Dopo un anno e mezzo di frustrazioni gli italiani ritrovano la voglia di festeggiare e riscoprono, come sempre grazie al calcio, l’orgoglio nazionale. La notte tra domenica e lunedì il Paese, e Cremona pure fino a notte fonda, era in strada, lontano da ciò che angustia tutti. E’ stata una vittoria anche nostra per la presenza di Gianluca Vialli. Commovente il suo abbraccio con l’amico di sempre, Roberto Mancini. Entrambi con le lacrime agli occhi e noi con loro. E’ stata una vittoria cremonese anche per la presenza tra gli azzurri di Alessandro Bastoni da Piadena.
E godiamoci questa piccola parentesi di euforia che lo sport ci ha regalato! La gente ha esultato, con i modi di sempre: risate, abbracci, sventolamento di bandiere, caroselli, salti e canti. Dopo aver trepidato davanti agli schermi ogni volta che l’Italia affrontava l’avversario di turno, con le difficoltà che diventavano ogni volta più grandi, vuoi per il valore crescente delle squadre incontrate, vuoi per la stanchezza e la tensione che aumentavano di volta in volta con la consapevolezza di avvicinarsi sempre di più a una meta che qualche tempo fa sarebbe sembrata impossibile da raggiungere, è scoppiata la gioia liberatoria del popolo calcistico e non solo. E vai! Finalmente la possibilità di farsi coinvolgere in qualche cosa di positivo, di gioire tutti insieme, di sentirsi accomunati nella felicità. Durerà quel che durerà, ma prendiamoci questo momento!
Lasciamo agli inglesi la spocchia e l’antisportività con cui hanno accettato il verdetto del campo. Che cosa ci si può aspettare da chi si sente sempre superiore, da chi ha allontanato il resto d’Europa e ora pensava già di avere in tasca il titolo di miglior squadra del continente rifiutato, che dopo due minuti di gioco credeva di aver già conquistato coppa e medaglia d’oro davanti al suo pubblico plaudente e numeroso? Non stigmatizziamo certo il lato anti sportivo del gesto di togliersi una medaglia non sufficientemente preziosa dal collo, loro sono loro. Noi possiamo solo apprezzare la generosità dei nostri giocatori e dello staff tecnico che con umile e costante lavoro hanno saputo raggiungere il massimo regalando a tutti quanti una splendida parentesi di orgoglio.
Non cambierà nulla dopo la vittoria dell’Italia del calcio ai Campionati europei . Resteranno i problemi di sempre, più o meno gravi. Ma la notte tra domenica e lunedì il Paese, e Cremona pure, era in festa, lontano da ciò che angustia tutti. E godiamoci questa piccola parentesi di euforia che lo sport ci ha regalato! La gente ha esultato, con i modi di sempre: risate, abbracci, sventolamento di bandiere, caroselli, salti e canti. Dopo aver trepidato davanti agli schermi ogni volta che l’Italia affrontava l’avversario di turno, con le difficoltà che diventavano ogni volta più grandi, vuoi per il valore crescente delle squadre incontrate, vuoi per la stanchezza e la tensione che aumentavano di volta in volta con la consapevolezza di avvicinarsi sempre di più a una meta che qualche tempo fa sarebbe sembrata impossibile da raggiungere, è scoppiata la gioia liberatoria del popolo calcistico e non solo. E vai! Finalmente la possibilità di farsi coinvolgere in qualche cosa di positivo, di gioire tutti insieme, di sentirsi accomunati nella felicità. Durerà quel che durerà, ma prendiamoci questo momento! Lasciamo agli inglesi la spocchia e l’antisportività con cui hanno accettato il verdetto del campo. Che cosa ci si può aspettare da chi si sente sempre superiore, da chi ha allontanato il resto d’Europa e ora pensava già di avere in tasca il titolo di miglior squadra del continente rifiutato, che dopo due minuti di gioco credeva di aver già conquistato coppa e medaglia d’oro davanti al suo pubblico plaudente e numeroso? Non stigmatizziamo certo il lato anti sportivo del gesto di togliersi una medaglia non sufficientemente preziosa dal collo, loro sono loro. Noi possiamo solo apprezzare la generosità dei nostri giocatori e dello staff tecnico che con umile e costante lavoro hanno saputo raggiungere il massimo regalando a tutti quanti una splendida parentesi di orgoglio.