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Citazioni, aneddoti e qualche consiglio su che cosa bere in estate

16 Agosto 2023

Sarà l’estate o sarà che ormai siamo un popolo di viziati oziosi e viziosi che pensano solo a bere mangiare e divertirsi, fatto sta che il successo degli ultimi tre editoriali sul bere è stato sorprendente: chissà, forse perché come descrive egregiamente Antony Powell nel suo Uomini da Cocktail, le società al tramonto non sanno far altro che bere e darsi delle arie …pare Instagram né più meno con cent’anni di anticipo. Ma dato che  il pubblico oltre che amatissimo è anche sacro ciò mi costringe, non senza una leggera soddisfazione, ad un quarto scritto dedicato al bere, da intendere come qualche consiglio per cosa ordinare in vacanza dandosi qualche aria da intenditore.

Ci sono bevande notissime consacrate dai loro potenti e famosissimi bevitori ed altre molto meno note e che devono un po’ di fama a chi le ha sorseggiate magari in qualche film di successo.

Richard Nixon per esempio amava il Johnny Walker etichetta nera, rigorosamente in bicchiere tumbler basso con ghiaccio abbondante, e Piero Ottone ricorda che Gianni Agnelli sui suoi yacht adorasse riempire di acqua e ghiaccio il suo bicchiere di whisky per poterci intingere e girellare il dito medio con una noblesse inarrivabile…

Anche il nostranissimo Verdicchio ha la sua pagina di storia: quando nel 1961 a Roma i Servizi arrestarono il capo della temutissima OAS francese Georges Bidault (cui si dà la colpa perfino dell’omicidio di Mattei), stavano per sparargli vedendo che da sotto il cuscino estraeva qualcosa: non era una pistola ma bensì un bottiglia di banalissimo Verdicchio già aperta…perché come insegnava il presidente Pompidou, la nourriture (la gastronomia) è per francesi la cosa più importante di tutte…e forse anche perché l’ex Premier francese ormai si era bevuto del tutto anche il cervello.

E dato che assieme alla nourriture i francesi amano la grandeur, va a loro il primato del liquore più costoso e più “storico” del mondo: quel Cognac Louis XIII, quintessenza della produzione di Remy Martin dedicato al grande sovrano riformatore, che viene ancora oggi imbottigliata in una fiasca di cristallo di Baccarat che ha le esatte sembianze di quella coi tre gigli rinvenuta nella battaglia di Jarnac, che consegnò definitivamente la Francia al Re e ai Cattolici nel 1569 e pose fine alle guerre di religione.

Il cocktail più famoso nelle mani dei famosi è senza dubbio il Dry Martini o Martini Cocktail: ghiaccio, gin (per alcuni vodka) e vermouth secco, una bella shakerata (o mescolata a secondo dei gusti) e alla fine un’oliva sullo stecchino. Deve la sua immortalità a James Bond: nel 1953 Ian Fleming in Casinò Royale ne inventa uno apposta per il nostro 007, il Vesper: gin vodka e una punta di Kina Lillet, oggi Lillet Blanc, una schifezzuola  francese al vino aromatizzato agli agrumi ma che permetteva allo scrittore (e a 007) la giusta dose di sdolcinatezza per dedicare il cocktail alla spia amata Vesper Lynd…Qui Bond pronuncia per la prima volta la frase eterna “agitato, non mescolato”. 007 merita un paio di soste in più, giacché difficilmente nelle storie di fantasia si incontra qualcuno più competente di lui: prima del 1964 ordina sempre Dom Perignon del ’56, la migliore annata di sempre fino al 1963, e infatti il nostro competentissimo agente da lì in poi ordina rigorosamente quella del ’64. C’è poi una scena incredibile del primo film, Licenza di Uccidere, in cui Bond assaggia un Cognac e riesce perfino a distinguere cru e terroir della bevanda: “una dose eccessiva di bon bois” commenta sicuro 007, alludendo alla diversa qualità delle uve in base ai terreni. Per la cronaca, in ordine rigorosamente decrescente per qualità, il Cognac è tanto piu buono quanto più le sue uve sono raccolte in terreni lontani dai boschi: grand champagne, champagne, borderie, bon bois, bois ordinaire…Non per niente 007 era un mito…

Ma torniamo al Martini che oggi associamo nel nome alla nota marca Martini Dry che è il vermouth bianco più usato al mondo, ma tra le varie leggende quella che amo di più narra che Martini fosse il nome del barman italiano che lo preparò per la prima volta nientemeno che all’onnipotente mega miliardario John D. Rockefeller nel 1912. Del Martini sono stati grandi amatori Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill, e Woody Allen lo consegna alla storia del cinema in Pallottole su Broadway quando la due volte premio Oscar Dianne Wiest ordina due Martini molto secchi e al suo accompagnatore che le chiede come fa a sapere cosa beve risponde “Ah, ne vuole uno anche Lei? Allora tre grazie”. Woody Allen che peraltro negli anni ’60 prestò il suo volto alla réclame di un altro cocktail oggi bevutissimo: quel Moscow Mule che già allora Allen sorseggiava da una tazza di rame dorato.

Le star del cinema e i film sono legati a doppio filo con molti cocktail: personaggio mitologico del cinema è il Drugo, quel Jeffrey Lebowsky magistralmente interpretato da Jeff Bridges che beve solo White Russian e riesce incredibilmente a trovarne gli ingredienti persino nei mini bar delle limousine, cosa assolutamente non facile dato che si tratta di crema di latte e Kaluha (liquore al caffè tipo il Borghetti).

Se siete astemi potete ordinare uno Shirley Temple, porcheriola dolciastra dedicata alla bambina più famosa del mondo, e che veniva regolarmente servito nella incredibile villa a picco sul mare di San Diego del marito, rampollo della scandalosamente ricca famiglia Black, e che io ho visto durante un indimenticabile volo a picco in elicottero, unico modo di ammirare la sconfinata villona. Oppure potreste optare per una delle mie bevande preferite, una buonissima camomilla con limone e zucchero. Può sembrare banale, ma si narra che il Principe di Talleyrand ne sorseggiasse con voluttà fino a due litri al giorno: è morto nel suo letto a 85 anni dopo essere sopravvissuto all’Ancienne Régime, alla Rivoluzione francese, a Napoleone e al ritorno dei Borboni  e sempre facendo il ministro degli Esteri di tutti quanti, segno che la camomilla non è assolutamente da sottovalutare…

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di archivistica all’Università degli studi di Milano
https://cremonasera.it/

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