Se nascerà, l’impianto di biometano in via Bosco avrà una paternità certa, senza necessità di test genetico per confermarla. Il genitore sarà il Comune di Cremona. Sua la responsabilità politica della scelta. Sindaco, giunta e consiglio non potranno pilatescamente accampare l’alibi che l’eventuale nulla osta all’insediamento emesso dalla Valutazione di impatto ambientale (Via) compete alla Provincia, titolare del procedimento. Nulla osta che scavalca le prescrizioni del Piano di governo del territorio (Pgt). Non potranno limitarsi a considerare le conseguenze dell’insediamento solo sulla città. Il sì o il no al biometano coinvolgerà altri Comuni. Il territorio in senso lato.
Sul tema, significative le richieste di verifiche avanzate da Il Circolo Vedo Verde Legambiente Cremona. I San Tommaso verdi chiedono lumi in merito «alla localizzazione dell’impianto rispetto alla strumentazione urbanistica vigente locale e sovracomunale (PTR, PTCP, PGT), alla presenza di un Corridoio Ecologico Primario, ai vincoli paesaggistici e idrogeologici e alla coerenza con la preesistenza del PLIS del Po» (Cremonasera, 12 agosto).
L’amministrazione del sindaco Gianluca Galimberti a tutt’oggi ha affrontato il problema con la dovuta perizia e altrettanto distacco emotivo? È vaccinata contro i pregiudizi verso gli scettici e i portatori di osservazioni? Verso i non allineati? Non è possibile negare questa possibilità. Nutrire però dubbi non è una bestemmia e non è motivo per essere messi al rogo.
In passato – giugno 1994 – con il tradimento del referendum sull’ubicazione dell’inceneritore a San Rocco, gli amministratori del centrosinistra hanno dimostrato di possedere questa capacità decisionale, non disgiunta da un indiscusso carisma. Si sono accollati le conseguenze dello loro scelte senza frignare e arrampicarsi sui vetri. Se ne sono fottuti della volontà popolare e hanno imposto la propria.
Il tradimento, ancorché non condivisibile, è stato un esempio di pragmatico cinismo e di lucida spregiudicatezza politica. Schiaffo – legittimo – alla democrazia che i cremonesi non penalizzarono. Anzi dieci mesi dopo – aprile 1995 – alle elezioni amministrative, premiarono il brutale calcio in culo al referendum: il centrosinistra riconquistò Comune e Provincia.
Altri tempi. I partiti pesavano. La società non era ancora liquida. La fluidità, non uno stile di vita. Il Pd aveva un altro nome. Non era l’ameba odierna, prodotto finale dei numerosi restyling dei traghettatori impegnati a portare il partito da sinistra al centro. Risultato della cura di innovatori che lo hanno ridotto ad un club con una percentuale troppo elevata di fighetti snob e supponenti. Un partito che ha sostituito la lotta di classe con quella delle poltrone. Gli esperti di rivoluzioni con quelli di spritz e outfit. Che sceglie la costruzione di un nuovo ospedale per pochi, invece del potenziamento della sanità sul territorio per molti.
Allora a Cremona dettava legge Luciano Pizzetti, campione nel risiko politico.
In Comune manovrava le truppe Giuseppe Tadioli, stazza e abbigliamento da burocrate sovietico della guerra fredda, ma generale e stratega di qualità.
Due personaggi, con Dna comunista, ora modificato, e master in politica. Determinazione dei prigionieri di Fuga per la vittoria o di Black Mamba di Kill Bill. Non sempre protagonisti di scelte condivisibili, sono stati gli ultimi rappresentanti di una razza in via di estinzione. Categoria che non disdegnava l’azzardo e non si nascondeva dietro foglie di fico.
Oggi al vertice provinciale del Pd c’è Vittore Soldo. Brava persona. Per comandare e farsi valere in politica serve anche dell’altro.
Tra gli amministratori della città non si intravedono dei Tadioli circondati da pretoriani, pronti a scatenare l’inferno al cenno del Massimo Decimo Meridio di turno.
Pizzetti si è defilato e attende sulla riva del fiume. Non aspetta i suoi nemici, ma gli amici. Sì, gli amici che vengano a pregarlo di ritornare protagonista. L’usato garantito è meglio del nuovo taroccato. È il fallimento del ricambio generazionale. Del mantra «largo ai giovani».
La maggioranza consiliare di Cremona è una raccolta di figurine smunte. Soldatini allineati al pensiero dominante che vede l’Eldorado nelle aziende pubbliche quotate in borsa. Le partecipate. Scorda che neppure un cane muove la coda per nulla. E per chiedere ad una società per azioni di agitarla, non basta un tozzo di pane e una carezza.
Troppi in Comune concepiscono la dialettica politica esibizione di muscoli. Troppi la buttano in caciara. Troppi mandano la palla in tribuna.
Roberto Poli, Pd; Enrico Manfredini, Fare Nuova la Città – Cremona Attiva; Lapo Pasquetti, Sinistra per Cremona; capigruppo di maggioranza in consiglio comunale, sono specialisti in queste tattiche. Campioni in autogol, ignorano i fondamentali della politica. Spesso rilasciano dichiarazioni più adatte a un’antologia di discorsi da bar che ad una raccolta di orazioni pubbliche.
Nei giorni scorsi sono intervenuti sul biometano. Con il ferro affilato, i tre moschettieri della maggioranza hanno infilzato i rappresentanti azzurri in consiglio comunale. «Per l’ennesima volta – hanno tuonato – i consiglieri di Forza Italia danno prova di non conoscere le procedure urbanistiche e non solo. La cosa stupisce in particolare per i consiglieri Malvezzi e Fasani che hanno rivestito il ruolo di assessore all’ Urbanistica» (Vittorianozanolli.it, 11 agosto).
Perché tanto livore? Con ordine.
Il 9 agosto Cremonasera informa di un documento dei tecnici comunali, firmato dall’architetto Marco Massardotti. Una frase sintetizza lo stato dell’arte. Il progetto «Non è conforme urbanisticamente essendo lo stesso difforme rispetto al PTG vigente»
Il 10 agosto Vittorianozanolli.it pubblica un comunicato dei consiglieri di Forza Italia Carlo Malvezzi, Federico Fasani, Saverio Simi. Sottolineano: «Il parere rilasciato dal dirigente dell’area urbanistica del Comune di Cremona è di quelli che non lasciano spazio ad interpretazioni». Tradotto: l’impianto non è da fare.
L’11 agosto Poli, Manfredini e Pasquetti, prendono cappello e rispondono agli sventurati azzurri. Oltre ad accusarli d’ignoranza sulle procedure urbanistiche, li avvertono: «un’eventuale autorizzazione a questi impianti di energie rinnovabili, oggi sottoposta a procedura di V.I.A. per assicurare il rispetto di ogni aspetto coinvolgente l’impatto ambientale dell’impianto in questo particolare contesto a tutela della salute pubblica, consente la deroga allo strumento urbanistico».
E qui, direbbe il bardo, casca l’asino.
È vero che la Valutazione di impatto ambientale redatta dall’amministrazione provinciale per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, scavalca il Ptg.
Dimenticano che a richiedere la VIA non è stato il Comune come sarebbe stato auspicabile, ma A2A, la società che ha proposto l’impianto.
Dimenticano che tale richiesta è stata inoltrata da A2A, il 7 aprile scorso, dopo la durissima presa di posizione contro il progetto di Michel Marchi, sindaco di Gerre de Caprioli. Dopo un’assemblea pubblica tenutasi il 19 marzo che ha ratificato la costituzione del Comitato BiometaNo. (Cremonasera, 20 marzo). Dopo che in un documento del 7 dicembre del 2022, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Lombardia (Arpa) aveva avvertito: «Il proponente non ha presentato uno studio di impatto atmosferico volto a valutare le ricadute presso i recettori dei principali inquinanti caratterizzanti l’attività di progetto» (Vittorianozanolli.it, 30 marzo). Dopo che il 9 dicembre 2022 il direttore del Settore area vasta, ambiente e transizione ecologica del Comune di Cremona aveva precisato in una relazione: «L’area di progetto si colloca all’interno del perimetro del parco locale di interesse sovracomunale Parco del Po e del Morbasco» (Cremonasera, 2 aprile).
Poli, Manfredini e Pasquetti nella risposta ai colleghi di Forza Italia chiosano «Noi ci muoviamo sempre nell’alveo del rigore e quindi anche attraverso il contributo fondamentale dei tecnici comunali ribadiamo la necessità di ottenere le migliori garanzie dal punto di vista paesaggistico, ambientale e viabilistico».
Ottimo, ma cosa facevano dieci mesi fa quando Arpa e il settore Area vasta, ambiente e transizione ecologica del Comune segnalavano una situazione di allarme giallo, la Defcom3 dei film americani di guerra. Dormivano?
E adesso aspettano la VIA. Hanno passato la palla alla Provincia. È il gioco delle tre carte. Ma non funziona. Se l’impianto nascerà, la paternità sarà del Comune.
Fra dieci mesi si terranno le elezioni amministrative. Come per il tradimento del referendum. La storia si ripete. Ma i tempi sono cambiati. Dei protagonisti di allora forse ci sarà Pizzetti. Se gli amici andranno a trovarlo. In riva al fiume.
Antonio Grassi
3 risposte
All’interno del parco del Po e del Morbasco con solerzia e rapidità avanzano inesorabili i lavori di costruzione del centro voluto dall’associazione Occhi Azzurri. Perché nessuno a tempo debito si è mosso per evitare che un centro dal pur nobilissimo intento prendesse forma ( e che forma!) in un luogo protetto? Possibile che nessuno avesse presente che il luogo che è stato cementificato è un parco e come tale va protetto? Anche questa paternità va ascritta a questa amministrazione! E ringraziamo di cuore anche per questo regalo! Quanti luoghi si potevano trovare per realizzare la struttura che ospiterà il centro? Ci si muove, se lo si fa, sempre quando è troppo tardi. Ma tra gli addetti ai lavori nessuno ha avuto nulla da eccepire: strano! Come con il parallelepipedo di via Giordano e come quello di cui parla Grassi. E lo scaricabarile è uno sport che diventerà olimpico.
Qualche giorno fa sul blog abbiamo letto l’intervento di Ada Ferrari che analizzava la situazione della cementificazione in montagna, e precisamente nel parco dell’Adamello. Anche in quel caso nessuno si è accorto di nulla… gravissimo! Ma non è che essendo Cremona ormai capitale di inquinamento, e per di più moribonda, visto che c’è poco da perdere e troppo da lottare contro avversari troppo potenti)per tentare di invertire la rotta, qui tutto sia concesso! I politici dovrebbero rappresentare tutti i cittadini e impegnarsi per il benessere di tutti, non sacrificarne alcuni imponendo mostri di cemento che deturpano il nostro paesaggio poco attrattivo, poli logistici, ospedali o, impianti per il biometano, eccetera.
Uno strano miscuglio di oligarchia (che non risponde delle proprie scelte) da parte di eletti in regime democratico. Bisogna fare del “bene” ai cittadini, ad ogni costo ed a tutti i costi. Scommettiamo che qualcuno dei nostri oligarchi si sta preparando un avvenire interessante dentro A2A o qualcosa di simile?