Comitati di quartiere, futuro incerto. Ceraso interroga

28 Marzo 2025
 L’assessore Romagnoli ha annunciato fin dalla sua nomina  l’intenzione di  ridurre il numero dei Comitati di quartieri, attraverso un piano per rimodellare e  estendere i confini con un lavoro da fare insieme agli stessi, con la collaborazione di parrocchie e associazioni,  manifestando l’intenzione di prorogare i comitati in scadenza  nelle more della citata riorganizzazione.  A sorpresa la Giunta ha invece deciso di avviare  il percorso per il rinnovo di sei Comitati. Ma cosa accadrà ai neo eletti direttivi nel momento in cui saranno ridefiniti i confini? Sarà necessario andare a nuove elezioni o resteranno in vita comitati non più rappresentativi rispetto alla nuova configurazione dei quartieri?
Tra l’altro le ultime elezioni nel 2022 e nel 2023 hanno evidenziato una scarsissima affluenza di cittadini e la difficoltà di trovare candidati per i direttivi, segno di una sfiducia sull’efficacia di tale strumento di partecipazione alla vita della città che d’altronde  si è manifestata anche con l’alta percentuale di astensionismo alle scorse elezioni comunali.
Ricordo che nel 2023 a Cavatigozzi i votanti sono stati 100, al Maristella 121 e nel quartiere Po, uno dei più popolosi,  solo 73.
Nel 2022 i dati non erano migliori e l’allora assessore Zanacchi aveva dichiarato che era necessario un ripensamento per cogliere eventuali esigenze e rilanciare lo strumento.
In realtà si torna alle elezioni alle stesse condizioni di prima nonostante sia in atto un percorso di riorganizzazione. Che senso ha?
Un’altra criticità che rilevo è  la scarsa partecipazione ai Comitati dei cittadini stranieri che rappresentano il 15% della popolazione. Negli attuali direttivi sono presenti solo due nominativi stranieri. Il processo di integrazione dei cittadini emigrati inizia proprio nei quartieri in cui si stabiliscono, dove interagiscono con le istituzioni e la comunità locale.
Dopo il fallimento della Consulta degli Stranieri, oltre a  pensare a riconoscimenti di cittadinanza onoraria, bisognerebbe promuovere iniziative concrete che rendano davvero protagoniste le comunità  straniere favorendo la  presenza di loro rappresentanti nei Comitati per alimentare un miglior dialogo tra residenti, contribuendo  così a risolvere  problematiche di convivenza nei quartieri che spesso danno origine a situazioni conflittuali. Tanto più che per candidarsi o votare non serve avere la cittadinanza ma solo aver compiuto 18 anni e la residenza nel quartiere e questo apre quindi un’opportunità importante a chi invece con puo’ partecipare alle elezioni comunali.
Con un’interrogazione a risposta orale, depositata lo scorso 17 marzo, chiedo alla Giunta di rispondere in merito a quanto sopra rappresentato.
Maria Vittoria Ceraso

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