La notizia della nomina a cardinale dell’ex vescovo di Crema monsignor Oscar Cantoni,ù dimostra che la lobby di Comunione e Liberazione è ancora molto forte e condiziona anche le nomine papali.
Monsignor Cantoni, attuale vescovo di Como e per 11 anni responsabile della diocesi di Crema (dal 5 marzo 2005 sino al 2016), durante il suo incarico cremasco aveva stretto un forte rapporto con l’allora fondatore del Banco Alimentare, presidente dell’Associazione Fraternità ,parroco della Santissima Trinità, esponente di primo piano di CL, don Mauro Inzoli, ridotto allo stato laicale per abusi su minori (prescrizione per ben 17 casi e condanna per altri 6) condannato anche dalla magistratura ordinaria, che per troppo tempo è stata immobile a fronte delle notizie dei reati commessi.
Dall’allora vescovo Cantoni non arrivarono parole d’accusa nei confronti di don Inzoli, in quanto sostenne che la finalità dello spirito ecclesiale “è sempre di accompagnare maternamente i suoi figli, anche quando sbagliano, piuttosto che far prevalere giudizi di condanna”.
Il vescovo Cantoni è stato coinvolto in un programma delle iene (Italia Uno) che sulle tracce di un ex seminarista che avrebbe abusato di alcuni ragazzini nel pre-seminario di San Pio XI, a Roma, gestito dall’Opera don Folci, nominato sacerdote proprio da Cantoni a Como e collocato in una parrocchia lariana; siccome sembrerebbe che il vescovo fosse stato avvertito dei presunti abusi perpetrati dall’allora seminarista, alle domanda della iena Gaetano Pecoraro, il vescovo Cantoni affermava che la nomina a sacerdote era avvenuta nella piena regolarità.
Giova ricordare che all’epoca dei fatti le segnalazioni vennero ritenute infondate nel 2014, solo nel 2017 emersero nuovi elementi e la diocesi di Como venne delegata dalla Santa Sede a espletare l’indagine. Nel febbraio 2021, dopo anni di abusi, silenzi e complicità, il vescovo di Como, monsignor Cantoni, è stato ascoltato in Vaticano come testimone per le presunte violenze ai ” chierichetti “del Papa, una storia venuta alla luce grazie alla denuncia di una delle vittime e all’inchiesta delle Iene.
La chiesa lariana, all’epoca del vescovo Coletti, era già stata coinvolta in un altro caso di violenza sessuale su 5 ragazzine, dove colui che aveva abusato era l’economo della diocesi, condannato a tre anni e mezzo per violenza sessuale e dimesso dallo stato clericale proprio da papa Francesco, “per il bene della Chiesa”.
Questa nomina cardinalizia non mi vede partecipe del coro festoso, proprio perché non ci devono essere ombre, non devono esserci sospetti di favoreggiamento, di omissioni, di silenzi, su una problematica così dirompente come quella della pedofilia. Sempre a Como, Alessandro Maggiolini, ex vescovo che il 25 gennaio del 2005 ha ordinato vescovo Cantoni, indagato per favoreggiamento personale per aver informato l’allora parroco don Mauro Stefanoni, condannato a 8 anni di reclusione per violenza sessuale su minore psichicamente debole, aveva affermato: “Una cosa è prendere i necessari provvedimenti canonici, altro è come vescovi diventare strumenti della giustizia italiana…”
Capito? C’è del marcio in Danimarca, E anche a Como.
Beppe Bettenzoli