Nella riunione odierna del consiglio comunale di Cremona, il sindaco Gianluca Galimberti ha risposto all’interrogazione presentata il 20 marzo scorso, primo firmatario Roberto Chiodelli di Fratelli d’Italia, sul progetto dell’impianto per la produzione di biometano da installare in via San Rocco.
‘L’impianto in questione, si legge nell’interrogazione, per sue caratteristiche produce emissioni odorigene nauseabonde e pericolose per la salute, nonché una serie di fumi e gas climalteranti che andrebbero a peggiorare sensibilmente la situazione della città; per essere alimentato comporta costanti flussi di mezzi pesanti e agricoli che con i loro rimorchi conferiscano i liquami necessari al ciclo industriale dell’impianto e prelevino il prodotto, generando volumi di traffico pesante, scarichi di emissioni e particolato sottile in quantità ingente; a poca distanza sono presenti diverse abitazioni; ATS Val Padana nel febbraio 2022 informava i sindaci delle provincie di Cremona e Mantova del rischio di incremento degli inquinanti in atmosfera conseguente alla realizzazione di impianti di biogas/biometano connessi a impianti di combustione delle biomasse (rif prot 11223/2022); I dati provvisori legati allo studio epidemiologico già evidenziano in questa parte di città dati allarmanti circa la salute pubblica, i rischi connessi all’esposizione continuativa agli agenti inquinanti e le ripercussioni su tumori, leucemie e nascite premature; recenti e fondati studi identificano la produzione di biometano molto distante da ciò che possiamo definire “green economy” a causa di vari fattori’.
‘Tutto ciò premesso e considerato – conclude l’interrogazione – si chiede alla Giunta e al Sindaco di promuovere una concreta ed attiva tutela della sicurezza e della salute dei cittadini, affinché l’impianto venga realizzato solo dopo aver verificato la sua compatibilità ambientale e la più adeguata dislocazione’.
Ed ecco la risposta integrale del sindaco Gianluca Galimberti.
Premessa
La premessa necessaria riguardo all’impianto di biometano, inserito nell’ambito del progetto più ampio di transizione ecologica denominato ‘Cremona 20/30’, il punto di partenza è il seguente: alle richieste di approfondimenti da parte di cittadini occorre dare una risposta attraverso un dialogo sereno e un’illustrazione di fatti e dati. Come la presentazione di ‘Cremona 20/30’ è avvenuta in momenti pubblici e con istituzioni del territorio, allo stesso modo occorre continuare a parlarne e rispondere a legittime richieste di chiarimento.
Percorso di trasparenza e coinvolgimento
Recuperiamo alcuni elementi oggettivi di percorso.
Di seguito riportiamo un elenco di tutti gli incontri che sul tema Cremona 20/30 e sull’impianto di biometano in particolare si sono svolti in questi anni/mesi.
- 8 FEBBRAIO 2021: Incontro di Presentazione del Progetto CREMONA 2030 ai Sindaci di Bonemerse, Stagno, Gerre (invitato ma non presente) con Sindaco di Cremona e Dirigente all’ambiente del Comune di Cremona
- 9 FEBBRAIO 2021: Commissione Ambiente, presentazione del Memorandum of understanding e del progetto Cremona 2030, presente Lgh/A2A
- 12 FEBBRAIO 2021: Incontro pubblico e in streaming presso la Fiera di Cremona per presentazione progetto Cremona 2030
- 19 FEBBRAIO 2021: Commissione Ambiente, Progetto Cremona 2030 approfondimento, presente Lgh/A2A
- 1° MARZO 2021: Presentazione del Progetto al Presidente della Provincia e ai Sindaci di Crema e Casalmaggiore
- 11 Marzo 2021: Incontro per approfondimenti sul progetto CREMONA 2030 con Sindaco di Crema e Lgh/A2A
- 4 MAGGIO 2021: Mail al Presidente della Provincia per rappresentare disponibilità a presentare il progetto CREMONA 2030 al Consiglio Provinciale
- 3-6 novembre 2021: Cremona al centro delle sfide per lo sviluppo sostenibile, #InsiemepergliSDG – Le nostre azioni sono il nostro futuro, evento con presentazione pubblica di Cremona 2030.
- 7 NOVEMBRE 2022: Presentazione pubblica presso il CRIT progetto CREMONA 2030
- 25 NOVEMBRE 2022: Incontro con Sindaco di Gerre presenti il Sindaco e il ViceSindaco di Cremona, i dirigenti dell’Settore Ambiente e del Settore Urbanistica
- Sono seguiti altri due incontri distinti tra il Sindaco di Gerre e A2A e tra il Sindaco di Bonemerse e A2A
Il percorso è stato pertanto articolato e ha coinvolto in diverse fasi più attori. Insomma, come spiegato anche dal sindaco di Gerre, si tratta di ‘un ampio progetto … che è già pubblicamente noto.’
Percorso amministrativo
Da ottobre 2022 è iniziata la pratica amministrativa, che vede quale autorità competente la Provincia di Cremona.
La procedura prevede l’elaborazione da parte del proponente di uno studio preliminare ambientale e relativa documentazione progettuale accessoria sui quali chiunque abbia interesse possa presentare le proprie osservazioni, a seguito di avviso di pubblicazione. L’autorità competente, tenuto conto delle osservazioni pervenute, verifica se il progetto ha impatti ambientali ritenuti significativi e si esprime in merito, assoggettando a VIA il progetto, ovvero aprendo altro procedimento di valutazione autorizzativa, ai sensi della normativa vigente (D.Lgs. 387/03).
Il Comune di Cremona ha contribuito, con spirito costruttivo, attraverso osservazioni tecniche puntuali sulla questione odori e viabilità in particolare, richiedendo integrazioni, nonché in merito alle valutazioni di conformità dell’intervento rispetto al regolamento del PLIS. L’iter, come noto a chi conosce i percorsi amministrativi, avrebbe previsto successivi diversi altri passaggi legati all’acquisizione dei diversi titoli di valutazione degli impatti, nonché per la costruzione ed esercizio, in cui, rispetto a quanto già fatto, entrare ulteriormente nel merito di compensazioni.
Gli incontri con gli altri Comuni e altri enti, come sopra riportato, sono anche testimonianza di una volontà di costruire un percorso comune. Nel 2021 fu promosso un incontro con i sindaci di Bonemerse, Stagno e Gerre (anche se il sindaco di Gerre non partecipò). In questo solco si inseriscono anche le richieste di esposizione di Cremona 20/30, che negli scorsi anni sono state rivolte alla giunta provinciale e anche gli incontri con altri Comuni come quello di Crema. Inoltre, sempre come da elenco riportato sopra, sono state diverse le occasioni pubbliche o in Consiglio comunale di Cremona. Sono stati poi promossi gli incontri più recenti, avvenuti prima delle prese di posizione pubbliche del sindaco Marchi, tra Comune di Cremona e Comune di Gerre, A2A e Comune di Gerre, A2A e Comune di Bonemerse. Calendarizzato da tempo è un ulteriore momento di confronto tra Comuni. Sono previsti ulteriori momenti pubblici, in particolare di incontro con cittadini.
Gli atti presentati dal Comune di Gerre (in data 1° dicembre 2022) e quello del Comune di Bonemerse, non sono di opposizione all’impianto, ma, nel richiedere la VIA, c’è una valutazione positiva anche rispetto ad altri percorsi di controdeduzioni in una logica di totale collaborazione.
La richiesta di VIA, presentata da A2A, consente ora sicuramente di riprendere tutto il cammino già fatto e ulteriormente approfondirlo. Ribadiamo anche e ancora una volta che nessuno ha mai dichiarato di opporsi alla VIA e ci si è sempre rimessi alla decisione degli enti preposti con la massima disponibilità alla collaborazione, segnalando altresì, nei tempi procedimentali e nelle sedi opportune gli approfondimenti necessari per la progettualità presentata.
Pertanto non si vede davvero quali siano gli elementi fondanti i giudizi che imputano al Comune di Cremona il procedere sottovalutando impatti. I percorsi sono noti, hanno i tempi previsti e avranno tempi ulteriori. Da parte del Comune di Cremona non c’è traccia di sottovalutazione né in atti né in dichiarazioni. Piuttosto siamo di fronte a mesi di pratiche amministrative e altri ne seguiranno seguite con grande rigore e attenzione. E lo saranno ancora e sempre. Se poi mesi di percorsi trasparenti e puntuali sono considerati come un periodo comunque troppo breve forse una riflessione sui tempi per realizzare le opere nel nostro paese dobbiamo farcela tutti.
Collocazione impianto
Rispetto alla collocazione scelta, il sito è certamente all’interno di una vasta area ambientalmente rilevante (e infatti massime sono sempre state l’attenzione e la valorizzazione e ancora lo saranno). Allo stesso tempo, come a tutti noto, l’area in questione è anche il luogo cui la città ha attribuito una vocazione ambientale con posizionamento di impianti legati ai rifiuti o a progetti di economia circolare: lì sono presenti la discarica, il termoutilizzatore, il depuratore, l’impianto di biomasse (tutti impianti nati prima delle amministrazioni Galimberti e quindi decisi da tutte le amministrazioni precedenti). La domanda quindi sarebbe: quali sono i motivi per posizionare impianti di natura agricola come il biometano o le alghe in altri siti, impedendo anche ottimizzazioni possibili tra impianti, come ad esempio un uso efficiente del calore del teleriscaldamento? Tanto meno si capisce quali siano le paventate logiche di sudditanza al ‘capitale’ che indurrebbero a fare una scelta che in realtà appare solo di coerenza con quanto la città ha da molti anni deciso rispetto alla vocazione del luogo o di coerenza con le indicazioni di efficienza ambientale che tutti riconoscono collegata a questa tipologia di impianti. Peraltro ribadiamo che alcuni degli impianti che poi sotto descriveremo sono impianti classificati come impianti agricoli. In ogni caso il percorso di valutazione ambientale in atto aiuterà a trovare anche le giuste e già auspicate compensazioni.
Possiamo aggiungere che impianti di biometano possono realizzarsi e si stanno realizzando anche direttamente presso aziende agricole (che spesso sono comunque in prossimità di abitati e di altri insediamenti sensibili), ma lo sviluppo di tali impianti può e anzi deve avvenire anche in luoghi che possano servire un opportuno intorno a vantaggio di altre imprese agricole e anche di tutto l’ambiente circostante.
Ricordiamo anche che rispetto all’area e alla collocazione degli impianti di biometano e alghe è stato fatto uno studio attento di coerenza e valorizzazione paesaggistica che rappresenta un punto di riferimento per la realizzazione dei lavori.
Cremona 20/30
Veniamo ora a Cremona 20/30. Abbiamo sentito molti commenti a proposito. Questo progetto è noto da tempo, presentato pubblicamente in molte circostanze, non ultima in occasione dell’evento promosso con FAO e ministero degli esteri e della cooperazione internazionale in cui i progetti furono ancora una volta presentati (e furono anche, tra l’altro, proiettati sul torrazzo perché tutti potessero vederli). Ma in diverse altre occasioni il progetto fu presentato. Abbiamo già riportato nei paragrafi precedenti l’elenco delle occasioni in cui questa presentazione è avvenuta.
Cremona 20/30 è un insieme di progetti, alcuni dei quali distribuiti in città e anche fuori città. La tariffa puntuale a Cremona ne fa parte, gli investimenti sul teleriscaldamento di Cremona che saranno presentati prima dell’estate secondo il cronoprogramma previsto, gli investimenti sul fotovoltaico, che, ad esempio con Aem, stiamo portando avanti. Si tratta di progetti tutti in atto e di progetti ambientalmente strategici. Per i progetti fuori Cremona abbiamo l’ampiamento dell’impianto Biofor sul cremasco.
In Cremona 20/30 sono poi previsti altri impianti oltre al biometano, collocati nel luogo in oggetto di via San Rocco.
È previsto ad esempio il recupero di calore dal depuratore di Cremona: è un’operazione intelligente di economia circolare, che potrà garantire una fonte rinnovabile di alimentazione del nostro teleriscaldamento, anche in vista degli sviluppi futuri del termo utilizzatore. E dove potrebbe essere recuperato il calore del depuratore se non vicino al depuratore stesso? Sostenere il nostro teleriscaldamento sempre più con fonti rinnovabili è un’operazione saggia per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia energetica e diminuire l’inquinamento atmosferico legato al riscaldamento domestico.
È previsto anche un impianto di alghe, progetto che, come già illustrato, è, al momento, sotto analisi, perché occorre capire l’esito della sperimentazione iniziata lo scorso anno. È un impianto agricolo (si tratta di serre), i cui frutti, impiegati come biostimolanti, potrebbero migliorare la fertilità dei nostri campi a vantaggio dell’ambiente e delle nostre aziende. Che un impianto agricolo divori il parco è una delle affermazioni ascoltate di cui non si capisce il senso.
E poi abbiamo l’impianto di essicamento fanghi presentato da Padania Acque e finanziato con fondi pnrr: riduce il volume dai fanghi prodotti dal depuratore togliendo acqua e rimettendola in un circuito in cui si possa utilizzare in modo corretto. Dove costruire tale impianto se non vicino al depuratore stesso? Poiché il depuratore continuerà a funzionare (per fortuna) e inevitabilmente a produrre fanghi, è meglio portarli via con 250 TIR o, dopo aver ridotto il loro volume grazie all’impianto di essicamento, con 80 TIR? È meglio recuperare l’acqua nel processo di essicamento fanghi o sprecarla? Tutte queste domande hanno risposte che appaiono chiare, se si intende perseguire, davvero e nei fatti, una logica reale di transizione ecologica. E altrettanto appare chiara la necessità di fare investimenti per ottenere, con i fatti e con impianti seri e innovativi, effetti ambientali concreti.
E il tutto in anni in cui il Comune di Cremona, sempre con i fatti, in collaborazione con molti Comuni, ha esteso di molto i confini del Parco naturalistico in cui l’area di S. Rocco si inserisce ed è intervenuto e interverrà ancora sulle connessioni ecologiche. Il Parco è stato in questi anni ampliato, rafforzato ed esteso. E lo sarà ancora.
Ribadiamo che tutti questi impianti e i loro effetti sono stati descritti nel progetto Cremona 20/30 illustrato e presentato in varie occasioni. Ed è stato preparato un sito web visitabile da tutti che a breve sarà messo on line a disposizione di tutti.
L’impianto di biometano in Cremona 20/30
Partiamo da qui, da Legambiente e dal suo documento dedicato al biometano: ‘ll biometano può svolgere un ruolo rilevante nella riduzione dell’uso dei combustibili fossili, principale fonte di emissione dei gas climalteranti, e di conseguenza nel contrasto alla crisi climatica. Il biometano è una delle fonti energetiche più pulite tra le alternative oggi possibili …’
Partiamo da questo documento, perché i dati e gli elementi scientifici riportati di seguito si possono ritrovare sul sito del governo relativo agli investimenti Pnrr o su pubblicazioni come quella di Legambiente e in entrambi i casi i riferimenti sono dati e ricerche consolidate e accettate dalla comunità nazionale e internazionale.
Ci permettiamo di aggiungere un invito a visitare impianti simili e verificare di persona se si tratta di emissioni nauseabonde, come scritto e appare un’affermazione davvero con poco fondamento. Questo non significa che non si debba avere una particolare attenzione alle questioni odorigene e tale attenzione è in atto, anche in virtù delle tecnologie avanzate utilizzabili e già in uso.
Rispetto alla questione viabilità c’è sempre e sempre ci sarà un’attenzione fortissima. E, dentro il percorso amministrativo in atto, la partita è e sarà seguita con cura. Altrettanto sono seguite le compensazioni legate ad alberature e quelle connesse ad un’attenzione al bodrio che si trova lì vicino. Già era totalmente previsto e ora lo è ancora l’interazione rigorosa con A2A su tutti questi temi
Rispetto alla questione batteri rimandiamo al documento di Legambiente che ricorda come ‘il procedimento di digestione anaerobica invece possa abbattere il contenuto della maggior parte dei batteri nocivi per l’uomo rendendo più sicuro l’uso del digestato rispetto al refluo tal quale’.
In fondo al presente documento riportiamo la tabella preparata da Legambiente proprio per controbattere alle principali critiche.
Rispetto alle ventilate emissioni, la digestione avviene in ambiente chiuso e quindi, al contrario di quanto paventato, proprio senza emissioni, come spiega sempre Legambiente. Invece possiamo affermare che le emissioni sono legate a quei processi di spandimento di reflui sui terreni, processi evitati proprio attraverso impianti come quelli di biometano. Queste ultime emissioni infatti vanno diminuite il più possibile, perché producono non solo CO2 ma anche NH3 e altri elementi che poi rappresentano fonti di particolato secondario (le famose PM10 ad esempio). Prendere quei reflui e usarli in modo controllato per produrre energia diminuisce le emissioni, non le aumenta, quindi l’impianto di biometano contribuisce a diminuire le emissioni.
Aggiungiamo la seguente considerazione: prelevare sottoprodotti dell’agroalimentare e reflui prodotti da agricoltura e zootecnia, usarli per produrre energia in ambiente controllato, usare il digestato per restituire fertilizzanti è economia circolare? Sembra ovvia la risposta. Sì!
E ancora, produrre metano in questo modo produce 80% in meno di CO2 rispetto al produrlo estraendolo come gas fossile (se facciamo in particolare riferimento alle condizioni dettate dalla direttiva RED per il calcolo della sostenibilità nella riduzione delle emissioni ottenute dall’impianto allora occorre parlare in generale alla riduzione delle emissioni di gas serra). Produrre biometano è quindi un processo di decarbonizzazione e di transizione ecologica? Decisamente sì, come già messo in evidenza. E per questo si chiama molecola green. E la CO2 prodotta dall’impianto è controllata e non dispersa.
Rispetto alla questione acqua e al suo impiego, ecco il consumo di acqua previsto: servizi igienici, 146 m³/y; lavaggi generali, pulizie: 1.059 m³/y; reintegro acqua scrubbers: 250 m³/y; acque irrigazione aree verdi: 4.619 m³/y; previsto riutilizzo acque meteoriche – Pozzo. Quindi non appare un consumo idrovoro.
Sottolineiamo un ulteriore elemento molto importante e già evidenziato: il digestato prodotto dall’impianto di biometano può essere usato come fertilizzante. Ricordiamo, come fa Legambiente, che ‘il digestato’ così prodotto ‘è stato inserito nell’elenco degli ammendanti che possono essere utilizzati in agricoltura biologica’. Si pone quindi un altro tema molto rilevante: questo processo di economia circolare connesso all’impianto di biometano aiuta anche la nostra agricoltura nella produzione di fertilizzanti sostenibili ed efficaci, con alta attenzione ai terreni in termini di ‘salute’ e di resa. Anche produrre autonomamente fertilizzanti è un obiettivo importantissimo da un punto di vista ambientale ed economico. Lo sanno bene gli imprenditori che lo scorso anno, sempre a causa del contesto internazionale e della crisi energetica, hanno visto aumentato il costo dei fertilizzanti a livelli insostenibili.
Per alcuni non varrebbe forse la pena parlare anche con ricercatori, imprenditori illuminati, esperti ambientali che stanno già portando avanti questi progetti? L’Europa si sbaglia? Il Pnrr che fa della transizione ecologica il suo obiettivo da raggiungere finanzia per 1,9 miliardi il biometano, è quindi sbagliato? Legambiente si sbaglia? Università, come quelle sul nostro territorio con cui lavoriamo costantemente su questi temi e che se occupano di questi temi, si sbagliano? Evidentemente non si sbagliano, ma individuano un elemento chiave per ridurre sottoprodotti e reflui, migliorare aria, raggiungere un obiettivo vitale dell’autonomia energetica del paese in una logica di economia circolare.
Un’attenzione va posta alla differenza tra gli impianti di biogas già presenti sul territorio e quelli di biometano. In questi ultimi il biogas prodotto viene raffinato per diventare biometano e affinché questa operazione sia possibile e sostenibile occorre avere una taglia di impianto di almeno il MW. Per questo occorre affrontare il tema della sostenibilità nella produzione del biometano, produrre non usando grano come alimentazione, ma appunto sottoprodotti o reflui (o in altri casi anche la forsu). E, come già ricordato, immaginare anche impianti consortili che possano servire un intorno opportuno di imprese a servizio del territorio e del suo ambiente.
Certamente il tema è anche di ottimizzare la cosiddetta ‘ricetta’ da inserire nell’impianto stesso. Per questo il nuovo Centro agro zootecnico alimentare (ZAF Innovation Center), creato dal Comune di Cremona insieme agli altri enti pubblici del territorio (Camera di Commercio e Provincia), con le Università (Cattolica e Politecnico) e la Fiera di Cremona ha proprio come uno degli obiettivi centrali quello di lavorare in modo innovativo insieme alle imprese stesse sulla ricetta migliore e sui sensori necessari per il controllo. Fanno parte dello ‘ZAF innovation Center’, imprese, categorie economiche, ordini professionali. Alcune delle imprese presenti hanno già una grande esperienza su questi temi. Cremona può così davvero diventare un modello di riferimento sul tema della molecola green di biometano.
Rispetto alla ricetta occorre esplicitare che verrà utilizzato anche l’insilato, il triticale e il sorgo per un tot di 20000 ton su 100000 ton circa. Si tratta di colture energetiche di secondo raccolto, non in competizione con il food. Per l’esattezza: 5000 ton sorgo, 5000 ton triticale, 8000 insilato di mais, di seconda raccolta.
Capitale e investimenti
Le accuse di sudditanza al ‘capitale’ e al capitalismo non sono davvero condivisibili. Le scelte ricordate sopra hanno motivazioni precise, ambientali e di sviluppo, chiare e evidenti. Una multiutility di servizi fa investimenti ambientali e in questo caso li fa in un ambito, quello agricolo e zootecnico, strategico e cruciale per le sorti del paese e così rilevante per il nostro territorio in particolare. Non è forse una notizia positiva? Di che cosa c’è bisogno per realizzare la transizione ecologica? Di comportamenti individuali virtuosi, assolutamente sì e quanto stiamo insistendo su questo. Di infrastrutture verdi come parchi e ciclabili, assolutamente sì e quanto lo stiamo facendo. Di ricerca e collaborazione tra imprese e università, certamente sì e anche qui tanto lavoro da parte nostra è in atto. Di capitali e di impianti adeguati a realizzare decarbonizzazione ed economia circolare, realizzati con investimenti molto significativi, che uniscano enti di finanziamento, aziende pubbliche e private, investitori, ovviamente sì! Non si capisce come la contrapposizione tra investimenti (capitale) e transizione ecologica possa giovare a quest’ultima: dovremmo definire capitalismo brutale il miliardo e 900 milioni di euro che Europa, con governi di tutti i colori, hanno deciso di dedicare a impianti di biometano? E più in generale come sarà mai possibile costruire transizione ecologica senza avere capitali da investire e aziende e società che lo fanno?
Ovviamente trascuriamo le altre accuse di essere venduti a A2A, perché fanno parte di quello stile che privilegia l’offesa gratuita e infondata, che rivela solo pochezza argomentativa e anche poca educazione istituzionale e personale, anteponendo la rissa all’argomentazione scientificamente fondata e coerente per metodo e contenuti e alla ricerca seria e anche dibattuta del bene comune.
Il PNRR
Veniamo ora ai fondi Pnrr. A proposito della Missione 2, in cui è inserito il finanziamento di impianti di biomentano, si ricorda che la Missione 2 ha come sottotitolo ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ e sul sito del ministero, da tempo, si legge in modo chiarissimo, trasparente e visibile a tutti che la Missione 2 del PNRR, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, è la missione dove il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica svolge il maggior numero di attività.
Nella Misura 1 di tale Missione l’obiettivo è incrementare la quota di energie prodotta da fonti di energia rinnovabile e l’investimento 1.4 in particolare è per lo sviluppo del biometano, proprio con l’obiettivo esplicitato di promuovere l’economia circolare. L’importo complessivo dell’investimento per nuovi impianti di biometano è pari a 1.923.400.000 euro. Dunque è un fatto incontrovertibile che gli impianti di biometano siano un obiettivo strategico che l’Europa, l’Italia e i territori si pongono per la decarbonizzazione, l’economia circolare, la diminuzione di inquinanti, l’autonomia energetica.
Conclusioni
Nelle conclusioni ci sembra giusto soffermarci in particolare su un tema emerso, ma su cui vale la pena tornare: tutti abbiamo il dovere di perseguire l’obiettivo vitale di una maggior autonomia energetica possibile del nostro paese. A proposito di questo, l’Italia ha diminuito la dipendenza dal gas russo (e abbiamo visto con che drammatica fatica), ma non l’abbiamo annullata e abbiamo aumentato la dipendenza da altri paesi, che vivono comunque una stagione storica di forti o fortissime instabilità. Abbiamo parlato con cittadini, lavoratori e imprenditori del nostro territorio: vogliamo evitare di rimetterci nelle condizioni drammatiche in cui famiglie, artigiani, commercianti, cooperative, associazioni, imprese si sono trovate lo scorso anno, dopo la Pandemia con le bollette insostenibili? Vogliamo o no? Se sì, e dobbiamo farlo, ogni territorio ha il dovere di accelerare sulla produzione di energia da fonti di economia circolare o rinnovabili non dipendenti dall’estero. Ognuno deve dare il suo contributo.
In conclusione, come illustrato nel presente documento, Cremona 20/30 è uno dei progetti che concretamente si pongono obiettivi centrali, strategici e vitali di decarbonizzazione, di economia circolare, di diminuzione di inquinanti, di autonomia energetica, di uso migliore dell’energia e della materia, di transizione ecologica in agricoltura e zootecnia. Tutto questo ci prefiggiamo con Cremona 20/30 e con tutti i progetti messi in piedi in questi anni. E ci impegniamo a continuare a ragionare e a confrontarci con cittadini e con tutte le persone e le realtà interessate e a lavorare con rigore e trasparenza in tutti i necessari percorsi amministrativi.
Dal documento di Legambiente
LO SVILUPPO DEL BIOMETANO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE
E LA LOTTA ALLA CRISI CLIMATICA IN ITALIA
‘Nel caso specifico dei biogas, del biometano e degli impianti di digestione anaerobica, di seguito vengono schematicamente riportate le principali obiezioni e riflessioni che vengono sollevate e a cui Legambiente prova a dare una risposta. Risposte maturate dagli approfondimenti tecnici di sopra riportati nel presente documento e dalle esperienze maturate nel corso degli anni su situazioni e casi reali in giro per tutto il Paese.’
Principali critiche nei confronti del biogas e del biometano | Risposta |
La produzione di biogas/biometano è fonte di emissioni inquinanti | Il processo fondamentale per produrre biogas è la digestione anaerobica che avviene in ambiente chiuso e quindi senza emissioni (a differenza di quanto avviene in natura). |
La produzione di biogas/biometano è fonte di sviluppo di batteri patogeni (come ad esempio i clostridi) | La letteratura scientifica è concorde nel ritenere che il processo di digestione anaerobica possa abbattere il contenuto della maggior parte dei batteri nocivi per l’uomo rendendo più sicuro l’uso del digestato rispetto al refluo tal quale.
È utile ricordare che il digestato è stato inserito nell’elenco degli ammendanti che possono essere utilizzati in agricoltura biologica. |
La produzione di biogas/biometano è fonte di odori | Gli odori possono essere generati dal tipo di matrici impiegate, nel caso di liquami zootecnici o insilati, e dal digestato. Ma un’adeguata copertura dei sistemi di stoccaggio e di alimentazione riduce notevolmente il rischio. La digestione anaerobica in ogni caso abbatte gli odori delle materie prime trattate. |
Questi impianti usano mais e altre colture per produrre energia, togliendo spazio alla produzione di cibo e foraggi. | Relativamente alla situazione Italiana è importante ricordare che la superficie agricola utilizzata per colture dedicate alla produzione di biogas occupa circa il 3% della superficie agricola nazionale, mentre i terreni abbandonati sono in costante aumento. Negli ultimi 50 anni l’Italia ha perso oltre un terzo dei terreni agricoli (da 18 a 12 milioni di ettari). Inoltre, a differenza di una decina di anni fa, gli attuali decreti che regolano la produzione di biogas e biometano danno i maggiori incentivi ai piccoli impianti alimentati con sottoprodotti e/o reflui zootecnici. |
Una risposta
a me risulta che Legambiente Cremona e wwf Cremona sono contrari. Che si esprimano chiaramente allora!