L’ho conosciuto quando ancora frequentava le elementari ed era amico di mio fratello, suo coetaneo. Al pomeriggio dopo la scuola, che allora finiva alle 15,30, non erano previste, come oggi, attività per il tempo libero e veniva a giocare a casa mia.
Era uno di famiglia e mia madre lo chiamava Cinquantino, perché aveva un fisico minuto ed era l’ultimo di sei fratelli. È morto ieri pomeriggio.
Paolo Cinquanta, classe 1954, era un uomo tutto d’un pezzo. Un gigante di generosità. Sempre disponibile a fornire il suo contributo per la comunità, è stato per anni il pizzaiolo e il cuoco delle manifestazioni organizzate dall’oratorio. Punto di riferimento per le feste della società sportiva, è stato anche una delle figure più importanti per il Grest. Con i ragazzi sapeva creare un feeling che solo le persone speciali riescono a instaurare. Ma era conosciuto anche dai frati cappuccini dei Sabbioni che aiutava durante i loro eventi. Era un esperto di salame cremasco e dei prodotti locali.
Si interessava alla politica, aveva idee chiare e non era settario. Era attento all’amministrazione del Comune e io gli sono particolarmente grato, perché quando mi sono candidato per la prima volta a sindaco è stato lui a firmare la lista e a presentarla. E la stessa cosa è successa quando mi sono ricandidato.
Era una persona affabile, posata e sorridente. Infondeva fiducia e ottimismo. Sagace, aveva la battuta pronta. Per me non era più Cinquantino, ma Number one, appellativo con il quale lo chiamavano e che gli era restato appiccicato.
Legatissimo alla moglie Vilma e alla figlia Laura con Marcello, nonno affettuoso e premuroso di Gregorio, lascia un vuoto difficilmente colmabile. Mi piace ricordarlo mentre sorrideva, complice e soddisfatto, quando gli dicevo: «Oh, Number one, sbaglia mia, ricòrdes che sem mia egnit so con la piena del Sère».
I funerali si terranno giovedì 11 maggio alle 15 presso la chiesa parrocchiale.
Ciao Number one, ci mancherai. Fortunati gli angeli per i quali cucinerai.
Antonio Grassi