Dopo che in tre (uomini, donne e bambini) erano venuti a conoscenza della condanna per falso in atto pubblico del presidente della Provincia di Cremona, anche il diretto interessato, Mirko Signoroni da Dovera, ha saputo di avere pagato una multa di 1,500 euro per avere dichiarato di essere eleggibile pur non essendolo, la prima volta che è stato elevato al soglio provinciale. Meglio tardi che mai. Tutta colpa di un avvocato un po’ distratto che solo oggi s’è ricordato di informare il suo cliente. Dal canto suo, Signoroni ribadisce la buona fede. Credergli non costa nulla. Quel che conta adesso sul piano politico è il risveglio dei partiti (non tutti) dal consueto torpore. Prendono finalmente posizione su una vicenda imbarazzante, molto imbarazzante. Se un pubblico ministero e un giudice concordano sulla falsità della dichiarazione di un imputato, si è portati a credere che esistano prove inconfutabili all’origine della sentenza di condanna. L’uomo della strada (e non solo), istintivamente giustizialista e colpevolista, non ha nemmeno il beneficio del dubbio. Basta un’ombra perché la ghigliottina cali sul collo del politico di turno coinvolto in un’inchiesta giudiziaria.
Questa vicenda è squisitamente politica e come tale richiedeva la tempestiva presa di posizione dei partiti. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega l’hanno fatto in queste ore. La richiesta di dimissioni non è ancora ufficializzata ma è nell’aria. I toni dei comunicati diffusi dalle tre segreterie sono ultimativi. Soprattutto quelli del Carroccio che segue i fatti dai banchi della giuria dato che due anni fa pose la questione della incompatibilità tra la carica di presidente della Provincia e quella di vicepresidente dell’Ato, che dipende dalla stessa Provincia. ‘Fummo i primi – scrive la Lega – e fummo attaccati. Arrivarono a dire che non volevamo accettare l’esito elettorale e che minacciavamo la credibilità dell’istituzione stessa. Il tempo è galantuomo. Oggi ci restituisce la conferma che nell’occasione solo la Lega aveva difeso la credibilità della Provincia di Cremona. Ora crediamo che sia necessaria una rivisitazione bipartisan dei fatti. Non possiamo credere che la forza politica di maggioranza nell’ambito dell’istituzione provinciale possa limitarsi a derubricare il fatto come una ‘leggerezza’. Confidiamo che si possa valutare l’occasione delle elezioni del consiglio provinciale come l’epilogo di una legislatura nata da un patto inedito e con una tornata elettorale per sanare la prima, proseguito in uno stallo generale che ha raggiunto l’iperbole con l’avvilente spettacolo di un presidente ‘non adeguatamente informato’ all’assemblea di Padania Acque, la maggiore partecipata pubblica del territorio alla quale egli stesso affida il servizio idrico integrato provinciale’.
Intervengono i partiti, non il Pd e nemmeno il Movimento 5 stelle. Lo faranno? Tace il segretario provinciale dem, così sollecito nel bollare la recente visita del governatore Attilio Fontana nel Cremonese come un’inutile parata. Tace il deputato Luciano Pizzetti, che invece ha benedetto quella comparsata e che evidentemente non si relaziona più col suo partito, almeno in sede locale. Insolitamente taciturni anche i grillini. Ma ormai la consegna del silenzio è rotta, le bocce sono in movimento e non si fermeranno facilmente.
Vittoriano Zanolli