L’Alta Val d’Ossola è una porzione della regione Piemonte ancora da scoprire per gli incantevoli panorami che riserva al visitatore e per i tesori enogastronomici che custodisce. Far conoscere e valorizzare questa zona al confine con la Svizzera, il Canton Ticino e il Canton Vallese è lo scopo dell’evento organizzato di recente per la stampa dal Distretto Turistico dei Laghi Maggiore, d’Orta, di Mergozzo e Monti e Valli d’Ossola. Base di partenza Stresa, perla che s’affaccia sul lago Maggiore, di fronte all’Isola Bella, da cui partono traghetti e motonavi che consentono di conoscere a fondo le Isole Borromee e i luoghi visitati ogni anno da oltre 3,7 milioni di turisti, il 79% stranieri. Sono numeri che fanno di questo territorio una delle più importanti destinazioni turistiche del Nord Italia. Guida d’eccezione della pattuglia di giornalisti invitati dal Distretto è stato Edoardo Raspelli, il cronista della gastronomia e firma più autorevole d’Italia in questo settore trainante dell’economia nazionale. Si pernotta allo storico Regina Palace Hotel e ci si imbarca sul piroscafo a pale Piemonte, la più antica nave a vapore ancora in esercizio, costruito nei cantieri della Escher Wyss di Zurigo nel 1904 e varato nello stesso anno col nome di Regina Madre. E’ dotato di una macchina a vapore a due cilindri da 400 cavalli complessivi. A bordo, sotto la regia di Raspelli, si prende contatto con una realtà enologica di nicchia, quella dei vini Doc Valli Ossolane, di grande pregio, non ancora conosciuti come meritano in Italia, benché questi prodotti trovino sbocchi commerciali all’estero, soprattutto negli Stati Uniti.
Questa Doc interessa il territorio dell’Ossola e le valli con terreni distribuiti geograficamente nella parte più a nord del Piemonte nelle zone dell’Alto Vercellese e dell’Alto Novarese, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Qui si producono uve Nebbiolo, Croatina, Merlot e Chardonnay. ‘Il Distretto Turistico dei Laghi, in stretta collaborazione con la Regione Piemonte – spiega Francesco Gaiardelli – presidente del Distretto, nella foto con Raspelli – vuole far conoscere la proposta vitivinicola ossolana che, con l’ecotipo Prünent, riveste un ruolo significativo tra i Nebbioli dell’Alto Piemonte. ‘La Regione crede nel Distretto – ha precisato Alberto Prioni – e ha un valore aggiunto, Edoardo Raspelli, che conosce a fondo questi luoghi e le eccellenze che qui si producono. Abbiamo bisogno di comunicatori come lui: basti pensare a che cosa è riuscito a ottenere facendo conoscere e promuovendo il formaggio Bettelmat. Rino Porini, presidente della Provincia e vicepresidente dell’Associazione industriali, ha spiegato come la stagione turistica sia legata all’apertura dei Palazzi Borromei, da Pasqua sino a metà novembre. Ma le eccellenze enologiche e gastronomiche di questi luoghi, se opportunamente valorizzate, giustificano visite e soggiorni lungo tutto il corso dell’anno.
Si è poi entrati nel vivo dell’evento con la conoscenza diretta della Doc Valli Ossolane e del Prünent un vitigno a bacca nera, autoctono della Val d’Ossola, clone del Nebbiolo da cui si ricava il vino omonimo. Il nome, di origine latina, deriverebbe dalla radice “pruina” (brina), con chiaro riferimento al periodo della vendemmia (fine ottobre-novembre) nel quale i terreni al mattino si presentano ricoperti di brina, oppure dal lemma “prunum” (susino, prugno), connesso al sapore del vino oppure alla tradizione di coltivare la vite insieme ai prugni selvatici presenti ovunque nella zona. Il vitigno ha origini antichissime. È menzionato in un testamento datato 18 maggio 1309 nel quale si disponeva un lascito annuale perpetuo di nove staia di vino al convento dei Frati Minori di Domodossola. È specificato che il vino doveva essere tutto Prünent e che doveva essere utilizzato solo per la celebrazione della messa. Con uve Prünent si produceva un vino pregiato, da invecchiamento, conosciuto ed apprezzato anche fuori dall’Ossola. Sul finire del 1800, a causa della diffusione della filossera che distrusse buona parte dei vitigni europei e obbligò anche i viticoltori ossolani ad utilizzare barbatelle innestate, le vecchie piante di Prünent vennero nel corso degli anni sostituite con altri vitigni più produttivi ma meno pregiati e, soprattutto, non sempre adatti alle condizioni climatiche della zona. Alcuni ceppi di Prünent centenario e franchi di piede si possono ancora trovare in Ossola, nelle zone di Pello, Trontano, Masera, Montecrestese. Tutt’intorno svetta il corollario delle Alpi. Dal 1990 le istituzioni e le imprese locali stanno attuando un ambizioso progetto di recupero di questo antico vitigno. In particolare l’Associazione Produttori Agricoli Ossolani in collaborazione con aziende agricole locali sono riuscite a rilanciare commercialmente lo storico vitigno, facendone un vino di qualità e di struttura, apprezzato dalla critica, che se la gioca alla pari con gli altri grandi Nebbioli piemontesi.
‘Con i miei cento chili sono un testimone di peso di questi luoghi e di questi prodotti – ha scherzato Raspelli -. Mi sono sposato nel ’79 e da allora ho eletto la Val d’Ossola a rifugio personale. Adesso abito a Viceno, frazione del Comune di Crodo. Frequento assiduamente questa zona dall’87. Sono orgoglioso di avere contribuito a diffondere la conoscenza del formaggio Bettelmat, simile alla fontina, che prende il nome dall’alpeggio svizzero Bett’. Per secoli, ha spiegato Raspelli, la cacciagione è stato, con le miniere d’oro, il punto di forza di questi territori che oggi hanno altre carte vincenti da giocare: eccellenti formaggi di latte vaccino e di capra e vini prodotti da agricoltori eroici come Edoardo Patrone e Marco Garrone che con le rispettive famiglie gestiscono le omonime cantine.
Vittoriano Zanolli
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