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Biometano e inceneritore, la storia si ripete ma non insegna

28 Maggio 2023

Non è scontato che venga realizzato l’impianto di biometano capace di produrre gas «per soddisfare il fabbisogno annuo di circa 3 mila famiglie» (La Provincia, 25 maggio).  È indubbio però che abbia accelerato l’inizio della campagna elettorale per la consultazione amministrativa del prossimo anno.  Da settimane il progetto previsto in via Bosco a Cremona è al centro del dibattitto politico cittadino. Le posizioni sono nette e, per ora, trova poco spazio il dialogo e la mediazione tra sostenitori e contrari all’insediamento.  

Amministrazione comunale favorevole. Pd in prima linea con qualche distinguo e defezione.   Segretario provinciale del partito, Vittore Soldo, sull’Aventino. Muto, lascia ai suoi giannizzeri il compito di salvaguardare la linea e rintuzzare gli attacchi degli oppositori.

Al contrario, il sindaco Gianluca Galimberti non disdegna di intervenire in prima persona. Sandokan del Po, scimitarra in mano, difende senza esitazioni l’insediamento e, più in generale, il progetto Cremona 20/30, di cui il biometano è una componente rilevante.  Convinto di essere nel giusto, coerente tira dritto e di questo è doveroso dargli merito.

 Ma anche la dote di ascolto e il passo indietro in alcune circostanze sono un pregio per un pubblico amministratore. Possono evitare d’imboccare strade senza uscita.  Di fermarsi e non cadere in un precipizio. Di calpestare materiale di scarto maleodorante e di grandi dimensioni.

Tigrotti di Mompracem, kriss nella cintura, fedeli al sindaco, i consiglieri di maggioranza tengono il punto.

Poi c’è Francesca Pontiggia, già consigliere comunale, presidente della Commissione ambiente di Cremona.  Diversamente da Lady Marianna – la Perla di Labuan dell’epopea salgariana – non ha seguito Sandokan. Con una lettera aperta (Vittorianozanolli.it, 14 maggio) ha smontato Cremona 20/30 e affossato l’impianto di biometano.  Ha ricordato che A2A è una società quotata in borsa e che il profitto è il Moloch al quale sacrificare tutto e tutti. Il bene comune un optional da mettere sul piatto quando serve per il proprio tornaconto. Ha sottolineato che A2A «fa business, produce utili per gli azionisti».  Ha precisato che «nell’assenza di una politica con la P maiuscola le aziende si muovono da aziende, in fin dei conti non sta a loro trovare gli equilibri sociali e ambientali», indiretto calcio nei testicoli ai leader politici-politicanti di casa nostra.

Pensato da Comune, Aem, Lgh (ora A2A) e Padania Acque, Cremona 20/30 è «un progetto innovativo di economia circolare e di rigenerazione ambientale ed energetica del Cremonese. Darà vita a un ecosistema integrato in cui innovazione ed efficienza si incontrano per offrire alla comunità servizi e tecnologie all’avanguardia in materia di ambiente ed energia. Azioni e investimenti che nel giro di 10 anni porteranno Cremona ad allinearsi alle migliori smart communities e smart area in Europa, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite» (Dal sito del Comune di Cremona).  

Cremona 20/30 è stata assemblata da un unico soggetto istituzionale insieme a tre società, una delle quali A2A, straniera nella nostra provincia e coinvolta in prima persona nella realizzazione del piano.  Errore basilare di procedura, il 3 a 1   inficia sul nascere il progetto.  Concepito per il territorio e realizzato con l’apporto esclusivo del Comune capoluogo, Cremona 20/30 ha, di fatto, ignorato le istanze del resto della provincia. Nessuno ha contestato con fermezza entrambe le anomalie. Crema ci aveva provato, ma con poca convinzione.  Ora i nodi vengono al pettine. Bau bau, micio micio e alla via così.

A2A intende produrre biometano in un parco, in simbiosi con un inceneritore e con un impianto di biomasse legnose, a poche centinaia di metri dalle abitazioni.  Via maestra per incassare un pacco di quattrini, è per lei un traguardo obbligato. Obiettivo irrinunciabile per un’azienda autoproclamatasi life company, in realtà money company.   

E crepi l’avarizia. L’operazione procede veloce «’Via’ già presentata. Laghetto per l’acqua e 544 nuovi alberi» (titolone de La Provincia, 25 maggio).  La precisazione esclude interpretazioni fuorvianti e fraintendimenti. Per esempio laghetto per pipì e alberi secolari. Mancano trote e papere, ma la perfezione non è di questa terra e A2A non sfugge alla regola. Ma se il Comune tira un po’ la corda e minaccia di far saltare il business, non è impossibile che vengano concesse. Bau bau micio micio.

Quando sul tavolo è presente il binomio affari e ambiente, allora la realizzazione di laghetti, la piantumazione di nuovi alberi, la creazione di aiuole e fiori annessi si chiamano compensazioni o mitigazioni che, appunto, compensano o mitigano qualcosa che è stato tolto o danneggiato. Bau bau micio micio e chi s’è visto, s’è visto.

Contrari all’impianto Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Movimento 5 Stelle. Grintosi hanno contestato l’intervento. Compatti, hanno firmato documenti unitari.  Precisi, hanno posto domande e sollecitato risposte.  Velenosi hanno rilevato: «I rappresentanti di A2A hanno chiaramente detto che, qualora non venissero ottenuti i finanziamenti dal Pnrr, l’impianto non verrebbe realizzato» (Cremonasera, 24 maggio).  Spigolatura che nel linguaggio popolare e figurato viene verbalizzata con il concetto: intraprendere un’attività conveniente per sé, con l’utilizzo di un organo del corpo di proprietà altrui. 

Nel caso specifico, la costruzione della gallina dalle uova d’oro finanziata in parte con i soldi pubblici, quindi dei cittadini.  Cittadini ai quali verrà venduto l’uovo, che pagheranno caro e salato per la felicità degli azionisti di A2A. Non è complesso. È il capitalismo, se è ancora concesso usare questa parola. È Paperon de’ Paperoni. È l’imprenditoria senza rischio d’impresa. È il liberismo con l’assistente sociale e l’Isee. È il laghetto d’acqua e non di pipì e 544 nuovi alberi non secolari.  È il bau bau micio micio.

Contro il progetto anche Rifondazione, opposizione dichiarata forte e chiara da Francesca Berardi, segretaria provinciale del partito, durante l’assemblea di Gerre de Caprioli dello scorso aprile. 

Nel risiko del biometano c’è anche il jolly, la variabile imprevista e incontrollabile dai partiti, l’unica che può fare saltare il banco. La più disturbante per i futuri candidati sindaco  costretti a confrontarsi con lei. 

Il Comitato BiometaNo è nato dall’incazzatura di Michel Marchi, attuale sindaco di Gerre de’ Caprioli, Comune in sedicesimo a due passi da via Bosco.  Vicino al Pd, Marchi si è mosso con intelligenza. Niente proclami, ma conoscenza del problema e dei relativi documenti e azioni di coinvolgimento dei cittadini.  Una discreta leadership, un’oculata dose di decisionismo, una buona capacità di pubbliche relazioni, grazie al portavoce Luigi Lipara, ex Pd, hanno creato i presupposti per costruire un movimento contro l’ubicazione dell’impianto e, nel contempo, schivare l’accusa di qualunquismo da sindrome di Nimby (non nel mio giardino). L’assenza di una precisa colorazione politica e di egemonia di partiti ha facilitato e accelerato i tempi di aggregazione del Comitato.

Alla prima assemblea organizzata a Gerre la partecipazione è stata massiccia. D’altri tempi. La presenza del comitato alla Commissione di vigilanza del Comune ha rimarcato la determinazione dei contestatori.   L’azione non ha ancora raggiunto la forza e l’impatto degli indiani di Forte Apache, ma se il buon giorno si vede dal mattino, i presupposti per una prosecuzione splendida ci sono tutti.

«La commissione vigilanza – ha dichiarato Marchi – ha consentito di certificare una certezza che già in parte avevamo: la realizzazione di un impianto di biometano in quel contesto è solo ed esclusivamente un business privato a vantaggio di qualche azionista ben lontano da Cremona e dal suo territorio» (Cremonasera, 23 maggio).

È una storia già raccontata con l’inceneritore (nella foto centrale). Non è identica. Simile.

 Allora gli esperti sconsigliavano la sua costruzione a San Rocco. I cittadini con un referendum avevano bocciato l’ubicazione. La politica l’aveva imposta.  L’anno successivo gli stessi cittadini votarono i traditori, che vinsero. Così va il mondo.

Ripetere l’errore è da fessi.  I candidati sindaco sono avvisati. La speranza che  compaia un saggio Yanez a consigliare un troppo puntiglioso Sandokan è un buon auspicio. Non è mai troppo tardi. Bau bau micio micio.

 

Antonio Grassi

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