In fondo che c’è di male a costruire piste ciclabili di dimensioni adeguate al transito di un camion a doppio rimorchio? Ci voleva proprio: finalmente le migliaia di ciclisti che animano le loro vite e le nostre giornate pedalando gioiosamente verso l’Emilia Romagna potranno godersela, almeno dalla rotonda di largo Moreni sino all’inizio del ponte sul Po. Trecento metri in allegria, senza rendersi conto di essere finiti in un tragico imbuto. Per fortuna dall’altra parte, diretti verso Cremona, migliaia di automobilisti, incolonnati in chilometriche di code, dovranno per forza simpatizzare con i biciclettari, uniti da un insolito e comune destino. Nasceranno certamente nuovi amori, grandi simpatie, scambi di facezie, fumate di narghilé, canti di montagna.
Di certo quelli che hanno fatto il liceo classico declameranno “Amor vincit omnia”, in onore di Virgilio, non questo, quello che gli amici chiamavano Marone.
OCTOPUS
4 risposte
Simpaticissimo e caustico il commento di Vittoriano
Grazie, inoltro il tuo apprezzamento a Octopus, autore del commento.
In tutta questa vicenda, l’unica che ci guadagna è Autovia Padana ; alla quale verso volentieri 0,90 Euro per andare da Castelvetro a Cremona senza passare da Largo Moreni.
Finalmente l’integrazione è compiuta.
Non quella tra Piacenza e Cremona, ma tra automobilisti e ciclisti: uniti nella stessa colonna, bagnati dallo stesso smog, fratelli d’asfalto sotto il cielo di Largo Moreni.
Dicono che l’aria sia irrespirabile, ma il dialogo fiorisce:
– «Come va, amico?»
– «Bene, ho fatto due metri in dieci minuti. E lei?»
– «Anch’io, ma in senso opposto.»
Un saggio direbbe: “Quando la via è bloccata, è il momento di capire se la direzione era giusta.”
Un ciclista, più filosofico, mormora: «Non conta la meta, ma il viaggio… anche se è sempre lo stesso incrocio.»
E intanto, come racconta anche La Provincia di oggi, il sindaco di Castelvetro scrive ad Anas, Prefettura e Provincia: il linguaggio è tecnico, ma la sostanza è poetica — “veleno nell’aria”, “trappola di Largo Moreni”, “riqualificazione della pazienza civile”.
Forse è questo il vero progetto: un grande esperimento di resilienza collettiva.
Il traffico come scuola di meditazione, la rotatoria come simbolo del destino che gira e non arriva mai.
E così, tra un clacson e una pedalata, Cremona scopre la sua nuova vocazione: città slow… lentissima.