’uomo maschio italiano medio “, lascia alquanto a desiderare e cozza pure con la realtà tendendo a fare di ogni erba un fascio.

    1. Quello che continuo a leggere su questa pagina non aiuta certo la lotta di civiltà di cui questo Paese è in colpevole debito da sempre e il cui successo non è certo legato al consenso firmato su improbabili moduli ma a quel cambio di mentalità rispetto al quale la trovo resistente. Ribadisco una mia affermazione, l’unica che lei ha saltato nella sua poco rigorosa confutazione, cioè che lo stupro come ogni violenza di genere è un’infamia per chi li commette. Tutto il resto è corollario.

  8. In risposta a Rosella Vacchelli
    E allora s’è letta la mia risposta nella sua fantasia, compromessa dal suo paraocchi ideologico, perché io ho parlato di stupratori da condannare dall’islanda a Hong kong, dai giardini pubblici al talamo nuziale… Ma ormai la conosco, so che lei va a cercare il pelo nell’uovo perdendosi i fondamentali. Vuole che dica che è un’infamia? Certo che lo è, a tutte le latitudini. Contenta adesso? O manca ancora qualcosa? È lei che tra tutti ha deviato in senso deteriore una riflessione seria sull’argomento, con le sue fisime, le sue ossessioni, i suoi pregiudizi.

    1. Certo manca ed è è mancato da parte sua qualcosa di fondamentale che si chiama educazione o rispetto della persona dell’altro e che passa attraverso l’uso controllato e non violento del linguaggio. Quando ci si confronta su un tema, ci si astiene dall’attaccare la persona dall’altro (sparando giudizi offensivi nel caso di specie e peraltro lei non mi conosce) ma si ragiona per categorie portando argomenti a sostegno delle proprie tesi. È un principio basilare di ogni confronto civile. Ritorniamo così a bomba a quella lotta di civiltà in tema di questioni di genere che è lotta contro ogni forma di violenza, anche di quella verbale.

  9. In risposta a Rosella Vacchelli
    Forse non ha voluto vedere le sue di offese, di attacchi gratuiti,assolutamente infondati ,generalizzati e personalizzati….Per me finisce qua.

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