Il sindaco di San Rocco al Porto (Lodi), Matteo Delfini, ha fatto la mossa del cavallo: a sorpresa ha chiesto lo studio epidemiologico per fermare il progetto di un impianto di biomentano sul territorio del suo Comune. ‘Uno studio epidemiologico sulla popolazione perché va garantito il diritto a un ambiente salubre e assicurato un livello minimo di qualità dell’ambiente al fine di comprendere le ricadute che la presenza di polveri sottili e inquinamento atmosferico possono avere sulla salute delle persone, le cause dello stato di salute attuale, essere nella condizione di esprimere pareri di competenza nei procedimenti autorizzativi di nuovi impianti o trasformazione di esistenti, supportare la richiesta di alternative all’impianto per la produzione di biometano’ scrive il primo cittadino.
A Cremona, invece, il sindaco Gianluca Galimberti è stato scavalcato da A2a che ha presentato istanza per la costruzione di un mega impianto per la produzione di biometano in via San Rocco, in una zona vulnerabile del Comune di Cremona al confine col territorio di Gerre de’ Caprioli sulla quale insistono altre strutture dal forte impatto ambientale tra cui l’inceneritore. E’ stata infatti la multinazionale bresciano-milanese proprietaria di Lgh e di Aem Cremona a fare la mossa del cavallo chiedendo l’Autorizzazione Integrata Ambientale, nel tentativo di tacitare la protesta pilotata dal comitato BiometaNo che ha largo seguito nei residenti in zona. Una richiesta, quella dell’AIA, che il Comune capoluogo non ha fatto ritenendola non necessaria.
Delfini ha chiesto a sorpresa alla Regione e ad Ats Città Metropolitana di Milano l’avvio di un’indagine sanitaria sulla popolazione sanrocchina. La richiesta è stata inviata per conoscenza anche ai Comuni limitrofi di Fombio, Santo Stefano Lodigiano e Calendasco e alle prefettura di Lodi con la postilla finale in cui si invitano gli enti preposti al deposito di valutazioni ‘anche di natura ostativa al progetto’.
‘Complimenti al sindaco di San Rocco al Porto! – commenta Maria Grazia Bonfante -. Io e Ferruccio Rizzi l’abbiamo aiutato con piacere’.
Una risposta
Una parola definitiva va detta sul biometano. Questo gas (CH4), sia di origine biologica che fossile, non va assolutamente lasciato libero in atmosfera. In particolare, il primo, quello di origine biologica, quindi quello prodotto dai processi di decomposizione chimica di materiali biologici, va catturato e poi bruciato al posto delle fonti fossili in genere (carbone e idrocarburi in genere). Infatti, se rilasciato libero in atmosfera (discariche all’aperto di rifiuti organici e dispersione deiezioni animali) ha una capacità di trattenere il calore (GWP, Global Warming Potential) 80 volte maggiore della CO2 (anidride carbonica) prodotta di norma dal processo della combustione. Ricordo che oggi questa CO2 è al centro delle nostre preoccupazioni per la sua alta concentrazione in atmosfera (421 ppm) e causa prima dell’aumento delle temperature. Tutt’altro discorso va fatto per la combustione diretta del biogas che è invece una miscela di gas in cui è presente anche il metano.