Nonostante il progetto” ”Lodi, Cremona e Pavia, città lombarde Capitali della Cultura. Tra fiumi e storia” presentato dall’avvocato Marco Parini, già assessore alla Cultura del Comune di Milano e attualmente presidente dell’associazione Proposta Culturale di Lodi, che prevedeva la candidatura di Cremona, assieme a Lodi e Pavia quali Capitali Italiane della Cultura 2027, la nostra città, a bando chiuso, non figura tra le candidate a Capitale italiana della Cultura per il 2027. La mancata adesione di Cremona al progetto coglie di sorpresa, dal momento in cui l’attuale Sindaco lo scorso febbraio aveva manifestato interesse per il progetto, così come alcune amministrazioni locali della Provincia, tra cui quella di Crema. La mancata candidatura di Cremona è purtroppo l’ennesima occasione persa per la nostra città, che in questo modo rinuncia al contributo di un milione di euro che il ministero della Cultura consegna alla vincitrice del bando per la Capitale italiana della Cultura, ma soprattutto rinuncia all’importante indotto economico che la manifestazione avrebbe portato. Mi preme infatti ricordare che Bergamo e Brescia, Capitali Italiane della Cultura per il 2023, hanno visto crescere i pernottamenti nelle strutture alberghiere del 41,7%, mentre la presenza dei turisti è aumentata del 40%. Mi auguro, pro f11t11ro, che Cremona sia in grado di intercettare grandi eventi e che presenti al prossimo bando un progetto per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura, coinvolgendo le tante eccellenze culturali del territorio. Per il momento, come consigliere comunale, presenterò un’interrogazione al Sindaco e all’Assessore competente per capire come mai Cremona non abbia aderito al progetto presentato dall’avvocato Parini o non abbia pensato a una candidatura autonoma a Capitale italiana della Cultura
Matteo Carotti
Consigliere Comunale di Fratelli d’Italia
3 risposte
Forse anche questa volta come quando furono Brescia e Bergamo le capitali italiane della cultura, Cremona non è disposta ad accontentarsi delle briciole…
Una città persa, oserei dire.
La rassegnazione contadina è una cicatrice indelebile; non c’è niente da fare, ci meritiamo tutta la nostra abulia.