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Cremona e Provincia tra un anno al voto: rilancio o tracollo del territorio

2 Luglio 2023

Il prossimo novembre termina il mandato del presidente della Provincia. Fra meno di un anno, quello del sindaco di Cremona. Le elezioni distano poco più di due giri di pista. I vincitori erediteranno due navi malconce e alla deriva.  Spesso incagliate su una secca. 

Due appuntamenti che determineranno il futuro del territorio.  E non è il solito slogan ricorrente ad ogni tornata elettorale. 

I vincitori saranno responsabili o della definitiva decadenza di Cremona e della Provincia, oppure dell’inizio della loro rinascita. Una via intermedia non è contemplata.  

Ma non basta.  La rinascita del capoluogo e la decadenza del territorio e viceversa non potranno convivere. O entrambi tra le stelle. O entrambi nella polvere.

Capoluogo e territorio sono inscindibili. Uniti dallo stesso destino. Fa molto feuilleton, ma la politica oggi è romanzo d’appendice. Da noi, anche molto meno. Tema sgrammaticato. Graffito incomprensibile. Scarabocchio.

Fine della premessa. Aperta una parentesi. 

A Roma è al vaglio della Prima commissione del Senato il testo unificato del disegno di legge: Nuova disciplina in materia di funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Province e delle Città metropolitane (Vedere allegato).

Domani (3 luglio) scadono i termini per presentare le modifiche. Per la fine di questo mese il testo con gli emendamenti approvati dovrebbe essere discusso in Senato.  Poi, per settembre-ottobre, il passaggio alla Camera. 

Senza entrare nel merito dei 15 articoli della bozza, che potrebbero essere ritoccati anche in maniera significativa, su di un punto tutti concordano: il presidente della Provincia verrà eletto dai cittadini. 

Attualmente la pessima legge Delrio, la numero 56 del 2014, affida il compito di questa elezione a sindaci e consiglieri comunali. Si avvale del voto ponderato, che assegna alla volontà espressa dal sindaco o dal consigliere un peso in base al numero degli abitanti del Comune rappresentato.  Sistema che permette alle realtà più popolate di imporre le proprie decisioni a quelle di dimensioni ridotte. Avvantaggia i grandi e penalizza i piccoli. 

Favorisce accordi spartitori contronatura, tanto palesi da rasentare la provocazione, spot tossici che assecondano il disamore e il rigetto di ogni azione legata alla politica e ai partiti.   

L’elezione del presidente da parte dei cittadini è un ritorno al passato e può essere un aiuto per uscire dall’immobilismo in cui si arrabatta la provincia.

Con la futura legge, le intese inconfessabili non saranno eliminate, ma le più smaccate, provocatorie e arroganti, avranno meno spazio. Non è molto, ma meglio di niente.

Chiusa la parentesi.

Non è impresa né semplice, né facile, rimettere a nuovo le navi malandate, spostarle dalle acque infide, disincagliarle dalle secche e condurle in un mare più calmo e accogliente. 

Sarebbe esercizio presuntuoso dispensare consigli e indicare soluzioni.  Da saccenti tracciare l’identikit dei candidati.  Nient’affatto disdicevole, invece, sottolineare alcuni argomenti significativi e utili per la scelta dei candidati. 

Ritenere il capoluogo il Comune primus inter pares è doveroso. Nessuno nega a Cremona questo privilegio, ma pares non è da confondere con paria. 

Chiamare in aiuto la periferia solo per fornire ossigeno a enti del capoluogo a rischio asfissia non agevola il dialogo e la coesione. Fa incazzare i portaborracce.

Mantenere un persistente e irritante atteggiamento di riverenza e servilismo verso le associazioni di categoria e rinunciare al proprio ruolo di governo della città e del territorio non è il migliore viatico per aspirare alla carica di sindaco di Cremona o di presidente della Provincia.

Diffidare dell’Area omogenea cremasca, non ritenerla una risorsa per il territorio, attendere gli sviluppi della stessa prima di decidere come comportarsi, denota scarsa lungimiranza e un’indole da insicuri.  Il dilemma «Cacare non cagare, fica non figa» di Ecce bombo non s’addice a un leader. È divertente, ma l’amministrazione di un Comune o di una provincia non è un film.

Fingere di ignorare che lo sguardo del Cremasco è rivolto verso Milano e non a Mantova, evidenzia l’incapacità di leggere la realtà, lacuna deleteria per un comandante.

Permettere e favorire la formazione di gruppi di dissidenti, segnala una scarsa propensione al dialogo e alla diplomazia. Indica una notevole dose di sopravalutazione di se stessi, penalizzante per chi deve governare una città e una provincia.

I rumor sulle elezioni sono partiti.  Già circolano i primi nomi, ma è presto per affiancare loro la definizione di candidati. Alcuni sono spudorati ballon d’assai per testare le reazioni di amici e nemici. Altri potrebbero essere embrioni di una candidatura.

Luciano Pizzetti, Pd, è il personaggio più gettonato per il Comune.  Ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ex parlamentare, ex consigliere regionale. Ex tutto, da sempre burattinaio, è stato espressamente invitato (Cremonasera, 20 giugno) a scendere in campo da Gualtiero Nicolini, ex segretario del Partito repubblicano.  

Pizzetti non è gradito ai sostenitori del nuovo tout court. Ai paladini dei giovani virgulti, definiti tali anche se quarantenni stagionati, ma ancora acerbi di politica e di pubblica amministrazione.  Ai patrocinatori dell’avanti i giovani, tanto generico e superficiale da richiamare il Vieni avanti cretino di Luciano Salce.

Pizzetti è l’usato sicuro. Capitano di lungo corso, sa navigare in condizione metereologiche avverse e il mare con le onde alte. Sa affrontare le emergenze. Sa a quali porte bussare. È ruffiano quanta basta per raggiungere l’obiettivo. È cinico da anteporre, se serve, la politica alla narrazione deamicisiana. Regola i conti con gli avversari esterni e interni con poco spargimento di sangue.  È inviso agli incapaci. Sta sulle palle ai perdenti e a qualche compagno di partito invidioso.  Francis Drake in salsa locale, possiede i numeri per disincagliare la nave.

I bookmakers del pettegolezzo politico danno il vicesindaco di Cremona,  Andrea Virgilio, Pd, tra i più probabili concorrenti alla corsa per il posto di comandante. Cresciuto all’ombra di Pizzetti e anche assessore al territorio, posizione che la questione biogas in zona San Rocco rende scomoda e poco fruttuosa in termini di consenso.

Per la Provincia, due i nomi che con voce flebile vengono pronunciati nella ristrettissima cerchia degli addetti ai lavori. 

Gabriele Gallina, sindaco di Soncino e segretario provinciale di Forza Italia, sarebbe un buon capitano.  Stile da bravo ragazzo, look elegante e sobrio. James Stewart in versione terzo millennio, piacerebbe alle nonne e alle zie di una volta. Non dispiace agli ossimori dei conservatori-progressisti. Non urla e non alza la voce, ma non assomiglia a Gigi Marzullo. Non stonerebbe in un romanzo di Graham Greene. Professore nell’arte della mediazione, interviene al momento giusto, fa quadrare i conti anche quando le speranze di riuscirci sono al lumicino. È ironico.  Insuperabile nel colpo al cerchio e uno alla botte, se costretto non disdegna la battaglia. Candidato alle elezioni regionali dello scorso febbraio ha fatto un figurone. La Democrazia cristiana sarebbe stata la sua dimora ideale. 

Notizie dell’ultima ora mettono tra i possibili candidati Alessandro Lanfranchi. Vecchia scuola, un curriculum politico-ammnistrativo degno del massimo rispetto. Non giovanissimo, ma non pensionato, esprime il mix ideale tra passato e futuro.   Prima sindaco, poi amministratore delegato di Padania Acque, ha dimostrato capacità amministrative e politiche. Conosce la provincia. Il Cremasco non gli procura l’orticaria. 

Tra i rumor non si captano nomi di donne. Probabilmente hanno assimilato la tattica della segretaria del Pd, Elly Schlein. Attendono, chissà dove, su una nave fantasma di fare il botto e di presentarsi con l’ormai mitico «anche questa volta non ci hanno visto arrivare».

Non resta che attenderle.

 

Antonio Grassi

Province Bozza testo unificato Comitato Ristretto 1 giugno 2023

 

 

2 risposte

  1. Virgilio sarebbe la continuità di questi ultimi 10 anni di amministrazione: siam sicuri che sia un candidato benvoluto dai cremonesi?

  2. Tra un anno saremo da capo a dodici! I nuovi politici saranno vecchi ( nel senso che saranno depositari della vecchia cultura), Cremona capoluogo di cosa? Di un territorio che non l’ama? In cui le forze centrifughe sembrano animate da un’energia irriducibile? La città sa animarsi il mercoledì e il sabato, al mercato. Bergamo capitale della cultura, Cremona capoluogo… del curpet. Abbiamo ciò che meritiamo.

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