Commemorato l’82° anniversario dell’8 settembre

8 Settembre 2025
Commemorato questa mattina l’82° anniversario dell’8 settembre 1943, data dell’Armistizio e inizio della Resistenza. Dapprima, al Civico Cimitero, si è tenuto un momento di riflessione presso il Monumento ai Caduti dove ha pronunciato un intervento il presidente del Consiglio comunale Luciano Pizzetti, mentre don Achille Bolli ha impartito la benedizione.

Per l’occasione il presidente Pizzetti ha sottolineato come l’8 settembre del 1943 è molte cose: è l’inizio della Liberazione dal nazifascismo grazie all’intervento delle Forze angloamericane, ma è anche l’inizio della feroce occupazione tedesca di metà del Paese col genuflesso contributo dei fascisti italiani. E’ il crollo della classe dirigente liberale, monarchica in testa, ma è anche il sorgere di una nuova classe dirigente che guiderà la ricostruzione dell’Italia repubblicana. E’ l’inizio della Resistenza, che tanto contribuirà alla lotta di Liberazione, ma è anche della deportazione di molti italiani, ebrei soprattutto, nei campi di sterminio. E’ in particolare l’inizio di un rapporto fecondo tra esercito e popolo che segnerà la Resistenza e la vita della Repubblica. Il presidente del Consiglio comunale ha inoltre sottolineato che “82 anni dopo il significato di quell’8 settembre del ‘43, che ha posto le basi del 25 Aprile del ‘45, ha sempre come orizzonte e come fine la libertà e la democrazia, una democrazia ancora forte in Europa seppure sottoposta ad azioni di sgretolamento e di erosione a causa dei cambiamenti sociali, generati da una globalizzazione senza regole, che producono quelli politici”.

Riferendosi alla difficile situazione geopolitica attuale, il presidente Pizzetti, condividendo appieno le parole di impegno e di speranza inviate dal presidente Mattarella al convegno di Cernobbio, ha aggiunto: “Anche da qui oggi, da noi italiani che tanto abbiamo sofferto una guerra ingiusta, repressione, mancanza di libertà, democrazia, diritti è bene e necessario giungano sforzi di pace per l’indipendenza dell’Ucraina e anche di sostegno alla martoriata popolazione palestinese di Gaza, tenuta in ostaggio da Hamas e massacrata dal governo israeliano nel silenzio di gran parte del mondo arabo”. Ciò che colpisce in questo 8 settembre è che l’azione del governo israeliano, colpendo indiscriminatamente un popolo inerme, rischi di fare derubricare quanto tragicamente accaduto con la Shoah. Ma non deve accadere! Perciò è importante che le tante voci del popolo d’Israele si uniscano alle nostre per chiedere la cessazione dei massacri di un popolo inerme”.

A seguire, nel Cortile Federico II di Palazzo Comunale, si è tenuta la cerimonia promossa dal Comune di Cremona, dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Comitato Provinciale), dall’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (Sezione di Cremona) e dall’Associazione Nazionale Divisione Acqui (Sezione di Cremona), alla quale hanno partecipato le massime autorità civili, religiose e militari e i rappresentanti delle Associazioni d’Arma e Combattentistiche.

Come ricordato prima dell’inizio della commemorazione, l’8 settembre ha segnato uno dei momenti più bui della nostra storia nazionale unitaria, ma anche una delle prove migliori della forza vitale dell’Italia. L’8 settembre 1943 sancì il crollo di quel disegno di guerra, in alleanza con la Germania nazista, sbocco fatale ed epilogo del fascismo e annunciò, allo stesso tempo, la nascita della Resistenza che porterà alla Liberazione del 25 aprile del ‘45. Una ricorrenza che permette di ricordare la volontà di riscatto, la speranza di libertà e di giustizia che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane e non pochi a sacrificare la loro vita. Ma è anche un’occasione per ricordare il senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei seicentomila deportati nei campi di concentramento in quanto avevano rifiutato l’adesione alla Repubblica di Salò.

La cerimonia in Cortile Federico II si è aperta con la deposizione di una corona d’alloro alla lapide che, sotto i portici di Palazzo Comunale, ricorda i Caduti della Resistenza e i martiri di Cefalonia. Dopo l’omaggio da parte del sindaco Andrea Virgilio, del prefetto Corrado Conforto Galli e presidente della Provincia Roberto Mariani, è seguita l’esecuzione del “Silenzio”.

In rappresentanza delle associazioni partigiane è intervenuto Gian Carlo Corada, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Comitato Provinciale). Nel suo intervento ha tra l’altro evidenziato l’ambivalenza di questa ricorrenza: da un lato il crollo delle vecchie istituzioni e dall’altro la nascita di una nuova patria grazie alla Liberazione.

La cerimonia commemorativa si è conclusa con l’intervento del sindaco Andrea Virgilio: L’8 settembre 1943 è una data cruciale nella storia dell’Italia. Dopo l’8 settembre tutto cambiò. L’Italia era ferita: invasa, devastata, lacerata. Con la Repubblica Sociale e l’occupazione tedesca, la violenza non fu più il gesto arrogante di chi si proclama vincitore, ma la ferocia del perdente. Di chi colpiva per punire, per trascinare il Paese nell’umiliazione. E’ lì che è emersa tutta l’ipocrisia del fascismo, l’amor di patria come pretesto per il potere, come strumento per dare inizio a una guerra civile scatenata da chi non accettò la fine del regime e scelse la via della repressione.

E’ questa la prima lezione di quegli anni: il patriottismo non coincide con l’adorazione del potere. Amare l’Italia significa difendere la vita, i diritti, la dignità di chi la abita. Chi trasformò l’avversario in un bersaglio da cancellare tradì la patria che diceva di venerare.

La seconda, che la disumanizzazione è il preludio dei crimini. Quando si riduce l’altro a caricatura, quando lo si insulta in base alla razza, all’idea, alla provenienza, si prepara il terreno alla violenza. È una soglia che non dobbiamo mai più varcare.

Infine, l’ultima grande lezione: la nostra democrazia nasce dall’8 settembre e dalla scelta di tanti di resistere. Non fu una pagina semplice né lineare; fu un cammino di paure, errori, coraggio. Da lì, dalla Resistenza civile e militare, arrivano la Costituzione e il patto che ci tiene uniti.

Per questo, oggi, il tributo va a chi, in quei mesi, salvò vite, nascose perseguitati, fece la scelta difficile di dire no. Ai militari che rifiutarono ordini ingiusti. Alle famiglie che divisero il poco pane. Ai partigiani che seppero tenere insieme l’amore per l’Italia e la libertà di tutti. A loro dobbiamo la possibilità di discutere, dissentire, scegliere: in una parola, essere cittadini.

Cremona è città di lavoro e di musica, di campagna e di fiume, ma è soprattutto una comunità che sa riconoscere la differenza tra la forza e la violenza, tra l’orgoglio e l’arroganza. Tocca a noi custodire questa eredità nel modo più concreto: nei gesti quotidiani della cura pubblica, nel rifiuto dell’odio, nell’attenzione alle parole. Le parole contano: possono aprire o ferire, includere o marchiare. Allora scegliamole bene.

Non c’è bisogno di nuove divise per capire da che parte stare. Basta ricordare che, dopo l’8 settembre, il patriottismo vero stava nelle mani di chi difendeva persone e libertà, non nelle grida di chi chiedeva vendetta. È una memoria che non chiede vendette, ma responsabilità; non pretende inchini, ma scelte coerenti.

Le derive autoritarie si vedono quando il linguaggio diventa slogan, la politica culto del capo, il voto appare inutile e l’astensione cresce; quando la velocità mediatica brucia il pensiero e, in silenzio, si erodono libertà, eguaglianza, pluralismo e i limiti al potere. In quel punto la Costituzione non è intralcio: è bussola. Essere antifascisti oggi è agire: curare la democrazia, partecipare e allargare il noi, riconoscerci e raccontarci, prevenire le derive, mediare nella differenza. Non è un’etichetta, è un impegno quotidiano. Non contro qualcuno, ma per tutti. Qui, adesso. Viva l’Italia antifascista. Viva la Repubblica”.

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