Non ci aspettano tempi buoni. Secondo il Censis nei prossimi 3-4 anni andranno in pensione 29.000 medici e 21.000 infermieri del Sevizio Sanitario Nazionale e facilmente le conseguenze saranno avvertite anche a livello locale, con un ulteriore impoverimento delle capacità degli ospedali di far fronte alle richieste di una popolazione sempre più anziana. Il che vuol dire liste di attesa per prestazioni sanitarie sempre più lunghe e quindi la necessità, da parte di chi ha bisogno e se lo può permettere, di ricorrere a prestazioni a pagamento. Va poi considerato che negli ultimi anni molte attività ospedaliere qualificate sono state trasferite dagli ospedali periferici a strutture di riferimento (concetto hub and spoke), impoverendo ulteriormente la loro offerta a livello locale.
Tutto giusto, naturalmente, nell’ottica di una migliore organizzazione della sanità e di una corretta utilizzazione dei fondi disponibili. Sarà anche per questo che l’ospedale di Cremona ha perduto, senza battere ciglio, numerosi reparti eccellenti, guadagnando invece un acceleratore lineare per il quale molti amministratori sono finiti sotto processo. Purtroppo noi tutti abbiamo la memoria corta e i disastri provocati da molti amministratori della sanità pubblica paiono ormai consegnati all’oblio. Una domanda però sorge spontanea: cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Avremmo bisogno di una sanità pubblica che funziona e però ci si dimentica che le prestazioni sanitarie non cadono dal cielo, ma dipendono dalla presenza ed organizzazione del personale (non solo medici ed infermieri) e che se questi mancano un nuovo ospedale a forma di Colosseo non serve molto alla sanità ma solo a chi ci guadagnerà dalla sua costruzione. Se difettano organizzazione, efficienza e personale è molto difficile ottenere un’assistenza sanitaria migliore.
In un contesto in cui la riorganizzazione della sanità dovrebbe coinvolgere necessariamente il territorio, l’assenza di analisi del quadro complessivo non viene affatto compensata dalla costruzione di un nuovo Colosseo (Michele De Crecchio). Mancano i dati, gelosamente custoditi nelle segrete stanze degli Uffici della sanità pubblica, che potrebbero invece consentire si verificare quali sono le attuali carenze dell’ospedale di Cremona, quanti cittadini cremonesi di rivolgono ad altre strutture sanitarie/ospedali e per quali bisogni. Ma come si fa a costruire una nuova struttura assistenziale senza analizzare le reali necessità dalla popolazione alla quale essa farà riferimento? Certamente anche annunci sensazionali come quelli dell’istituzione di una camera iperbarica ed un centro Trapianti di fegato, magari a forma di tempio greco, desterebbero una notevole impressione nei cittadini, ma sarebbe necessario anche chiedersi se servirebbero davvero al territorio. Purtroppo chi ha la contabilità dei movimenti dei cremonesi che decidono di non farsi seguire/curare a Cremona (dati definiti “mobilità in uscita”), non è di molto aiuto e questo ci costringe ad accettare ogni proposta calata dall’alto e priva di qualsivoglia analisi sulle reali necessità del territorio di oggi e di domani. Già, domani, quando le persone anziane costituiranno il reale impegno dell’assistenza sanitaria. Ne prendiamo atto con molto, molto dispiacere.
Interessante poi l’affermazione che il progetto del nuovo Colosseo è coerente con una Medicina dove “la bellezza fa parte della cura” e che il momento ispiratore di un ospedale deve essere il “concetto di salute presente nella filosofia greca ed in particolare in quella platonica”. Mah, forse non ci siamo proprio. Giova forse ricordare che di quei tempi era Ippocrate ad occuparsi di medicina e che la teoria degli umori (aria, terra, acqua, fuoco e conseguente equilibrio/squilibrio tra bile gialla, bile nera, flegma e sangue) appare un tantinello superata nell’era della genomica.
In conclusione, a fronte dell’entusiasmo con il quale è stato accolto il progetto di un nuovo ospedale da parte di chi non sembra molto avvezzo alla noia della consultazione dei dati e della loro analisi in ambito di assistenza sanitaria, pare proprio che nessuno si sia mai posta una domanda troppo elementare: a cosa e a chi deve servire un ospedale? Scusateci tanto per averlo ricordato.
Pietro Cavalli
Una risposta
Sono assolutamente d’accordo con questa analisi, continuo a chiedermi dove andremo noi vecchietti per malattie ordinarie ? Risparmiando su una struttura nuova e inutile non possiamo utilizzare i soldi per potenziare medici e infermieri ,che sono indispensabili, visto le carenze esistenti? Troveremo poi i maghi delle superprestazioni che vengono a lavorare a Cremona? Ho paura di dover andare in ospedale per correre sul tetto o per usufruire del giardino e laghetto con le paperelle