“E’ insufficiente, in vista della dimostrazione del dolo di devastazione, la prova della generica partecipazione ai disordini, essendo invece richiesto un contributo, di ordine materiale o ideale, all’azione distruttiva nel suo complesso”. Per questa ragione la prima sezione della Cassazione, con la sentenza 17494 del 29 novembre, ma la cui motivazione e’ stata depositata in questi giorni, ha confermato una condanna e annullato con rinvio alla Corte d’appello di Brescia le altre due, emesse per le violenze che devastarono il centro di Cremona, ad opera di circa duemila manifestanti appartenenti ai centri sociali e ai Black Bloc. I supremi giudici hanno ritenuto colpevole solo il bresciano Samuele Tonin, che dovrà scontare tre anni, sei mesi e venti giorni, mentre dovranno essere rivalutati i comportamenti del siciliano Giovanni Marco e del cremonese Filippo Esposti, per stabilire se, dal punto di vista giuridico, oltre alla resistenza e violenza a pubblico ufficiale – reati da loro pacificamente commessi, secondo gli ermellini – possa essere imputata anche la devastazione, per la quale in appello entrambi erano stati condannati a tre anni e otto mesi a testa. In primo grado invece il gup di Cremona Christian Colombo aveva assolto Esposti e condannato a una pena molto lieve (9 mesi e 26 giorni) Codraro, originario di Milazzo (Messina) ma molto attivo a Palermo, nel centro sociale Anomalia, gia’ piu’ volte segnalato alla magistratura per disordini nel capoluogo siciliano e al G7 di Taormina (Messina) nel 2017. Contro la sentenza la Procura di Cremona aveva fatto ricorso e la Corte d’appello bresciana aveva ribaltato la decisione del primo giudice. Adesso il collegio romano, presieduto da Giacomo Rocchi, relatore Daniele Cappuccio, ha accolto le tesi dell’avvocato Giorgio Bisagna, legale di Codraro.
I fatti risalgono al 24 gennaio 2015 e avvennero dopo che, una settimana prima, nel corso di scontri seguiti alla partita di LegaPro Cremonese-Mantova, era rimasto gravemente ferito, per mano degli attivisti di CasaPound, un militante del centro sociale Dordoni, Emilio Visigalli. Il 24 gennaio di otto anni fa i Centri sociali si presentarono in forze e la manifestazione che ne segui’ provoco’ enormi danni in città, messa letteralmente a ferro e fuoco: “Armati di bastoni e oggetti contundenti – si legge nella sentenza di Cassazione – danneggiarono indiscriminatamente porte, vetrine, insegne, telecamere di sicurezza e apparecchi bancomat di undici banche, tre assicurazioni, due agenzie immobiliari, quattro esercizi commerciali (una tabaccheria, un ristorante, un negozio di telefonia e una sala giochi) e di una fondazione di musicologia. A distanza di ore, alcuni manifestanti, sulla strada del ritorno verso il centro sociale Dordoni, distrussero le vetrate, le telecamere di sicurezza, le finestre e la porta di ingresso del comando dalla polizia municipale di Cremona”.
Per gli stessi fatti altri imputati furono giudicati da un Gup diverso e condannati con pene oggi definitive. Per quel che riguarda Esposti e Codraro, invece, si può “giustificare la condanna per devastazione solo a condizione che sia accertata la consapevolezza, in capo ai menzionati imputati, del fatto che i loro rispettivi contributi abbiano agevolato l’attuazione di un proposito criminoso che, gia’ dalla sua insorgenza, contemplava e comprendeva il ricorso a cruenti e diffusi danneggiamenti, che, come correttamente evidenziato dalla Corte di appello, ben poco hanno a che vedere con la genesi del corteo e l’obiettivo che i suoi ideatori avrebbero voluto conseguire”.
Una risposta
Certo, se non c’è la consapevolezza…mah! È un bel problema. Ogni commento è superfluo!