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I 75 anni della Costituzione: rigidità anacronistiche da superare

10 Ottobre 2023

Si avvicinano sempre più le conclusioni delle celebrazioni per i 75 anni della nostra Carta Costituzionale, entrata in vigore nel gennaio del 1948. Senato e Camera hanno realizzato quest’anno un importante palinsesto di celebrazioni, con tanto di siti internet e pubblicazione di foto e documenti, e proprio in questi giorni Mattarella diviene il presidente più longevo della nostra storia con 3168 giorni di permanenza al Quirinale e peraltro, così come già accaduto per Napolitano, durante un secondo mandato “obbligato” dalla empasse istituzionale che da tempo caratterizza troppe scelte del Paese e che interroga proprio da tempo sulla necessità di modificare la Costituzione, ritenuta ormai troppo rigida rispetto ai tempi.

Di questa rigidità abbiamo già parlato in un altro editoriale, e riguarda un impianto che in quel momento storico venne definito “la piccola Yalta”: eravamo un Paese nemico divenuto amico, troppo strategico sia per gli americani che per i russi per rischiare che non fosse tenuto in un perfetto equilibrio di forze, da cui discende l’impianto del nostro Stato, la cui rigidità istituzionale fu tentato di aggirare con strumenti quali i referendum, la Corte Costituzionale, Il CSM, le Regioni …e che negli anni hanno a loro volta creato ulteriori rigidità, conflitti ed empasse decisionali.

Coincidenze numeriche, furono proprio 75 tra uomini e donne (solo 6 in verità e per quei tempi era già una eccezione degna di nota) a darle vita: la Commissione dei 75, ufficialmente Commissione per la Costituzione che fu istituita scegliendone i membri nella Assemblea Costituente, con lo scopo di produrre un testo costituzionale definitivo da sottoporre poi alla assemblea per la definitiva approvazione.

Fu certamente un capolavoro di equilibrio politico e vi si trovano i nomi di molti di coloro che per anni governeranno il Paese o ne saranno dei simboli: Moro, Taviani, Saragat, Nilde Iotti, Giorgio la Pira, Merlin, Fanfani, Piccioni, Togliatti, Einaudi, Calamandrei e perfino il generale Umberto Nobile: una perfetta composizione che teneva conto non solo dei contrappesi tra DC PCI e socialisti vari (e quindi tra Usa e Urss… ) ma anche dei laici liberali e perfino dei massoni, tanto che proprio il presidente fu Meuccio Ruini, massone non solo di fratellanza ma anche di famiglia, e forse non tutti si ricordano che massone era anche Pietro Paschetto, il pittore che ha dipinto il simbolo della nostra Repubblica (non a caso una stella sopra una ruota…).

Insomma, fascisti a parte, un parterre che teneva conto di tutti e ai massimi livelli politici e intellettuali.

Se sono passati 75 anni però non solo è occasione di celebrare, ma anche di farsi qualche domanda su quanto è mutato il contesto storico che aveva dato origine alla nostra Costituzione.

I due blocchi Usa Urss sono tramontati da un pezzo, così come ancor di più il colonialismo europeo e le culture nazionaliste.

Oggi il mondo è caratterizzato da una Iperpuissance americana senza precedenti, cui si è fatta strada in contrapposizione la potenza cinese, che non avrà mai però la geometrica possanza del vecchio blocco sovietico.

La globalizzazione è la nuova religione mondiale, voluta dai Clinton e scappata di mano pure a loro, dato che ormai non comandano più né la politica né la finanza ma, prima volta nella Storia, dei centri di potere sovranazionali che spesso coincidono con i loro proprietari: uomini come George Besoz e Bill Gates (giusto per citarne qualcuno) che sono oggi piu potenti di intere nazioni, che controllano le informazioni private di tutti noi, e riescono perfino a modificare le nostre abitudini di vita orientandole a consumi che li rendono ancora più ricchi.

Oggi il globalismo appare sempre più una sorta di religione laica gestita da élites non elette che spingono enormi masse verso una ideologia spersonalizzata volta solo ad una affermazione economica (ma ben controllata ) il cui unico obiettivo è spendere di più: di fatto, non me ne si voglia, l’Americanismo e Il “Cinesismo”. E dovremmo anche fare molta attenzione a demonizzare il Sovranismo, alla cui demolizione intellettuale ha ovviamente contribuito con tutto il suo potere la Globalizzazione, ma che in un certo senso ne rimane l’unico antidoto efficace: oggi gli unici eserciti riconosciuti sono quelli degli Stati Sovrani, ma se Amazon o Microsoft dovessero un giorno (e ne hanno tecnologie e mezzi economici) organizzare delle proprie forze di sicurezza su grande scala, come la metteremmo in Europa dove di fatto non abbiamo una forza militare comune?

Negli anni passati in Italia, Destra e Sinistra hanno entrambe fallito nel tentativo di rimettere mano alla Costituzione: Berlusconi perché voleva un potere quasi assoluto e la Sinistra perché per contrastarlo ha fatto della Costituzione una reliquia sacrale di cui non si può nemmeno accennare, pena la scomunica laica.

Unico tentativo fu la famosa Bicamerale tra Berlusconi e D’Alema, fallita perché reale esito sarebbe stato un Berlusconi presidentissimo alla francese ma con un parlamento tutto spostato a sinistra, scenario che alla fine non piacque a nessuno.

Non ho assolutamente le competenze nemmeno per accennare a modifiche costituzionali, ma il mio auspicio è che queste celebrazioni possano quantomeno porre seriamente in evidenza che declinare legislativamente il nuovo conflitto tra globalismo e sovranismo, e dunque anche orientarsi seriamente ad un nuovo modello o ad uno dei due ovviamente modificati, sia molto più urgente di quanto pensiamo.

Ricordare il passato vuol dire anche ragionare sul presente.

 

 Francesco Martelli

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all’Università degli studi di Milano

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