Il metano, anche se prodotto con la frazione organica dei rifiuti, è un idrocarburo, un composto di carbonio e idrogeno. Parlare di metano e di decarbonizzazione è dunque un ossimoro. L’articolo, in generale, lascia intendere che attraverso i cosiddetti biogas e biometano sia possibile ottenere porzioni significative di energia. I fatti sono che il settore si sostiene, da oltre venti anni, grazie agli incentivi e quindi ci vuole un certo coraggio a ripetere ancora oggi lo stesso ritornello di decenni fa. Nell’articolo si afferma con vanto che l’Italia è il secondo Paese in Europa per produzione di biogas e tra i principali al mondo e può aspirare a obiettivi ancora più ambiziosi.
Ma siamo certi che tale risultato sia realmente un vanto?
I report prodotti dal Council of European Energy Regulators (CEER) mostrano che l’Italia, da anni, eroga al settore incentivi molto alti rispetto agli altri Stati. Quasi sempre l’Italia è prima nella classifica europea per “generosità” verso il settore delle bioenergie.
Nel 2020 la tabella “Weighted average support level in 2020, in [€/MWh]”, presente nel report diffuso periodicamente dal CEER riporta per l’Italia il valore 203,89. Risultiamo secondi in Europa, ci supera solo la Bulgaria. Ma basta andare indietro negli anni per constatare che siamo stati i primi sia nel 2018 che nel 2019 con incentivi che ammontavano, rispettivamente, a 174,32 [euro/MWh] e 176,84 [euro/MWh]. Andando ancora più a ritroso il quadro non muta. Sempre primi o fra i primi. Si parla di sfide e di obiettivi da raggiungere quando in realtà i risultati sono strettamente legati agli incentivi pagati dai cittadini e, soprattutto, dalle imprese che investono e rischiano i propri capitali.
Basterebbe dimezzare gli incentivi o una maggiore consapevolezza fra i cittadini per far crollare il castello di menzogne.
Giuseppina Ranalli
ingegnere chimico
Una risposta
Molto interessante questo articolo che mostra quanto ci sia dietro certe attività.