E nel contempo c’è stato un rischio recente di Psa nel 2022, con un primo caso nella confinante regione Piemonte, trascurato dalla Regione Lombardia. È mancata anche la gestione venatoria in quest’area, che era fondamentale perché i cacciatori veicolano gli elementi di contagio.Che fare, a questo punto?
Allevatori, categorie e veterinari hanno delle proposte concrete: con l’attivazione di strumenti previsti dalle vigenti norme, suggeriscono di ritardare di 15 giorni l’inizio della stagione venatoria nelle zone rosse e di sorveglianza, per dare modo di completare gli abbattimenti di ungulati. Proposta ad oggi inascoltata ma che può ancora essere presa in considerazione. Mentre nelle altre zone, ad esempio la nostra, quantomeno tenere una distanza dagli allevamenti.
Poi bisogna pensare alla gestione dei liquami che adesso sono bloccati in azienda. E va gestita anche la macellazione, ad esempio individuando un unico sito dedicato in Lombardia.
Inoltre, il piano del commissario nazionale, come comunicato in commissione Agricoltura su mia specifica domanda, prevede l’attivazione dei gruppi operativi territoriali (Got) che rappresentano il fulcro di tutta l’operazione. Gruppi composti da almeno venti operatori ciascuno, forze dell’ordine comprese. Nove gruppi in tutta la Regione. A che punto è la nostra Regione? Temiamo sia in forte ritardo.
Abbiamo letto che il presidente Fontana sostiene che la Regione stia facendo un lavoro addirittura eccezionale, ma purtroppo non è così. Anzi. Dopo che il commissario straordinario ha fissato l’inizio di qualunque intervento al 1° ottobre, non ha detto una parola in merito. Ripeto: quando saranno operativi in Lombardia i Got?
L’unica novità vantata dalla Regione è quella dei bioregolatori, ma non è altro che il servizio dei selecontrollori, cioè cacciatori già operativi e formati per intervenire sulla fauna selvatica.