Abbiamo compreso che poche voci fuori dal coro non servono a molto e che quindi il nuovo ospedale s’ha da fare a tutti i costi (e costi quel che costi). Prendiamo anche atto che alcune legittime domande sulla sua futura funzione restano per ora senza risposta e che le intenzioni per un suo potenziamento debbono tenere conto sia di una competizione con Mantova che di personaggi dagli intenti non chiarissimi. In attesa di ulteriori sviluppi legati alle scelte regionali, alla programmazione dell’attività ospedaliera (POAS), alla risposta dei rappresentanti del territorio, alle mosse dei vicini mantovani, ci permettiamo di anticipare un problema finora accuratamente celato: se davvero si dovesse costruire un nuovo edificio, che fare dell’ ospedale attualmente in uso?
Si tratta di una struttura di 85.000 metri quadri con una volumetria pari a 300.000 metri cubi esclusi i sotterranei, i magazzini, le palazzine aggiunte successivamente alla costruzione dell’edificio principale. Le ipotesi legate alla costruzione di un nuovo edificio sono apparentemente solo tre:
- a) una riconversione dell’edificio attuale a non si sa cosa (ex INAM docet). Sul blog di Vittoriano Zanolli è stata riportata qualche ipotesi interessante a proposito di allevamenti a reddito di volatili/quadrupedi oppure di trasformazione in rifugio antiaereo/antiatomico o ancora di un auspicato emporio/bazar multipiano e tuttavia è ragionevole pensare che in ogni caso qualsiasi scelta sia legata alla manutenzione e messa a norma della struttura, con costi apparentemente ignorati nel progetto del nuovo ospedale.
- b) lasciare andare alla malora l’edificio, con il rischio che eventuali crolli possano causare danni alle persone ed alle cose. In un’ottica di salvaguardia della salute dei cittadini, dovrebbe allora venire previsto nel progetto del nuovo ospedale un adeguato potenziamento del reparto di Ortopedia e Traumatologia e della Neurochirurgia (calcinacci e pietre cadute dall’alto possono fare molto male). Sempre che anche questi due Reparti, a differenza di quanto è successo con la TIN (Terapia Intensiva Neonatale), vengano previsti nella nuova struttura. Ci si attende comunque che l’ATS, così attente alle iniziative di “promozione della salute”, si faccia carico degli infiniti problemi sanitari legati ad un rudere che potrebbe ragionevolmente diventare elemento di attrazione per individui problematici oppure luogo di incontri per topi di campagna e topi di città.
- c) demolire l’attuale edificio tutto in una volta oppure per gradi. Nel primo caso, oltre al costo, apparentemente non previsto nel progetto attuale, debbono venire considerati detriti e polvere difficili da nascondere sotto il tappeto e ricadenti non solo sull’intera città, ma anche e soprattutto sul nuovo edificio che, ragionevolmente, dovrà essere già stato costruito e funzionante. In questo caso sarebbe opportuno prevedere un Reparto di Pneumologia adeguatamente dimensionato per l’assistenza ai cremonesi destinati a respirare non solo polveri sottili ed inquinanti tradizionali, ma anche una serie di nuove schifezze destinate ad accompagnarli per molto tempo a venire. Che poi polveri e detriti possano danneggiare le strumentazioni diagnostiche del nuovo ospedale è un problema marginale, anche perché di attrezzature nel nuovo ospedale non si è mai parlato. L’alternativa, vale a dire la demolizione a fasi successive della struttura rischia invece di trascinarsi per molti anni a venire e riguarderà non solo noi, ma anche i nostri figli ed i loro discendenti: una buona soluzione già sperimentata con successo e assai cara a molti politici, che spesso privilegiano la posa della prima pietra e si scordano dell’ultima.
Resta infine da stabilire il piccolo dettaglio relativo al costo ambientale dello smaltimento dei detriti, per un’ipotesi ottimistica di almeno 15.000 camion a 4 assi, corrispondenti ad una colonna motorizzata lunga più di 150 chilometri. Putin ne sarebbe invidioso.
- Una precisazione dovuta: non stiamo remando contro “a prescindere” e neppure vorremmo essere iscritti di diritto nella categoria dei “tira indrée”. Il nostro modesto contributo ha l’unico scopo di contribuire ad una discussione per garantire ai cremonesi (noi compresi) risposte sanitarie sempre migliori. Condizione questa che dipende dalle funzioni di un ospedale, non solo e non sempre dalla sua struttura edilizia.
Pietro Cavalli
2 risposte
Complimenti al dr. Cavalli per l’ironia, in passato ne ho apprezzato comunque anche le competenti argomentazioni circa i dubbi sull’opportunità della costruzione. Seguo ogni notizia sulla questione, non mi sorprendono i rallegramenti dei vari soggetti, dirigenti sanitari, politici, magari anche imprenditori perché, figurarsi, investimenti vogliono dire la costruzione di nuova ricchezza, opportunità e fa niente se non risolvi i problemi che hai sulla Sanità, tanto poi chi si ricorda chi e perché ha preso l’iniziativa. Ecco, qui sta il punto: mi piacerebbe sapere la precisa genesi della decisione.
Grande Pietro ! Però se i vili affaristi non sentono ragioni e il gregge non reagisce perchè non vuole capire per pigrizia è dovere di chi capisce intervenire anche con sistemi estremi boicottando ad esempio sistematicamente il cantiere.