Egregio Direttore, per caso intercetto alla TV l’economista Daniele Archibugi che, presentando il suo libro ‘Maestro delle mie brame: alla ricerca di Federico Caffè’, si sofferma a parlare del suo maestro. Caffè (nella foto) sapeva stabilire una relazione umana con i suoi allievi, li accoglieva nel suo studio e li ascoltava: i loro problemi, i dubbi, le aspirazioni, i progetti. Li affascinava con la sua personalità e preparazione, ma sapeva infondere sicurezza e chiarire le inclinazioni di ognuno, incoraggiandoli, a loro disposizione. Un grande Maestro che amava il suo lavoro di docente, la facoltà, gli studenti tra i quali alcuni hanno fatto strada. Lo stesso Mario Draghi fu tra loro. Penso che le nostre facoltà avrebbero tanto bisogno di persone così. I nostri studenti sono avvolti da una freddezza e da un distacco che spesso li allontana dallo studio. Sono spesso fragili e impreparati alla realtà universitaria e non trovano chi li appoggi e sia disponibile ad ascoltarli e a farli crescere. Umanamente sono quasi sempre abbandonati a se stessi e si perdono, pur se ragazzi preparati e di valore per mancanza di empatia.
Paola Pieri