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Cani che sporcano e trasgressori impuniti: Comune e Asl, ‘c’è posta per te’

15 Febbraio 2023

GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

‘Gli manca la parola’ usiamo dire dei nostri amati quadrupedi alludendo al fatto che quanto a intelligenza e sentimento nient’altro gli manca. Condivido. Ma registro al riguardo la recente novità. Hanno imparato a parlare? No. Ma in compenso un crescente numero dei loro padroni ha imparato a ringhiare ed abbaiare. Verificarlo è semplice. Provate a esprimere scarso gradimento per il danno prodotto a legno e pietra dei portoni dall’ininterrotto versamento di acidi organici. Oppure a informarli garbatamente che la vostra soglia di casa non è un orto bisognoso di concimazione quotidiana. Ed ecco servita l’istantanea mutazione genetica: dall’innocuo dottor Jekyll al temibile mister Hyde. Il fenomeno è socialmente trasversale, non ha dunque a che fare con dettagli come titolo di studio o censo. Non si limita insomma ai bulli sinistramente tatuati, borchiati e palestrati che esibiscono, a guinzaglio crudelmente corto, massicci pitbull palesemente
ridotti a minacciosa appendice della potenza muscolare del padrone. Stiamo parlando di tutt’altra specie umana: fior di borghesia. Signore di ingioiellato bon ton, stimati professionisti che, a fronte del più modesto rilievo critico, esplodono in ringhiosi sproloqui ampiamente sufficienti, per argomenti e tono, ad archiviare la teoria sull’evoluzione della specie umana fra le più simpatiche e infondate utopie del passato. Alle prime luci del giorno o al calare delle ombre serali eccoli sgattaiolare nelle strade laterali del centro storico prediligendo, con codarda malizia, gli spazi meno illuminati e i muri meno protetti dal vigile occhio dei proprietari. Dopo di che…liberi tutti. All’esplodere della calura estiva, complice la siccità, l’assedio del tanfo si fa di anno in anno più insopportabile visto che il biblico ‘Crescete e moltiplicatevi’ pare ormai valere solo per la razza canina. C’è chi usa il sacchettino per raccogliere e chi si limita a esibirlo come un civettuolo fiocco al guinzaglio da usare solo nella seccante circostanza di osservatori nei paraggi.  I marciapiedi del centro storico sono campi minati. Guai a distogliere gli occhi da terra.

E questa sarebbe la famosa società civile. La blasonata erede della Lombardia asburgica, la storica campionessa di virtù civiche che ha appena celebrato, pur con svogliata partecipazione, il civilissimo rito democratico del voto e scelto l’area politica cui affidare per i prossimi cinque anni custodia e salute del famoso ‘modello lombardo’. L’impressione, anche alla luce dei veniali fatterelli appena descritti, è che la gloriosa leggenda del ‘gran lombardo’ vada, con la dovuta severità autocritica, aggiornata e riscritta. Quel che si vede, nel concreto dei comportamenti e in presenza di fin troppi indizi, è tutt’altro. Ovvio che anche a Cremona come altrove non mancano singoli e ambienti attivamente impegnati nella vicenda civile del proprio tempo e fortemente
perplessi riguardo agli attuali andazzi. Ma parliamo di numeri assolutamente inadeguati ad imprimere qualche significativo cambiamento di rotta. L’impressione generale è, invece, di un tessuto civile che, sfilacciato e fiaccato da anni di malasorte (impoverimento, pandemia, guerra, incertezze d’ogni sorta) ha scelto un suo personale ‘si salvi chi può’ umanamente comprensibile ma civicamente ingiustificabile quando sconfina nella pura prepotenza autoreferenziale.

Fai quattro passi nel centro storico e t’accorgi come gira il mondo. Ogni prevaricazione sull’ambiente e sul prossimo è ormai socialmente accolta come pratica normale. Normale è concedersi interminabili soste in auto a motore acceso per condurre una conversazione privata o nella mistica contemplazione del cellulare. E’ normale che mozziconi e spazzatura vengano disinvoltamente versati nelle griglie dei tombini che, com’è noto, esistono a quello scopo. Normale
è usare i davanzali dei pianterreni come mensole di casa propria su cui abbandonare lattine di bibite, resti di cibo consumato in strada o peggio sacchettini contenenti i bisogni del cane . E’ normale che automobilisti accostino, aprano la portiera e con massima naturalezza scarichino sul marciapiede il contenuto del portacenere o si alleggeriscano le tasche dell’ultimo scontrino o Gratta e Vinci. Ormai più mozziconi in terra che margherite nei prati a primavera. Mai un vigile che veda, intervenga, sanzioni, tenti di rimettere in piedi uno straccio di regole senza le quali non resta che il ritorno alla giungla. Cremona, che pazientemente continua a regalarci la sua bellezza, non merita che al drammatico spegnimento di un centro storico commercialmente desertificato aggiungiamo l’offesa delle nostre quotidiane inciviltà.

Qualcuno apra gli occhi, le istituzioni in prima battuta. Proverò dunque a fare di queste elementari considerazioni un immaginario ‘C’è posta per te’ indirizzato ai settori della Pubblica Amministrazione più direttamente coinvolti. Invito pertanto l’Azienda Sanitaria a qualche istruttiva ispezione circa le condizioni igieniche di molte strade e stradine del centro storico, magari a cominciare dalle laterali del mortificato tratto di corso Garibaldi che sta fra Sant’Agata e piazza Risorgimento. Perché non valutare l’ipotesi che chi possiede un cane (e più verosimilmente due o tre) contribuisca alla tutela del decoro urbano con una piccola integrazione della rata rifiuti che consenta di sanificare con la necessaria frequenza le aree più bersagliate da innocenti quadrupedi e colpevoli bipedi? In una società che ancora pretenda di definirsi civile non c’è diritto che non comporti un dovere. Male dunque non sarebbe se le istituzioni fossero in queste – e
anche in altre faccende- un po’ meno ‘piacione’ e un po’ più ‘asburgiche’. E che noi stessi ci sentissimo un po’ più coinvolti sul cruciale tema della vivibilità presente e futura della città e del suo territorio.

In una riflessione di magistrale realismo circa il futuro ‘ospedalino’ di Cremona, Pietro Cavalli ha recentemente ribadito che gli unici legittimi “portatori di interesse” in materia di pubblica sanità sono i cittadini e non le imprese, ovviamente portatrici di tutt’altro tipo di interesse. Quello, per intenderci, verso gli appetitosi dividendi di una nuova opera pubblica. Già. Ma la lingua batte dove il dente cremonese storicamente duole. Personalmente, sento più ‘portatori di legittimo interesse’ interrogarsi sulle sorti calcistiche della Cremonese che non su come sarà, e soprattutto dove sarà, il futuro Pronto soccorso destinato ad accoglierli in caso d’emergenza e magari a salvargli la vita. Replico dunque alla sacrosanta analisi di Cavalli con una conseguente domanda. Che succede quando i famosi “cittadini, unici portatori di legittimo interesse” spontaneamente tendono a comportarsi da palesi portatori di legittimo o, per meglio dire, “illegittimo
disinteresse”?

 

Ada Ferrari

9 risposte

  1. Sono d’accordo su ogni parola.
    Aggiungo la mia personale osservazione di una zona periferica, via Battaglione/via Giuseppina, dove non si contano i rifiuti, sciolti o abbandonati in sacchi lungo il bordo della strada o della ciclabile, o lanciati nel verde e nei colatori sul limitare dei campi; questi sacchi in particolare mi sembrano notevolmente incrementati dall’introduzione delle confezioni microchippate che vengono conteggiate per il calcolo della produzione dei rifiuti indifferenziati pro capite.
    Comportamenti vergognosi, disgustosi, incivili, per i quali sembra non sia possibile trovare una soluzione decisiva; per quanto mi riguarda ho deciso di raccoglierne ogni giorno almeno uno quando esco a camminare nella zona, tappandomi il naso e scuotendo la testa.

  2. Siamo una società ignorante, decadente, ottusa, dominata da individualismo pernicioso e sterile! Unica cosa certa è la morte, ma non è certa la qualità di vita vista la nostra stupidità abbinata all’indolente lassismo…chi ha figli se ne dovrebbe ben preoccupare.. altrimenti che senso avrebbe procreare…

  3. Evoluzione della specie umana? Chi l’ha vista. Ovunque ti muovi è degrado o devastazione. Meno male che ci pensa Sanremo a tirarci un po’ su il morale

    1. Immagino che il riferimento al presunto sollievo di San Remo sia ironico. Sto meditando,
      come milioni di italiani, di ricorrere per rivendicare restituzione del canone. Serate e nottate di volgarità, banalità e compiacente cedimento al peggio che avanza. Un’ offesa al buon gusto e all’ intelligenza. E questa sarebbe la pedagogia della Rai in direzione del pubblico giovane: da querela.

  4. Purtroppo è vero! Al mattino saltello tra i rivoli! Sempre maggior disinteresse per i “beni comuni” e per il decoro della città! Gli ignari quadrupedi diventano una delle cause del degrado diffuso..dappertutto e non solo a Cremona. Soluzioni? E’ dura!! Non resta che stimolare, anche con efficaci e studiate forme sanzionatorie, il buon senso e l’educazione dei padroni e dei vari tipi di menefreghisti sporcaccioni. Da non sottovalutare, malgrado sia oneresa anche per la manutenzione, una riqialificazione urbanistica attraverso la realizzazione di aiuole (non fioriere). dovunque sia possibile..che sortirebbe un duplice risutato sul decoro.

  5. Finalmente un’analisi spietata ma lucidae purtroppo molto realistica sul livello di maleducazione al quale siamo arrivati, anche se rimane una parte della popolazione che rimane civile ed educcata.

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