Todos caballeros. Prima abbiamo distrutto l’ambiente, ora tentiamo di mettere una pezza. La transizione ecologica e l’economia circolare forse salveranno il pianeta, ma con la classe politica di casa nostra le speranze di rinascita per la provincia di Cremona sono ridotte. Pasqua può attendere.
Il green è il nuovo Eldorado. Dove c’è oro, avventurieri e improvvisatori si mischiano con persone per bene o quasi per bene. Politicamente sgangherato, in disarmo e privo di una guida autorevole, il nostro territorio, più di altri, attira lanzichenecchi vestiti di verde.
A2A, multiutility pubblica e quotata in borsa, è seria. Con un know-how all’altezza del lavoro svolto, è affidabile. Attenta al bilancio, non lesina sforzi per rendere felici gli azionisti. Opera nel campo dell’energia. L’ambiente è la sua risorsa, condizione che può sortire contrasti con i soggetti deputati a difenderlo e a migliorarlo. Contrasti che esplodono o si sgonfiano in relazione al direttore delle danze. Il binomio ambiente e politica è instabile, difficile da gestire. Certezze acquisite possono all’improvviso trasformarsi in incertezze.
Dieci giorni dopo il trionfo del referendum contro la localizzazione dell’inceneritore a San Rocco, il consiglio comunale di Cremona bocciava la volontà popolare. Il furto di democrazia è noto, ma pochi sanno che tra gli scippatori figurava l’assessore alla vigilanza urbana. Certificato e targato verde doc, aveva raccolto le firme per indire il referendum e si era battuto per la vittoria del no a San Rocco. Fulminato sulla via delle poltrone, il 28 giugno 1994, in consiglio comunale l’assessore cangiante aveva cambiato opinione, ma conservato la sedia della vigilanza urbana.
Per raggiungere i propri obiettivi A2A mette sul piatto onerosi investimenti di compensazioni ambientali. Operazione meritoria, ma è da ingenui credere che scaturisca da un disinteressato impegno a favore del paesaggio. È un banale calcolo del rapporto costi/benefici per valutare le ricadute economiche e d’immagine derivanti dall’apprezzabile gesto.
Un tempo si diceva: la salute non è in vendita. Oggi è necessario affermare forte e chiaro: l’ambiente non è in vendita. Non si acquista con le compensazioni ambientali. Non si cede con la richiesta di un aumento delle stesse.
Per la salute l’utopia è rimasta tale. Degradata a merce, oggi la salute viene venduta e comprata con buona pace dell’articolo 32 della Costituzione che la garantisce per tutti i cittadini. I ricchi se la cavano. I poveracci confidano nella magnanimità del Padreterno.
Per l’ambiente il sogno non è ancora morto, ma la candela della speranza è un moccolo.
A2A si definisce Life company. È un’azzeccata intuizione del marketing. In realtà è una money marker, con l’ obiettivo di aumentare fatturato e utili.
Life company è la versione raffinata di Giorgio Mastrota che piazza materassi. Di Roberto Da Crema, il Baffo, che smercia lavatrici a metà prezzo. Il resto è favola. Leggenda metropolitana. Cinema. Ombre cinesi. Origami. A2A è una macchina per fare soldi e non c’è motivo di stracciarsi le vesti se lo si dice. Non è scandaloso e nemmeno disdicevole. Irritante è fingere di ignorarlo.
Luigi Lipara, ex consigliere comunale Pd, ha osservato (Cremona sera, 3 aprile) che l’accordo con A2A ha permesso al Comune di Cremona di sistemare i conti di Aem, azionista di Lgh. Nessuno discute dell’opera salvifica della multiutility, ma non è stata beneficienza. Piuttosto un affare per la società forestiera.
La cessione di Lgh ad A2A inizia nel 2016 e si conclude nel 2021. Da quest’ultima data l’azienda simbolo e fiore all’occhiello dei Comuni della provincia è al cento per cento proprietà di milanesi e bresciani. Non partner, ma ramo d’azienda. Marchio senza voce in capitolo. A2A è la padrona assoluta. Decide e comanda. Sotto il Torrazzo eseguono. Battono i tacchi. Signorsì e via andare. Non c’è trippa per i gatti di casa nostra, ma è sciocco lamentarsi: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Complimenti ai compratori.
A2A conta oltre 75 mila azionisti. I Comuni di Milano e Brescia detengono il 25 per cento ciascuno del capitale sociale. Il restante 50 per cento è ripartito tra investitori istituzionali e retail italiani e stranieri. Spiccano fondi comuni, fondi pensioni, assicurazioni. La parte in circolazione sul mercato azionario, il flottante, è in ordine decrescente nel portafoglio titoli di investitori statunitensi, italiani, francesi. Ci sono anche azionisti tedeschi, inglesi, irlandesi, olandesi.
La salvaguardia dell’ambiente è coraggio. In alcune occasioni lotta all’arma bianca, roba poco affine a chi traccheggia sotto il Torrazzo.
Poi c’è l’asso di briscola, la tecnologia. Sta nelle mani di A2A. È il passpartout che apre tutte le serrature. Al suo cospetto la politica cala le braghe. Allarga le braccia. Accetta. Subisce. Scienza e tecnica non sono neutre. In un futuro molto prossimo la tecnica si auto governerà. Ridurrà l’uomo a mezzo. Toglierà il potere decisionale. Cancellerà l’etica. Annullerà l’aspetto irrazionale ed emotivo. Favorirà efficienza, produttività e accelerazione di tempi. Sottometterà l’economia che già impone le scelte alla politica.
Lo scorso novembre, il professor Umberto Galimberti ha spiegato tutto questo ai presenti all’assemblea dell’Associazione industriali, convocata con il titolo Transizione al futuro. Il pubblico ha applaudito più di una volta. Non è chiaro se per buona educazione o per un’equivoca interpretazione dell’avvertimento del relatore. Poco importa. Nessuno ne ha più discusso. Se il professore ha ragione e se la politica non decide, tecnica e tecnologia imporranno l’impianto di biometano in via Bosco. Con il loro supporto A2A dimostrerà che la nuova slot machine starà d’incanto in quella zona già svantaggiata dalla presenza di un inceneritore e di un impianto a biomasse legnose.
La compensazione ambientale eleverà l’intervento a modello da imitare. A oggetto di culto. Eros Ramazzotti aggiornerà Grazie d’esistere con Grazie d’esistere A2A.
Contrastare l’impianto di biometano con l’ausilio di numeri e lavori scientifici è doveroso, ma non sufficiente per bloccare la sua realizzazione. Indispensabili il sostegno politico e la mobilitazione popolare, la storia di battaglie analoghe lo insegna.
L’impensabile è accaduto nelle settimane scorse. La variabile impazzita del sistema si è palesata a Gerre de Caprioli, Comune confinante con Cremona, a un tiro di schioppo da via Bosco. I cittadini si sono svegliati dal letargo che si credeva eterno. Hanno battuto un colpo. Loro ci sono. La marcia trionfale del biometano cittadino, accompagnata dai peana e dai salmi di gloria innalzati dall’Amministrazione comunale, si è inceppata. Michel Marchi, sindaco di Gerre de Caprioli è il nuovo Goffredo di Buglione. Don Alberto Mangili, il parroco, l’erede di Pietro l’eremita (Cremonasera, 7 aprile). La sera del 19 aprile presso la palestra a Gerre de’ Caprioli si costituirà il comitato BiometaNo Cremona, pronto per la prima crociata contro l’impianto.
L’imprevista contestazione ha messo in mutande l’Amministrazione comunale del capoluogo da subito schierata compatta con A2A. I capigruppo consiliari di Pd, Fare nuova la città, Sinistra italiana con un intervento moralista e con molta fuffa (Cremonasera, 30 marzo) hanno rimediato una figura da servo sciocco.
Quelli di Fratelli d’Italia hanno chiesto la valutazione di impatto ambientale.
Forza Italia e Viva Cremona si sono appropriate del ruolo di Robin Hood con la proposta di dismettere l’inceneritore e di attivare interventi finalizzati a restituire il territorio ai cittadini (Vittorianozanolli.it, 7 aprile).
La Lega è fuori gioco e la convocazione della commissione comunale di vigilanza, presieduta da una sua rappresentante, è un brodino caldo per curare la polmonite.
Il Pd è smarrito e diviso. Vittore Soldo, il segretario provinciale, è scomparso. Roberto Poli, capogruppo consiliare e Luca Burgazzi, segretario cittadino, hanno diffuso un comunicato dai toni veterocomunisti e rivelatore di una propensione al bondage politico di tipo tafazziano. «Non accettiamo – hanno scritto – lezioni di ambientalismo da forze politiche che si muovono in modo ondivago e solo strumentale, cavalcando in modo poco credibile alcuni malumori inevitabili di fronte a scelte innovative e coraggiose» (Cremonasera, 8 marzo). D’accordo, niente lezioni di ambientalismo dal centrodestra, ma qualcuna per apprendere i fondamentali della politica potrebbero prenderla dal guru piddino Luciano Pizzetti. Anche online.
In questo ambaradan il movimento Cinque stelle ha trovato la conferma della propria diffidenza sullo scarso afflato verde del Pd cremonese.
Rifondazione comunista e Verdi hanno timbrano il cartellino e sono partiti per le ferie.
A2A ha giocato la carta migliore. Ha chiesto lei la valutazione d’impatto ambientale.
Todos caballeros. In una valle di lacrime. E un grazie ad A2A per avere animato la morta gora. Buona Pasqua.
Antonio Grassi
2 risposte
Bravissimo spero che i cittadini di Ctemona si mobilitino TUTTIm
che si chiami “life company” o “money marker”, tanto per disorientare il povero cittadino, sempre bidone pare. Come scrive lei, è sempre un piacere leggerla.